L'analisi

«Siamo di destra. E con tanta nostalgia del fascismo»

Il politologo Piero Ignazi fa il punto sulla vittoria di Fratelli d'Italia alle ultime elezioni italiane: «Non abbiamo fatto i conti con il passato»
Secondo l'esperto, Piero Ignazi, il governo che sta per insediarsi sarà stabile e durerà cinque anni
Jona Mantovan
27.09.2022 20:15

«Questo governo? Durerà cinque anni, il potere è un grande collante. I conti con il passato? No, non li abbiamo fatti. Il fascismo è ancora presente tra noi, quel tipo di nostalgici abbonda ancora oggi». Il cellulare di Piero Ignazi continua a squillare, i suoni delle notifiche dei messaggini ‘trillano’ senza sosta. Sono giorni di fuoco, quelli seguenti alla vittoria di Fratelli d'Italia alle ultime elezioni italiane. Il politologo — editorialista per il quotidiano Domani e con un passato al Sole-24 Ore, all'Espresso e a Repubblica — non usa mezzi termini nel decifrare il trionfo della destra nel voto di questa domenica, una destra incarnata dal volto di Giorgia Meloni. «Il problema del rapporto con il fascismo non si pone oggi. Certo, può essere sollevato dalla presenza di un'erede della tradizione postfascista italiana come Giorgia Meloni... ma, in realtà, è una questione che risale a settant'anni fa».

Poca consapevolezza del fascismo

Un fenomeno radicato nella cultura politica italiana, secondo l'analista, che è anche un accademico all'Università di Bologna. «No, non abbiamo fatto i conti con il nostro passato, contrariamente a quanto successo in Germania. Con un processo che ha richiesto parecchio tempo, tra l'altro. Perché gli anni Cinquanta e Sessanta non sono stati al centro di una immediata rivisitazione critica del passato nazista. Ma bisogna ammettere che, più avanti, la Germania è stata molto autocritica e molto dura con sé stessa, oltre che sincera», sottolinea Ignazi. L'Italia, da questo confronto, ne esce male, molto male.

In Grecia e nei Balcani, in particolare, sono state commesse efferatezze degne delle ‘S.S.’

«Qui non c'è mai stata questa consapevolezza del totalitarismo fascista, del suo grado di repressione e di controllo totalitario della vita di tutti. O dei suoi crimini, commessi nelle colonie. In Libia e in Etiopia, ma anche durante la guerra». Ma il paragone del professore si spinge oltre. «In Grecia e nei Balcani, in particolare, sono state commesse efferatezze degne delle ‘S.S.’».

È stata una grande rimozione collettiva. A partire dalla famosa amnistia fatta dal ministro della giustizia del primo governo postfascista

Una grande rimozione collettiva

Tutti temi poco discussi nel panorama del dibattito italiano. «È stata una grande rimozione collettiva, se possiamo dire così. A partire dalla famosa amnistia fatta dal ministro della giustizia del primo governo postfascista, quando c'erano ancora i comunisti. Un'azione promossa dallo stesso leader del Partito comunista, Palmiro Togliatti, in un'ottica di ‘pacificazione nazionale’». L'espressione sul viso di Ignazi lascia intuire quanto questa scelta sia stata devastante per gli anni successivi, fino a oggi. «Insomma, questa cosa ha, di fatto, impedito una certa ‘ripulitura’ dell'Italia non solo dalle persone, ma anche da certe tradizioni».
Ecco perché, ancora oggi, si organizzano raduni cantando inni a favore del Duce. Le radici vanno in profondità, insomma.

Un linguaggio ricco di parole chiave

Giorgia Meloni si inserisce a pieno titolo in questo filone della narrativa neofascista e postfascista. «Le sue origini sono quelle. Da giovane, ha iniziato la sua carriera politica in questo tipo di organizzazioni. Parliamo del ’94, ’95. Ha fatto esperienza in quelle realtà e, oggi, è sempre quello il suo mondo di riferimento». Un mondo costruito anche sui simboli, sui ricordi, sulla nostalgia. «Il suo linguaggio è molto connesso, per chi conosce quell'ambiente, a tutta una serie di codici e di parole chiave che fanno riferimento a questa visione delle cose».

I tre partiti principali della destra hanno sempre ottenuto intorno al 45, 47 fino al 49 percento dei voti. È sempre stato un blocco molto forte e quasi sempre maggioritario

Movimento 5 Stelle, l’«intruso»

Un Paese di destra, quindi. Ecco perché questi ultimi risultati non sono stati una sorpresa. Il politologo fa il punto della situazione con una panoramica che va dal 1994. «I tre partiti principali della destra (Forza Italia, la Lega e Alleanza nazionale che oggi è Fratelli d'Italia, ndr), hanno sempre ottenuto intorno al 45, 47 fino al 49 percento dei voti. È sempre stato un blocco molto forte e quasi sempre maggioritario, salvo in un solo caso, nel 2006, quando per 24.000 voti appena, aveva vinto la coalizione di sinistra, guidata da Romano Prodi». 

L'esperto tira in ballo le ultime due elezioni, quelle del 2013 e del 2018, considerandole come una sorta di ‘anomalia nel sistema’. Il cambiamento, dice l'analista, è stato scatenato dalla nuova realtà del Movimento 5 Stelle. «Una sorta di ‘intruso’, se vogliamo, che si è posto tra il polo di destra e quello di sinistra. E che, di conseguenza, ha poi attratto voti da entrambe le direzioni. Ma, al di là di queste due elezioni un po' particolari, il fronte di destra è sempre stato maggioritario», conclude Ignazi.

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