Ucraina

Perché l’esercito russo arranca?

Le forze del Cremlino hanno perso sul campo quasi un terzo delle truppe di terra - L’offensiva nel Donbass intanto rallenta - Secondo gli esperti Gilli e Morabito, i problemi più gravi riguardano la logistica, la motivazione dei soldati e alcuni deficit tecnologici

La situazione dell’esercito russo si fa sempre più complicata. Dopo la ritirata da Kiev, le forze armate hanno registrato una nuova battuta d’arresto anche a Kharkiv mentre l’intera offensiva nel Donbass rallenta. A cosa è dovuto questa serie di fallimenti? Rispondono due esperti.

1. L’esercito russo ha perso quasi 28 mila soldati. A cosa si devono queste difficoltà?

Dall’inizio del conflitto la Russia ha perso sul campo 27.400 soldati, secondo l’ultimo rapporto dello Stato Maggiore delle Forze armate ucraine. Si tratta di un terzo delle truppe di terra impiegate nell’invasione. Inoltre, stando agli analisti di Oryx, le truppe di Kiev hanno distrutto oltre 2 mila mezzi motorizzati, di cui 361 carri armati. «La notizia segue quella del rallentamento dell’offensiva nel Donbass», commenta al CdT, Mauro Gilli, ricercatore al centro per gli studi sulla sicurezza del Politecnico di Zurigo. «Il rallentamento si è concretizzato nelle ultime settimane. Quando la Russia ha dichiarato pubblicamente che la prima fase della guerra era finita, tutti si aspettavano un’offensiva massiccia nel Donbass. Che, però, non è mai arrivata». È stato il primo segnale delle difficoltà russe, osserva Gilli. Sulle ragioni dell’inefficienza del Cremlino, l’esperto individua una prima causa: «Strategicamente, Mosca non ha mai esplicitato chiaramente l’obiettivo militare da raggiungere». Secondo Gilli si stratta di un errore di fondo importante che ha creato non poca confusione tra i soldati: «È mancata una prospettiva chiara e questo ha influito sulla motivazione delle truppe». Inoltre, prosegue l’esperto, il cambiamento di focus verso il Donbass ha enfatizzato il problema, creando incertezze ulteriori.

2. Ci sono altri motivi che spiegano questa disfatta?

Secondo Giuseppe Morabito, membro del direttorio della NATO Foundation, «la Russia ha commesso un errore di fondo. L’intelligence militare non ha saputo valutare correttamente la capacità e la volontà di resistenza dell’avversario». Un aspetto che si riflette anche sui preparativi militari: «Per 20 anni la Russia ha elaborato piani di difesa contro un’eventuale aggressione della NATO e, invece, si è trovata a combattere una guerra di attacco contro un Paese non NATO», osserva Gilli. «Inoltre, operare nel territorio nemico è ben più complicato e impone una logistica all’altezza». Su questo punto, concordano gli esperti, le forze armate russe si sono dimostrate estremamente carenti. «Ricordiamo le file di carri armati alla periferia di Kiev in attesa della logistica per procedere con l’offensiva», commenta Morabito. In particolare, sono mancate le forniture di carburante. «Più in generale l’esercito russo ha contenuto la campagna aerea che ha preceduto l’attacco delle forze di terra», spiega Morabito. «Durante questa campagna non sono stati distrutti tutti i centri di comando e di controllo ucraini. In particolare, le centrali elettriche e le comunicazioni hanno continuato a funzionare concedendo un enorme vantaggio ai difensori».

