Sanzioni

Si possono usare i beni russi congelati?

Sia l'UE sia gli Stati Uniti intendono adoperare i beni confiscati per la ricostruzione dell'Ucraina – Ma gli ostacoli non mancano
Marcello Pelizzari
10.05.2022 17:00

Lo schema, diciamo, è semplice: sanzioni, confische, riutilizzo dei beni. Così, almeno, hanno fatto e, venendo al terzo punto, intendono fare gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Parliamo, va da sé, di mega yacht e ville e, di riflesso, di oligarchi russi. Oggetti, leggiamo, che l’Occidente vorrebbe utilizzare per sostenere finanziariamente l’Ucraina. Bene, ma da un punto di vista legale è possibile? Mettiamola così, gli ostacoli in questo senso non mancano. E la questione potrebbe trascinarsi per mesi, se non anni.

Le parole di Michel

A parlarne, fra gli altri, è stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Ai suoi occhi è importante congelare i beni degli oligarchi ma, ancora di più, adoperarli per la ricostruzione dell’Ucraina.

Detto ciò, l’operazione non è affatto semplice. Si tratta, volendo citare proprio Michel, di un processo «difficile e lungo». Tant’è che l’UE ha incaricato il servizio giuridico del Consiglio di occuparsene.

L’America, per contro, ha agito con largo anticipo. Non solo confiscando, appunto, ma cercando un appoggio legale solido. Il presidente Joe Biden, non a caso, ha chiesto al Congresso di accelerare l’iter. C’è chi, però, ha già alzato la voce: tutto ciò è incostituzionale.

La manutenzione

L’impressione, insomma, è che per arrivare davvero a un risultato concreto, ovvero alla vendita di un bene sequestrato con relativa compensazione a Kiev, potrebbe volerci molto, troppo tempo. E che gli ostacoli nel mezzo, come detto, siano parecchi.

I beni congelati, in linea teorica, potrebbero rimanere nel cosiddetto limbo a tempo indeterminato. Creando non pochi grattacapi ai governi. A chiarire il concetto, a suo tempo, era stato Andrew Adams, il procuratore federale a capo dell’unità KleptoCapture del Dipartimento di Giustizia americano. Per farla breve, è dovere dei funzionari governativi e, nel caso specifico, degli Stati Uniti mantenere un bene confiscato in buone condizioni.

Tradotto, nel caso degli yacht sequestrati significa controllare che le barche siano coperte da assicurazione e, soprattutto, che qualcuno esegua i lavori necessari affinché non perdano di valore mentre sono nelle mani del governo americano. «Ci sono persone nel Dipartimento di Giustizia che lavorano a stretto contatto con le compagnie di assicurazione, le società di gestione degli yacht e quelle di gestione marittima» aveva raccontato Adams. «Sì, dobbiamo assumerci una simile responsabilità».

Le cifre

L’Occidente, venendo alla guerra in Ucraina, ha sanzionato, anche pesantemente, le agenzie statali russe, i singoli funzionari ma anche gli oligarchi e le imprese che, in un qualche modo, hanno aiutato Mosca a sostenere e mettere in atto l’invasione.

Le stime relative all’ammontare dei beni congelati sono varie. Si sa, fra le altre cose, che 300 miliardi delle riserve estere della Banca centrale russa sono stati bloccati.  

L’UE, ancora, a inizio aprile aveva spiegato di aver confiscato beni per 29,5 miliardi di euro: barche, elicotteri, opere d’arte, ville. Bloccate anche transazioni per 196 miliardi di euro. Urca.

E il Regno Unito? Si è unito alla festa, chiamiamola così, congelando 500 miliardi di sterline fra banche e imprese russe, alcune di proprietà del Cremlino, cui bisogna aggiungere 150 miliardi di sterline legati a oligarchi e famiglie.

Ribattezzata, all’epoca, Londongrad, Londra con il passare degli anni era diventata un eldorado per i russi facoltosi. I quali, beh, si erano impossessati di case, palazzi, interi quartieri. Il tutto crescendo i propri figli negli istituti scolastici più cari e prestigiosi del Regno. Ma, come ha scritto l’Economist, «il tappetino di benvenuto è stato portato via». Un esempio? Roman Abramovich si è visto costretto a mettere in vendita il Chelsea, squadra che aveva portato sul tetto del mondo.

Servono 600 miliardi

Molto, riguardo alla compensazione, dipenderà dalla Corte penale internazionale. O, se preferite, dalla possibilità che la Russia abbia commesso un genocidio o crimini contro l’umanità.

Se difficilmente la Banca centrale russa, che starebbe pensando a un’azione legale per sbloccare le sue riserve estere, riuscirà a spuntarla, è altrettanto vero che le battaglie dell’Occidente potrebbero cozzare contro il muro dei beni personali. Quelli, per intenderci, degli oligarchi. Già, un conto è trovare un legame fra la guerra e beni statali. Un altro, invece, è stabilirne uno fra i mega yacht e le azioni criminali di un presidente.

Detto ciò, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a inizio settimana è stato piuttosto chiaro, anzi chiarissimo: per risollevarsi, il Paese avrà bisogno di almeno 600 miliardi di dollari.

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