Il caso

«I vertici di Unitas sono venuti meno ai loro doveri»

È lapidario il giudizio degli avvocati che, su mandato del DSS, hanno svolto l’audit sui casi di molestie all’interno dell’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana – Nominato il nuovo presidente
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
25.03.2023 18:00

«I vertici di Unitas non hanno adempiuto correttamente al loro dovere». È stato lapidario il giudizio degli avvocati Raffaella Martinelli Peter e Stefano Fornara, i quali sabato mattina hanno presentato ai soci di Unitas (l’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana) i risultati dell’audit svolto all’interno dell’associazione per fare luce sulle molestie perpetrate da un suo ex alto dirigente durante un periodo di oltre vent’anni.

Obblighi non rispettati

Presenti all’assemblea straordinaria dell’associazione - convocata al mercato coperto di Giubiasco proprio per discutere della vicenda -, i due avvocati hanno fornito alla novantina di soci un dettagliato resoconto dell’inchiesta. E la novità più importante rispetto a quanto emerso finora (ossia l’accertamento di diversi casi di molestie sessuali) riguarda le responsabilità dei vertici dell’associazione. Responsabilità, appunto, accertate dall’audit. A più riprese i due avvocati hanno spiegato che Comitato e Direzione hanno fallito nel mettere in atto misure di prevenzione contro le molestie sessuali e hanno fallito nell’agire tempestivamente quando le prime segnalazioni  erano emerse nel 2018.

I due avvocati hanno infatti ricordato che, stando al Codice civile e a quello delle obbligazioni, il datore di lavoro deve prendere misure di prevenzione per impedire che i dipendenti subiscano violazioni della personalità o molestie sessuali. E oltre a ciò, è pure tenuto a intervenire quando viene a conoscenza di episodi simili. A questo proposito, come detto, il resoconto dei due avvocati è stato lapidario: «Dai nostri approfondimenti risulta che il Comitato e la Direzione non hanno adempiuto correttamente al loro dovere di mettere in atto misure di prevenzione e di intervenire in caso di molestie». Prima del 2021 non era in vigore nessuna misura di prevenzione, hanno ricordato. E «malgrado fosse risaputo che il comportamento di una persona destava perplessità, i vertici non sono intervenuti». C’è stata, dunque, «una mancata percezione, da parte dei vertici, di una situazione di disagio da parte dei dipendenti». E questo «è un segno chiaro di una mancata vigilanza o di una sottovalutazione del problema, oppure di incompetenze riguardo a questa problematica».

«I vertici hanno affermato di non aver preso misure poiché fino al 2018 non erano state fatte segnalazioni di alcun tipo», hanno ricordato gli avvocati. «Ma noi osserviamo che non vi erano le condizioni necessarie affinché queste segnalazioni potessero avvenire. A maggior ragione visto che esse riguardavano una persona importante all’interno di Unitas». Già, perché come evidenziato dai due avvocati, quella persona era in qualche modo diventata «intoccabile» all’interno dell’associazione. In questo senso nell’audit è stata fatta notare «l’assenza di un’adeguata governance» e «l’assenza di una netta separazione dei poteri», «con l’accumulo di cariche su una persona divenuta intoccabile, nonostante il suo comportamento». Una persona che, hanno pure ricordato gli avvocati, «ha in buona parte ammesso le molestie», sebbene nel contempo le abbia anche «banalizzate», oppure «giustificate con la sua cecità o con il suo temperamento di persona esuberante».

