Capriasca

Statua di Alfonsina: pensieri da Buenos Aires

Aspettando la decisione del Municipio sul destino della scultura rimossa dalla piazza di Sala, abbiamo coinvolto nel dibattito due professori argentini
Giuliano Gasperi
20.09.2022 06:00

La statua di Alfonsina è ancora là, nei magazzini del Comune di Capriasca, coperta dalla polvere e dalle polemiche che l’hanno investita un anno fa. La scultura realizzata dall’artista Eva Antonini era stata rimossa dalla piazza del nucleo di Sala Capriasca dopo le proteste di un gruppo di abitanti, soprattutto per il fatto che raffigurasse il suicidio della scrittrice. I contrari sottolineavano come Alfonsina Storni fosse molto di più: una mamma e una maestra, per esempio. Dicevano poi che non le somigliasse e che fosse scioccante, soprattutto per i bambini. Addirittura, che istigasse al suicidio. Il destino dell’opera è ancora incerto: la sua collocazione definitiva verrà discussa dal Municipio nelle prossime settimane, come confermatoci dal sindaco Andrea Pellegrinelli. In attesa di sapere dove finirà la statua della discordia, diamo spazio a due opinioni che arrivano da lontano: da quell’Argentina che nel 1896 accolse la scrittrice ticinese, emigrata all’età di quattro anni insieme ai suoi genitori. Là ci sono diverse scuole e centri culturali dedicati alla sua memoria. Uno è l’Istituto privato Alfonsina Storni, situato nella periferia ovest di Buenos Aires.

Non voleva fare un ritratto

La preside della scuola, Mirta Boni, a cui abbiamo invitato gli articoli scritti sulla vicenda, parte dal principio che «l’arte è arte». «La statua è l’interpretazione che l’artista ha dato di ciò che le è stato chiesto. E in questi casi un committente deve essere molto specifico, altrimenti l’artista è libera di esprimere quello che pensa. Non mi sembra giusto prendersela con lei. Credo che nella sua scultura non volesse fare un ritratto di Alfonsina: infatti non le assomiglia, questo è vero. Penso invece che volesse riflettere la decisione che un essere umano può prendere in una società che non lo capisce». Il sindaco di Capriasca ce lo ha confermato: la richiesta fatta ad Eva Antonini era generica. La preside argentina invita comunque a «non giudicare senza ascoltare tutte le parti», ed è d’accordo sul fatto che Alfonsina è stata molto più di una donna che si è suicidata. «Ha lasciato un’eredità molto importante, ma è passata alla storia più per la sua morte che per quello che ha fatto in vita. Per questo come scuola abbiamo voluto rivalutare la sua esistenza».

Gli adulti possono spiegare

Nel dibattito abbiamo coinvolto anche Daniel Albornoz, professore di letteratura nella scuola di Buenos Aires. «Sono lieto che i ‘primi vicini’ di Alfonsina abbiano deciso di onorarla - premette - e spero che le voci dissenzienti, con tutte le loro ragioni, non soffochino la voglia di mantenere vivo il ricordo della scrittrice». Quanto alla statua in sé, il docente racconta che anche in Argentina è stata rappresentata in modo simile. «Sia nel cimitero in cui riposano i suoi resti, sia nelle vicinanze della spiaggia dove si è tolta la vita, sono state collocate figure scolpite che la mostrano così: con una somiglianza fisica minima, quasi priva di vestiti e intenta ad abbracciare la morte in mare. È una decisione artistica. E discutibile, certo». Anche perché Alfonsina è stata molto altro. «Una poetessa coraggiosa» sottolinea Albornoz. «Alzò bandiere che ancora oggi, in tutto il mondo, le giovani donne devono issare per rivendicare le stesse cose. Fu anche un modello controculturale potente, che non tutti valutarono nella giusta misura. Anche qui, purtroppo, il suo nome è più associato alla sua tragica fine che alla sua ricca opera poetica. Con quella voce potente, imperativa, innamorata, sofferente, ma sicura che le rappresenta». Tornando alla nostra statua, il professore pensa che la scarsa somiglianza fisica con Alfonsina non debba essere un ostacolo. «Come il fatto che la scultura possa essere vista dai bambini, poiché non ha nulla che non possa essere spiegato semplicemente da un adulto. Forse quell’immagine susciterà curiosità e alcuni vorranno saperne di più sulla poetessa. E scoprire che era fisicamente diversa, che la sua morte non era così poetica e che, fondamentalmente, i suoi versi dicevano molto, e in modo bello».

L’ipotesi dei giardinetti

Tra chi attende la decisione del Comune di Capriasca c’è Eva Antonini. Per l’artista, comprensibilmente, comunque la si pensi, non è facile vedere la sua opera chiusa in un deposito, trattata quasi come un problema da risolvere. «Avevo proposto due ubicazioni alternative a Tesserete - ci ha spiegato la scultrice di Lugaggia - ma sono state bocciate. Alcuni municipali vorrebbero mettere la statua nei giardinetti sul retro della casa comunale, ma là, dove tra l’altro sono previsti lavori che richiederanno ancora diverso tempo, non avrebbe nessuna visibilità, se non per gli utenti e i dipendenti del Comune. Probabilmente - conclude amara Antonini - giacerà nel bunker di Tesserete per anni». Parola al Municipio.

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