Ticino

Profughe afghane in Verzasca: «Il Governo scriva alla SEM»

Con una risoluzione interpartitica, alcuni parlamentari chiedono il dibattito in Gran Consiglio nella seduta del 23 gennaio – Il «caso di rigore» riporta alla mente India e la sua famiglia
© CdT/Mauro Giacometti
Red. Online
04.01.2023 14:32

In Ticino si torna a parlare di mamma e figlia afghane ospitate in Verzasca. E questa volta è la politica a farsi avanti. Se tra Natale e Capodanno era stato accolto l'effetto sospensivo del ricorso contro l'espulsione delle due profughe - una 33.enne e la figlia di 7 anni fuggite dall’Afghanistan e approdate da qualche mese in Ticino - decretata dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ora la vicenda entra in Gran Consiglio. Con una risoluzione interpartitica è stato chiesto il dibattito in Parlamento con clausola d’urgenza, da tenersi durante la prossima plenaria del 23 gennaio 2023.

I firmatari - Fabrizio Sirica (PS), Fiorenzo Dadò (Il Centro), Alessandro Speziali, Cristina Maderni (PLR) e Samantha Bourgouin (Verdi) - domandano ai «colleghi» di Parlamento di esprimere un messaggio chiaro al Governo e alla SEM, affinché si consideri la particolare vulnerabilità della situazione e gli sforzi di integrazione già intrapresi e riusciti delle due donne. Chiedendo alle autorità preposte di «concedere un permesso di dimora per caso di rigore», evitando così che vengano espulse dalla Svizzera. «Più nello specifico - si legge nel messaggio indirizzato alla popolazione e alle autorità - chiediamo che il Governo ticinese scriva alla SEM chiedendo il riesame della domanda, facendo valere la clausola di sovranità».

Contro la decisione della SEM di espellere le due profughe afghane verso la Slovenia (primo Paese dell'area Schengen in cui sono state registrate, vedi accordi di Dublino, ndr.), lo ricordiamo, erano state raccolte oltre 2.700 firme. «Questo Parlamento non può rimanere insensibile a quanto testimoniato dalla comunità verzaschese - si legge ancora nello scritto dei firmatari -, così come non può non valutare l’evidente sofferenza che una scelta di espulsione creerebbe in questa madre e figlia: ricominciare da capo, continuare a fuggire, non poter mai chiamare un luogo “casa”, abbandonare i compagni di scuola e quelle montagne, le nostre montagne, in cui, dopo anni, finalmente si sentono sicure e accolte».

Il precedente

Una richiesta che riporta alla mente il caso (a lieto fine) di India. Nel 2012 lei e la sua famiglia avevano presentato una domanda d’asilo stabilendosi a Morbio, ma era stata respinta due anni dopo dalla SEM. Vano il successivo ricorso: era stato respinto dal Tribunale amministrativo federale, che indicava pure un termine per il rimpatrio. A questo punto gli avvocati si erano mossi chiedendo una proroga del termine imposto per lasciare la Svizzera. La famiglia domandava che venisse riconosciuto loro lo status di apolide, non riuscendo a ottenere i documenti dall’Etiopia. Ma la SEM, e poi di nuovo il Tribunale amministrativo federale, avevano bocciato la richiesta, ribadendo la decisione di rimpatrio. A quel punto parte dell’opinione pubblica aveva cominciato a prendere a cuore il caso. Merito soprattutto delle compagne di scuola di India e di una sua ex docente, che avevano portato alla luce la vicenda e chiesto alle autorità di rivedere la decisione. L'avvocata della famiglia aveva a quel punto presentato un'istanza di rigore. Invocando la proporzionalità del rientro in Etiopia.

Il 19 gennaio 2022 il Cantone (l'Ufficio della migrazione) aveva preso posizione: India può restare in Ticino. In una conferenza stampa («in via eccezionale, visto che il caso era diventato di dominio pubblico»), Silvia Gada, capo della Sezione della popolazione, affiancata dal direttore del Dipartimento delle istituzioni (DI) Norman Gobbi, aveva spiegato: «La giurisprudenza indica che soprattutto per i figli di migranti il fatto di aver passato una parte preponderante della propria adolescenza in Svizzera impone una riflessione sulla proporzionalità dell’obbligo di rientro. In base a questo, e confermando anche il fatto che si tratta di persone socialmente integrate, che parlano la nostra lingua e si sono date da fare a livello di formazione e di ricerca di un’attività, abbiamo ritenuto giustificato l’invio alla SEM di un preavviso favorevole» al caso di rigore, ovvero alla richiesta di eccezione che avrebbe potuto rovesciare la decisione negativa già passata in giudicato. Tutto, comunque, restava in mano alla SEM. Poi, l'8 febbraio, è stato lo stesso DI, con un breve comunicato stampa, ad annunciare che con decisione del 4 febbraio 2022 la Segreteria di Stato della migrazione di Berna (SEM) aveva riconosciuto il caso di rigore ai membri della famiglia di India, accogliendo il preavviso positivo delle autorità cantonali. «Verranno così rilasciati i relativi permessi di dimora B ai componenti della famiglia», India (20 anni), suo fratello Nur (24) e la loro mamma Munaja (50). «Adesso possiamo finalmente chiamare casa la Svizzera», avevano quindi dichiarato al CdT India e Nur.

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