Il caso

Incidente di Gobbi, il Ministero pubblico ha aperto un procedimento penale

Le ipotesi di reato, al momento nei confronti di un agente della Polizia cantonale e contro ignoti, sono di abuso di autorità e favoreggiamento
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
26.03.2024 09:35

Il Ministero pubblico comunica di aver aperto un procedimento penale in merito all'incidente che, nella notte tra il 13 e il 14 novembre scorso, ha coinvolto il consigliere di Stato Norman Gobbi. Gli accertamenti hanno preso avvio a metà marzo a seguito di «notizia di possibile reato». L'istruttoria è finalizzata a ricostruire l'accaduto e ad accertare se sussistano eventuali fattispecie penali nel contesto dell'incidente e della successiva procedura di constatazione dei fatti.

Le ipotesi di reato, al momento nei confronti di un agente della Polizia cantonale e contro ignoti, sono di abuso di autorità e favoreggiamento.

L'inchiesta è coordinata dal Procuratore generale Andrea Pagani. «Si ricorda che vale il principio della presunzione di innocenza fino all'emanazione di una decisione definitiva».

Il caso

L'interpellanza

Il tutto, lo ricordiamo, è emerso (a livello pubblico) grazie a un’interpellanza del presidente del Centro Fiorenzo Dadò, intitolata «Un misterioso incidente, è abuso di potere?», tramite la quale ha posto una lunga serie di domande al Governo per fare chiarezza sull’accaduto. L'incidente è avvenuto poco dopo la mezzanotte sull'autostrada A2, sulla corsia Sud-Nord in zona Stalvedro, come confermato oggi dal Ministero pubblico.

«Non ci sto quando mi si mette in cattiva luce per cose non vere»

Il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, ha rilasciato alcune dichiarazioni a la Regione (il giorno precedente alla presentazione dell'interpellanza): «Anzitutto l’incidente non l’ho provocato io, ma è accaduto perché un veicolo ha lasciato la corsia di emergenza immettendosi in quella di scorrimento senza accorgersi che stavo sopraggiungendo: l’impatto, pur con la prudenza dovuta, è stato inevitabile. Nonostante lo spavento non ci sono per fortuna state conseguenze gravi. Sono stato io a chiamare la polizia. All’alcol test precursore sono risultato lievemente superiore al limite, sono quindi stato sottoposto al test probatorio, quello definitivo, da cui è risultato che ero nella norma. Il tutto si è svolto – sia ben chiaro – nel rispetto della procedura. Sono venticinque anni che ricopro cariche pubbliche e alla luce anche di casi analoghi che hanno coinvolto in passato politici, tenere segrete certe cose, oltre a mancare di rispetto verso i cittadini e le cittadine, non serve a nulla, perché prima o poi, come abbiamo sempre visto, escono. Se mi avessero ritirato la patente, lo avrei subito comunicato pubblicamente scusandomi con i ticinesi. Ma non ci sto quando mi si mette in cattiva luce per cose non vere». La Polizia cantonale aveva subito dichiarato di non rilasciare dichiarazioni sul caso «poiché è pendente un atto parlamentare». E lo stesso Gobbi si era rimesso alle parole rilasciate al quotidiano bellinzonese. Sarà dunque il Governo a dover fare chiarezza rispondendo all’interpellanza di Dadò davanti al Parlamento nella seduta del 15 aprile.

Spunta un rapporto incompleto

Nel frattempo è «spuntato» un rapporto di polizia incompleto. Sul documento dell'incidente sarebbe stato indicato il coinvolgimento di una sola vettura, non quella del consigliere di Stato bensì la VW Golf di un cittadino tedesco di origini tunisine, residente a Lipsia. È lui l’uomo che, spostandosi all’improvviso dalla corsia di emergenza alla corsia di marcia, poco prima dell’area di servizio di Stalvedro, avrebbe causato l’inevitabile scontro con la vettura di Gobbi: una dinamica confermata dallo stesso consigliere di Stato nelle sue prime (e uniche) dichiarazioni sull’accaduto. Allo stesso modo, nel rapporto sarebbe indicata la presenza sul luogo di una sola persona, il già citato cittadino tedesco. Si leggerebbe che l’uomo sarebbe rimasto illeso, che sarebbe risultato negativo al test dell’alcolemia e che l’incidente sarebbe dovuto a «disattenzione o distrazione».

«Basta calunnie»

Cinque giorni fa, l’avvocato Renzo Galfetti ha trasmesso un comunicato alle redazioni, precisando di «assistere» in questo momento Norman Gobbi riguardo all’incidente. Un comunicato dai toni accesi nel quale, ad esempio, si parla di «violazione del segreto d’ufficio» riguardo ai documenti riservati poi utilizzati dai media per ricostruire la vicenda. E proprio in merito al ruolo dei media ticinesi, Corriere del Ticino incluso, l’avvocato ha parlato di «calunnia», di «panna montata… senza la panna» e di «sciacallaggio mediatico». Per l’avvocato, dunque, a essere la parte lesa in questa vicenda è proprio Gobbi.

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