Abbiamo preso l'Airbus A350 di Swiss fino a Boston: ecco come è andata

Il primo volo (intercontinentale) non si scorda mai. È un misto di adrenalina, emozione, felicità. Tensione, anche. Prendete Swiss: dopo averlo visto nascere a Tolosa e dopo averlo accolto a Zurigo, dopo le esercitazioni in Puglia e dopo l’esordio su una rotta commerciale, con destinazione Palma di Maiorca, l’Airbus A350 «Losanna» – il primo di dieci – ha fatto il suo esordio sul lungo raggio. Da Kloten a Boston, sopra l’Atlantico, con la notte ad accompagnare i passeggeri e, soprattutto, l’amministratore delegato della nostra compagnia di bandiera, Jens Fehlinger, a benedire con la sua presenza il viaggio inaugurale. Con lui, anche la responsabile commerciale Heike Birlenbach.
Sono stati loro, all’imbarco, ad accogliere i clienti. E sono stati loro a tagliare il nastro, al termine di una piccola, ma significativa, cerimonia. A conferma che, per Swiss, l’introduzione dell’A350 nella propria flotta non soltanto è un fatto da celebrare ma, verrebbe da dire, un momento storico. I motivi sono molteplici e più o meno noti: parliamo di un aereo che consente al vettore di tagliare, di netto, le emissioni di CO2 (-25% rispetto all’A340) e di offrire un concetto totalmente nuovo di cabina fra prima classe, business, premium economy ed economy. Il nome scelto, Senses, è un invito a godere appieno dell’esperienza, a partire dall’offerta culinaria (inciso: il filetto di sua maestà Lorenzo Albrici, proprio lui, ha reso il viaggio ancora più piacevole) per arrivare alle luci, agli spazi, ai singoli dettagli come i prodotti per rinfrescarsi in bagno.
L’A350, d’altro canto, vola alto. Più in alto di altri aerei. Rimanendo a noi, ci siamo trovati oltre i 12 mila metri. Comodi comodi. Anche perché questo velivolo ha una cabina pressurizzata a un’altitudine inferiore rispetto ad altri modelli: all’atterraggio, possiamo confermarlo, le persone sono più rilassate. Non solo, l’Airbus A350 ha livelli di efficienza inarrivabili. È più leggero, dato che è fatto in gran parte di materiali compositi, come la fibra di carbonio, e può volare più lontano rispetto ai suoi predecessori. Un bestione gentile, insomma, che al suo esordio su un volo lungo si è mostrato in tutto il suo splendore.
A bordo, durante il servizio, il personale di cabina ci è parso – se possibile – più emozionato di noi. L’A350 è un aereo nuovo anche per i dipendenti di Swiss. E, di riflesso, da scoprire. Ancora più del profumo di cabina nuova, abbiamo avvertito l’attenzione e la dedizione alla causa del personale: sorrisi larghi ancorché composti, come chi sa di essere parte di un debutto e teme di inciampare proprio al momento dell’ingresso in scena. Il tipico mix di entusiasmo e timore che accompagna ogni prima volta, soprattutto quando è nuova per tutti, non solo per i passeggeri come detto. Più che un viaggio, è stato un battesimo.

Infine, fortuna delle fortune, ci è stato concesso un giro in cabina di pilotaggio, là dove vengono sospinti i sogni di chi viaggia. Abbiamo potuto scambiare un paio di battute con il comandante e il co-pilota, intercettare il loro entusiasmo nel ritrovarsi ai comandi dell’A350, il «non plus ultra in termini di tecnologia» ci è stato confermato. Fuori dal cockpit la notte, dentro una miriade di luci a illuminare la cabina. Ci è tornato in mente il concetto di Wanderlust, il nome della livrea speciale con cui è stato dipinto l’A350 «Losanna». Questo vocabolo tedesco indica l’irrefrenabile (e romantico) desiderio di viaggiare. Il primo volo (intercontinentale) non si scorda mai. L’esordio dell’Airbus di Swiss, su Boston, è perfettamente riuscito. Al punto che ci è già salita la voglia di volare ancora.
