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Gaza, altri 23 milioni da Berna: «I bambini sono la priorità»

Pronto un pacchetto di aiuti umanitari immediati e ulteriori fondi per sostenere il piano di pace statunitense – Ignazio Cassis ha confermato che sono in viaggio verso la Svizzera 13 bimbi feriti
© KEYSTONE/Peter Klaunzer
Luca Faranda
26.11.2025 22:10

«Il cessate il fuoco a Gaza è entrato in vigore lo scorso 10 ottobre. Anche se fragile, ha permesso una tangibile diminuzione della violenza. Questo cessate il fuoco e il piano che lo accompagna (ovvero il cosiddetto “Gaza Peace Plan for peace in the Middle East”, presentato dagli Stati Uniti, ndr) rappresentano sicuramente un’evoluzione positiva. Ogni giorno senza bombardamenti è un giorno in cui gli aiuti possono arrivare e le famiglie possono respirare». Il «ministro» degli Esteri Ignazio Cassis ha voluto esordire così per illustrare quanto sta accadendo a Gaza. Tuttavia, la situazione è e rimane critica: «I bisogni umanitari sono ancora enormi. Le restrizioni persistenti continuano a limitare l’accesso della popolazione ai beni essenziali. Al fine di fornire un aiuto immediato alle persone bisognose, il Consiglio federale ha deciso di stanziare 17,5 milioni di franchi per aiuti umanitari supplementari a Gaza».

Altri 5,5 milioni di franchi (per un totale di 23 milioni) saranno destinati a un rafforzamento delle istituzioni palestinesi, con un aiuto all’Autorità nazionale palestinese (ANP). «Questi aiuti vanno ad aggiungersi ai 127 milioni di franchi già concessi dalla Confederazione a partire da ottobre 2023, per un sostegno umanitario complessivo di 150 milioni di franchi», scrive il Consiglio federale. «Siamo solo all’inizio», ha detto Cassis, facendo capire che la strada verso la stabilità nella regione è ancora lunga.

Dalla Striscia ad Agno

L’obiettivo del Governo? Migliorare la situazione umanitaria a Gaza, rafforzare le istituzioni palestinesi e favorire la stabilità regionale. Ma non solo. La priorità è anche «rispondere ai bisogni dei bambini». Già, i bambini. Oltre agli aiuti sul posto, a fine settembre il Consiglio federale aveva annunciato di voler accogliere venti bambini feriti provenienti dalla Striscia di Gaza. Il 24 ottobre erano giunti dall’aeroporto di Amman (in Giordania), i primi 7 bambini gravemente feriti con i rispettivi accompagnatori. Un velivolo della Rega è atterrato all’aeroporto di Lugano Agno con a bordo una giovane di Gaza (presa a carico dall’Istituto pediatrico della Svizzera italiana) e la sua famiglia.

Il Ticino dovrebbe accogliere un secondo bambino ferito proveniente dalla Striscia. È questione di giorni, se non di ore. «Il Governo è stato informato che 13 bambini (non 17 come detto inizialmente dal ticinese, ndr) sono in viaggio e hanno lasciato Gaza per venire in Svizzera. Dove sono esattamente non lo possiamo ancora dire per una questione di sicurezza», ha detto il «ministro» degli Esteri, senza tuttavia indicare quali cantoni accoglieranno i tredici bimbi feriti e le rispettive famiglie. Dal Canton Ticino, per il momento, non arriva nessuna conferma, ma è noto che le autorità sono in attesa di una seconda famiglia.

I mini-campi da calcio

Cassis, in conferenza stampa, ha anche indicato quali organizzazioni riceveranno i fondi della Confederazione, come l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) dell’ONU e il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).

Il Consiglio federale, per la situazione dei bambini nel Territorio palestinese occupato, sosterrà anche l’UNICEF, Save the Children e anche la FIFA. Ma in che modo? Attraverso il progetto «FIFA Arena», che prevede la costruzione di una decina di mini-campi da calcio. Berna, in una prima fase, cofinanzierà due campi in Cisgiordania con un importo di 120 mila franchi. «È una possibilità immediata per permettere ai bambini di poter ritornare a respirare aria di normalità», ha spiegato Cassis, indicando che è stata la stessa FIFA a mettersi in contatto con la Confederazione.

«Situazione disastrosa»

Per la conferenza stampa a Berna sono stati richiamati in Svizzera l’ambasciatore elvetico a Tel Aviv, Simon Geissbühler, e la rappresentante della Svizzera nel Territorio Palestinese Occupato Anne-Lise Cattin Hennin.

Geissbühler ha parlato di «stabilizzazione della situazione», pur sottolineando che ci sono violazioni del cessate il fuoco e che nuove escalation non sono da escludere. «Dobbiamo essere realisti: i conflitti in Medio Oriente purtroppo non spariranno dall’oggi al domani». La Svizzera, ha aggiunto l’ambasciatore, vuole avere un ruolo nel modellare il piano di pace per Gaza (presentato per la prima volta a fine settembre).

Anne-Lise Cattin Hennin, rientrata da Ramallah, ha invece detto senza giri di parole che «la situazione umanitaria a Gaza è disastrosa: 1,7 milioni di persone sono ancora sfollate, spesso concentrate in rifugi dove l’accesso all’acqua, al cibo e all’igiene è largamente insufficiente». La diplomatica, che ha parlato anche di un aumento delle violenze da parte dei coloni israeliani nelle ultime settimane, ha poi ricordato che i fondi supplementari stanziati dal Consiglio federale andranno a organizzazioni esperte che lavorano sul campo e che sono in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni, nel rispetto dei principi umanitari. Tra le organizzazioni sostenute, ha evidenziato un giornalista, manca l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA). «In questo momento lavoriamo sul piano di pace americano e sulla risoluzione dell’ONU, che non contemplano l’UNRWA. L’organizzazione in quanto tale è estremamente contestata», ha detto Cassis, ricordando però che l’agenzia è sostenuta finanziariamente da Berna per le operazioni in Giordania, Libano e Siria.

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