La curiosità

«Noi, appassionate di sapone, a Lodrino lo produciamo così»

Dentro il laboratorio di Soalp: un’idea di Sibilla Soldini, ripresa un paio d’anni fa da Sandrine Ambrosini – «Qui, tra le montagne della Riviera, realizziamo prodotti per la cura del corpo usando materie prime naturali e locali»
Sandrine Ambrosini e, in secondo piano, Sibilla Soldini, nel laboratorio di Lodrino © CdT/Chiara Zocchetti
Jona Mantovan
15.04.2024 06:00

Un pentolone di acciaio fatto su misura. Una taglierina speciale arrivata dagli Stati uniti. Non c’è dubbio: in questa casa di Lodrino, ai piedi delle montagne, c’è una cucina molto particolare. Anzi, un laboratorio. Quello di Soalp, per la precisione. Un’azienda che realizza saponette (ma anche altri prodotti per il corpo) in maniera del tutto artigianale e usando ingredienti chiave del territorio: dal rosmarino della Fondazione San Gottardo al miele di castagno ticinese, dall’olio essenziale di abete rosso, prodotto da una distilleria che lavora con aziende forestali locali, al sambuco, raccolto in vari punti del cantone e fatto essiccare a maggio.

Ai processi artigianali è comunque imposta la tracciabilità di ogni ingrediente impiegato nelle varie preparazioni

Dietro tutto questo, due donne: Sibilla Soldini, che dieci anni fa aveva avuto l’idea, e Sandrine Ambrosini, che da un paio d’anni ha ripreso l’attività, riducendo un poco il suo impegno principale di bibliotecaria e restaurando la casa in cui era cresciuta, per renderla il luogo di produzione di oggi.

Regole ferree da rispettare

Da buone «appassionate di sapone», sanno il fatto loro: «Ci muoviamo in un contesto artigianale, ma dobbiamo essere in grado di rispondere a una serie di norme, come ad esempio con la tracciabilità di ogni componente usato nelle preparazioni», spiega Soldini.

Nel frattempo, la «collega» Ambrosini fa strada nel locale cucina, che al centro ospita il grande «calderone» d’acciaio. Moritz, a tutti gli effetti un loro collaboratore, sta misurando la temperatura della mistura composta da olio di oliva e di cocco. Il momento è giusto e non vede l’ora di azionare il gigantesco miscelatore che sta impugnando. «Ora uniamo la soda caustica diluita in acqua», esclama entusiasta la 45.enne mentre versa un altro pentolone, un po’ più piccolo.

Un profumo si diffonde

Il nuovo liquido nel turbinìo provocato dall’apparecchio meccanico diventa opaco. Come un sapone, appunto.

Ma non è finita, perché occorre preparare ancora una serie di ingredienti che daranno personalità al sapone:olio essenziale di abete rosso da una parte, argilla bianca e amido di riso mescolati in altro olio d’oliva dall’altra. Una volta aggiunti al pentolone, nel locale si diffonde un profumo fresco e gradevole, intenso ma anche molto dolce.

Ancora qualche minuto alla miscelazione ed ecco che i circa 40 chili di preziosa sostanza viscosa e profumata sono pronti per essere versati in due stampi da 20 chili l’uno.

«Adesso si lascia a riposo per un paio di giorni», dice mentre spinge il carrellino degli stampi in un locale magazzino. «Ai tempi avevo visitato vari laboratori in Europa, imparando moltissimo», sottolinea Soldini ricordando gli inizi del progetto. «Ho dovuto anche far capire ai laboratori da coinvolgere che ci interessava rimanere artigianali, seguendo una serie di processi manuali e complicati tipici di questo mondo, che non cerca scorciatoie usando le sostanze impiegate abitualmente nel settore della cosmetica, diciamo così, “industriale”», evidenzia l’esperta 50.enne. Intanto, sul grande tavolo di lavoro d’acciaio, spunta un blocco di sapone già solidificato «pronto per essere tagliato sotto forma di saponette», dice Sandrine.

Collaborazioni di rilievo

La taglierina, composta da una serie di fili che corrono paralleli, affonda il panetto, ricavato in precedenza con uno strumento simile. Le mani esperte di Ambrosini staccano delicatamente ma con decisione i blocchetti, riposti in una cassettina subito di fianco. «Le lasceremo riposare per otto settimane prima di poterle confezionare». Un prodotto perfetto per un regalo, ma anche per essere personalizzato. «Ci sono alcuni alberghi di charme che si forniscono da noi, ma anche altre aziende», precisa Sibilla. «Le Isole di Brissago, ad esempio, ne hanno una serie con il loro logo. Ora anche il Landesmuseum di Zurigo, nell’ambito di una mostra, ci ha chiesto di personalizzare la nostra linea al sambuco».

La sua collega, nel frattempo, ha iniziato a riempire alcune scatolette di cartone (color marrone naturale) con le tre differenti saponette «simbolo del territorio: Lago, Bosco e Montagna». Applica un’elegante etichetta bianca, che funge pure da sigillo. «Già, è tanto lavoro, ma penso a chi le riceverà. Credo sarà una sorpresa graditissima», conclude sorridente.

Correlati