Le prime dimissioni

Insomma, tirate le somme il giudizio degli auditor non ha lasciato spazio a interpretazioni sulle responsabilità dei vertici dell’associazione. Un giudizio che non ha mancato di suscitare forti reazioni da parte di alcuni dei soci presenti in sala. E un giudizio che ha già sortito i suoi primi effetti, con le dimissioni di parte del Comitato e del presidente. A questo proposito, ricordiamo, anche il Consiglio di Stato ha recentemente preteso il ricambio completo dei membri di comitato. Una richiesta a cui l’assemblea e l’associazione, come detto, hanno dato seguito (in parte) già oggi. Durante i lavori, infatti, l’assemblea ha preso atto delle dimissioni di quattro membri di comitato. I restanti membri ancora attivi, invece, per garantire un minimo di continuità all’associazione daranno le dimissioni nel corso della prossima assemblea ordinaria, già agendata il 27 maggio. E a dare le dimissioni è stato anche il presidente (e dunque pure membro di comitato) Mario Vicari. Le candidature per sostituire i membri di comitato sono dunque aperte. A una condizione, posta anche questa dal Consiglio di Stato: il nuovo comitato dovrà essere formato da persone che fino ad oggi non hanno mai partecipato alla gestione dell’associazione (ad esempio occupando un posto in seno al Comitato stesso). Ci sarà dunque, come preteso dal Governo, un ricambio completo entro fine maggio.

Da segnalare, infine, che al posto di Vicari, nel ruolo di presidente l’assemblea ha nominato l’unico candidato Fabio Casgnola, classe 1995, che nel suo discorso davanti ai soci ha voluto guardare al futuro dell’associazione: «Penso che l’assemblea di oggi per molti di voi sia stata anche dolorosa. Ma penso anche che la restituzione dell’audit e la decisione che avete preso oggi con il nuovo Statuto, permetteranno di creare le basi necessaire per proseguire l’attività di Unitas (...), traghettando l’associazione verso una nuova fase» in cui «ritrovare un clima di fiducia, sia all’interno che verso l’esterno».

Cambiano gli Statuti

Durante l’assemblea, proprio per evitare che casi simili possano ripetersi, i soci hanno pure votato i nuovi Statuti dell’associazione. Una revisione degli Statuti, come spiegato dall’avvocato del Comitato Luigi Mattei, «voluta dal Dipartimento sanità e socialità e poi fatta propria dal Comitato di Unitas». E ciò «con lo scopo di risolvere le criticità evidenziate nell’audit» svolto dai due avvocati.

Tra le varie criticità, una in particolare è stata sottolineata anche da Mattei: «La necessità di evitare la concentrazione di poteri su una persona sola». In questo senso, ad esempio, i nuovi Statuti prevedono che chi viene eletto nel Comitato non possa fare parte delle Fondazioni vicine a Unitas. Inoltre, è stato introdotto un limite temporale di dodici anni in cui è possibile essere membro del Comitato.

Con i nuovi Statuti è stata pure regolata la questione del rappresentante dello Stato in seno al Comitato dell’associazione. Fino ad oggi, infatti, il Cantone poteva scegliere il proprio rappresentante tra i membri già eletti dall’assemblea. Con i nuovi Statuti, invece, è previsto che lo Stato possa scegliere liberamente il proprio rappresentante. E proprio durante l’assemblea è stata resa nota la persona scelta dalle autorità per entrare in Comitato: si tratta di Franco Lazzarotto, già direttore della scuola media di Biasca e già presidente della Conferenza cantonale dei direttori di scuola media. 

Insomma, in generale l’associazione ha voluto dare seguito a tutte le richieste fatte dal Cantone nelle scorse settimane. Tutte, tranne una in particolare. Il Cantone aveva chiesto a Unitas di togliere il limite previsto per le persone vedenti in seno al Comitato. L’assemblea, seguendo le indicazioni del Comitato, ha però voluto confermare l’assetto attuale, prevendendo che in Comitato sia presente una maggioranza assoluta di persone cieche o ipovedenti. E ciò perché, è stato spiegato a più riprese da diversi soci, Unitas è un’associazione basata sull’auto-aiuto tra persone cieche e ipovedenti. In questo senso, l’arrivo di troppe persone vedenti in Comitato avrebbe dunque cambiato il DNA dell’associazione.

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