«Aziende in costante crescita e polo biomedico da agevolare»

I primi risultati sono oltremodo incoraggianti. E le prospettive - almeno sulla carta - sono decisamente interessanti. Dall’aggregazione Bellinzona ha registrato un incremento costante della popolazione, con addirittura molti luganesi (soprattutto famiglie) che l’hanno scelta per la tranquillità e per il fatto che si tratta di una città a misura d’uomo. Ma la Turrita vuole diventare anche un polo attrattivo per le aziende, in particolare quelle che fanno innovazione. Desidera essere ulteriormente dinamica. Tra il 2020 ed il 2024 si constata una crescita media annua del 2,4% del numero delle imprese, con un picco nel 2021. L’anno scorso sono state avviate o trasferite ben 326 nuove attività a fronte di 223 cessazioni o partenze. A conti fatti, dunque, si tratta di «una crescita complessiva del 10% in cinque anni: un dato che testimonia l’attrattiva del nostro ecosistema», afferma il capodicastero Finanze, economia e sport Fabio Käppeli. Con il vicesindaco e Francesca Boggio Mesnil (da febbraio alla testa del Servizio sviluppo economico, che conta oltre a lei altri due collaboratori) abbiamo fatto una chiacchierata per capire quanto è stato fatto e quali sono gli obiettivi a medio-lungo termine.
Occorre fare gioco di squadra
Il quadro di riferimento, dal quale è indispensabile partire, è quello cantonale. Vale a dire le strategie, le politiche e le misure messe in atto per continuare ad avere un Ticino imprenditoriale, competitivo, interconnesso, digitale e sostenibile. La Turrita, unitamente agli altri centri, è chiamata a fare gioco di squadra affinché possa realizzarsi una crescita economica duratura a Sud delle Alpi. In questo senso gli obiettivi della capitale sono stati messi nero su bianco nel progetto «Bellinzona 2030» che presenta la visione, la missione e i valori che indirizzano l’attività dell’Amministrazione comunale. «Ecco spiegata la nuova denominazione del Servizio sviluppo economico, per essere in linea con gli altri poli ed il Cantone. È più coerente con le attività svolte: pianificazione strategica, supporto all’innovazione, promozione di ecosistemi imprenditoriali, attirare investimenti e creare delle sinergie tra attori pubblici e privati. È la visione che, come Municipio, perseguiamo da alcuni anni, ossia rendere Bellinzona non solo una città dove è bello vivere, ma altresì lavorare e fare innovazione», precisa il vicesindaco.
Alle ex Officine dopo il 2030
La capitale ed il territorio circostante (attraverso il sostegno a progetti faro di sviluppo locale che hanno delle sinergie con quelli cittadini), dunque, come una destinazione residenziale, economica e turistica. Che si sviluppa attorno a dei poli specializzati ad alto valore aggiunto, sfruttando le eccellenze ed attirando nuove realtà imprenditoriali. Il progetto per antonomasia è quello del moderno quartiere con contenuti misti (in primis il Parco dell’innovazione) che si svilupperà a tappe una volta che le Officine FFS verranno smantellate. La cui pianificazione, però, dovrà in parte essere rivista dopo che il Tribunale amministrativo cantonale ha annullato il via libera del Legislativo al Piano particolareggiato. Le prime ditte potranno insediarvisi solo dopo il 2030. Nel contempo il Servizio sviluppo economico è chiamato a facilitare l’accesso a spazi e terreni, attuare azioni di promozione territoriale e creare e diffondere contenuti. Gettare, insomma, le basi di un comparto chiave della Turrita che verrà.
«Tra le priorità del prossimo decennio vi è sicuramente la creazione di un ecosistema dedicato alle scienze della vita che possa mettere in rete le aziende con gli istituti di ricerca universitari e che sia in grado di far crescere le start-up che gravitano attorno al polo biomedico. Questo ecosistema avrà bisogno di una serie di servizi che vanno dalla disponibilità di spazi e immobili a quelli tipici per le attività scientifiche. Vogliamo che la città venga apprezzata per i laboratori all’avanguardia e per le sinergie che possono svilupparsi fra i vari attori, in particolare attraverso la messa in rete di macchinari di punta. L’obiettivo è quello di agevolare in tutti i modi possibili la collaborazione tra imprese e ricerca», sottolinea Francesca Boggio-Mesnil.
Il comparto congressuale
Dal punto di vista turistico, per contro, il focus è posto soprattutto sulla valorizzazione da una ventina di milioni di franchi della Fortezza, assicurando in questo senso i fondi pubblici (Città e Cantone) e, in minima parte, privati (fondazioni) necessari per dar vita al rilancio dei castelli. Il messaggio municipale è imminente. «Coinvolgendo sia i contenuti culturali sia le infrastrutture rappresenterà un volano per la vitalità culturale e il rafforzamento dell’identità storica della città. Due elementi chiave per attrarre turisti e investitori in ambito alberghiero, ma anche per generare ricadute positive sul tessuto economico locale, in particolare nei settori dell’ospitalità, della ristorazione e del commercio», rileva il capodicastero Finanze ed economia. La Città sta lavorando attivamente alla promozione di insediamenti alberghieri, per cui ha identificato diversi terreni idonei, facendo ora da tramite con gli investitori del settore nonché sviluppando il comparto congressuale. Nel primo caso ci saranno delle novità già a breve in quanto i contatti con alcuni partner sono in fase avanzata e, in generale, si nota un grande interesse; mentre per quanto concerne i congressi un vero slancio sarà possibile grazie all’auditorium da 300 posti previsto nella nuova sede dell’Istituto oncologico di ricerca in città e alla sala multiuso da un migliaio di posti che sorgerà nel futuro comparto alle Ferriere Cattaneo di Giubiasco.
Spazio pure alla natura
Ma non solo. «Sia chiaro, non vogliamo fare concorrenza ad altri centri. Però è innegabile che le aziende del polo biomedico che organizzano sempre più dei simposi o dei meeting di uno o più giorni necessitano di spazi moderni ed accoglienti. Ciò a tutto a vantaggio, di conseguenza, anche del settore alberghiero, della ristorazione e dei commerci», annota Francesca Boggio Mesnil. C’è infine la volontà di sostenere la sponda destra e sinistra della montagna, potenziando e riorganizzando l’offerta da una parte e sviluppando il progetto del Parco regionale del Camoghè dall’altra.