3. L’esercito di Mosca dispone di un equipaggiamento moderno?

La Russia per tradizione investe molto del suo PIL nell’esercito, ma in maniera molto dispersiva. Stando allo Stockolm International Peace Research Institute (SIPRI), Mosca destina troppe risorse per un Paese che ha un PIL inferiore a quello della Spagna. Nonostante la volontà di migliorarne le forze armate – aumentando il budget dai 23,6 miliardi di dollari del 2000 ai 61,7 del 2020 – lo sforzo russo resta di gran lunga inferiore ai 778 miliardi di dollari stanziati nel 2020 dagli USA. «Sono emerse manchevolezze notevoli», sottolinea Gilli. «L’esempio più clamoroso sono le apparecchiature radio non criptate che hanno dato un enorme vantaggio alla resistenza ucraina». Un altro aspetto rilevante è la tecnologia legata alla geolocalizzazione delle truppe nemiche: «Le armi di precisione come i Javelin, fornite agli ucraini dall’Occidente, hanno bisogno della geolocalizzazione per essere impiegate in maniera efficace», spiega Gilli, secondo il quale l’impiego dei satelliti è stato decisivo per la resistenza ucraina: «Mosca, per contro, ha una capacità di geolocalizzazione degli obiettivi molto carente che non le permette di colpire obiettivi mobili». È chiaro, aggiunge l’esperto, «per questa tecnologia, il contributo occidentale è stato decisivo». Più cauta, invece, la lettura di Morabito il quele ricorda che la Russia dispone di armi sia di recente che di ultima generazione, come per esempio il nuovo carro armato T-14. Tuttavia, «Mosca non ha ancora immesso sul teatro di guerra tutti i migliori e più moderni mezzi da combattimento. Al momento non lo ritiene necessario».

4. La scarsa motivazione dei soldati russi si è scontrata contro la resistenza patriottica dell’esercito ucraino. Quanto contano questi aspetti?

Sono elementi che possono spostare gli equilibri di un intero conflitto. Come descritto da Anna Politkovskaja nel suo celebre «La Russia di Putin», i problemi della società russa, estremamente corrotta, si riflettono anche nell’esercito, dove figure non all’altezza spesso ricoprono ruoli chiave. Caso emblematico, quello del ministro della difesa Sergej Shoigu, un funzionario politico nominato ministro da Putin nel 2012 nonostante non avesse conoscenze militari o di servizi segreti. «È un aspetto che crea molta sfiducia tra i soldati», osserva Gilli. «Non a caso molti di loro hanno disertato, altri si sono autoinflitti ferite per scampare al servizio attivo». E non va dimenticato che, stando al Journal of International Affairs, circa il 38% delle forze armate è costituito da coscritti, ossia truppe con scarsa esperienza. «Inoltre, l’impatto del nonnismo più brutale a cui sono sottoposti è noto», spiega Gilli. «Sono aspetti che portano il sodato a vedere nel proprio superiore un nemico e non un leader». Il sistema dispotico che regge la società russa favorisce nell’esercito una struttura fortemente verticale che relega la figura del soldato ai margini. Per tradizione e formazione, il militare russo ha infatti meno autonomia decisionale (e gode di meno considerazione) rispetto a quello occidentale. «Sono due modi differenti di concepire il rapporto tra ufficiale e soldato semplice», osserva ancora Gilli. «Il margine di manovra di un soldato russo al fronte è infatti minimo». Questa approccio è fortemente limitante e nel conflitto in Ucraina ha avuto un ruolo rilevante». Secondo Morabito, la scarsa motivazione dei soldati russi è dipesa, almeno inizialmente, anche dal fatto che le truppe si sono trovate in guerra senza alcun preavviso: «Sono partite per un’esercitazione in Bielorussia e si sono trovate coinvolte loro malgrado in un’operazione speciale in Ucraina». Il Cremlino, conclude, ha preferito giocare la carta della sorpresa e quindi non ha informato i sodati dell’imminente impegno bellico, nel timore di una fuga di notizie».

In questo articolo:
Correlati
Morire in Ucraina per un pugno di rubli
La maggior parte dei soldati russi uccisi nel conflitto arriverebbe dalle regioni più povere del Paese: molti avrebbero meno di 23 anni - Il numero ufficiale di decessi è ancore un mistero, Putin evita sempre l'argomento