Il Lavinone lancia segnali: strada chiusa, ponte a rischio

Di qui non si passa. Troppo pericoloso il tratto di strada cantonale tra Corticiasca e Scareglia, in Val Colla, a partire dall’incrocio per Insone. E non è escluso che la carreggiata possa non venire più aperta in futuro. Anzi, è uno scenario da tenere in considerazione se non si riuscirà a garantirne la sicurezza. A causa delle forti piogge delle ultime settimane, la storica frana del Lavinone si sta muovendo più velocemente del previsto causando a sua volta delle oscillazioni anomale del ponte presente nell’area. Da qui, la decisione del Dipartimento del territorio (DT) di chiudere a tempo indeterminato la cantonale S313 Tesserete-Bogno-Cagiallo, tra l’incrocio per Insone e Scareglia, a partire dalle 21 di domani sera. Scareglia non sarà però isolata, ma raggiungibile da Bogno, mentre i veicoli con un peso complessivo inferiore alle 12 tonnellate potranno transitare dalla strada comunale da Maglio di Colla.
Una frana grande e complessa
Il Lavinone lancia segnali della sua instabilità da ben prima della costruzione della strada. Un fatto noto, tanto che da una quindicina d’anni i movimenti franosi del versante destro della valle di Scareglia sono sottoposti a monitoraggi regolari, poi divenuti continui. La situazione, grazie ai numerosi interventi di ancoraggio e stabilizzazione messi in atto nel corso degli anni, pareva sotto controllo. Ora non più. «Siamo arrivati a un punto in cui non riusciamo più a garantire la sicurezza della strada», ci dice senza mezzi termini il capo dell’Ufficio dei servizi di manutenzione stradale del DT, Giovanni Simona. È stato proprio il sistema di monitoraggio continuo, che «rileva movimenti ogni quattro ore», ad avvisare gli specialisti che le cose stavano per prendere una brutta piega. «Abbiamo registrato delle accelerazioni anomale del ponte e, dopo le verifiche del caso, abbiamo deciso per la chiusura della strada» prosegue Simona, che ci restituisce una fotografia della storica ‘frana del Lavinone’ come «molto grande, complessa, profonda trenta metri e che si muove lentamente. Non crolla all’improvviso, ma scivola lentamente verso valle e provoca importanti torsioni e sollecitazioni al ponte». Per rendere l’idea, nella nota stampa diramata dal DT si dice che il versante si sposta verso valle a una velocità media di 3-5 centimetri all’anno. Ma c’è un ma. È stato osservato che in occasione di lunghi periodi di pioggia prolungata e forti temporali, la velocità degli spostamenti aumenta sensibilmente generando un forte stress strutturale sulla strada, in particolare sul ponte. E nelle ultime settimane, appunto, si sono verificati nuovi movimenti proprio del ponte.
Conoscendo l’instabilità del Lavinone, dal 2002 sono stati messi a punto vari interventi di ancoraggio e tentativi di stabilizzazione accompagnati da altri interventi di rinnovo della pavimentazione e ripristino dei cigli stradali e delle barriere, ma «ora non serve più fare altri lavori, e dal momento che non si può più garantire la sicurezza della strada, la chiusura definitiva è uno scenario che bisognerà prendere in considerazione», precisa Simona.
La domanda, però, sorge spontanea. Se le verifiche degli specialisti del Cantone non dovessero più accertare la sicurezza di alcuni elementi portanti del ponte, e partendo dal presupposto che la chiusura della strada sarebbe l’ultima ratio, ci sono altre soluzioni? Per il capoufficio sì, «una soluzione tecnica è sempre possibile, ma bisogna valutarla dal punto di vista della sostenibilità finanziaria, perché parliamo di diversi milioni di franchi. Inoltre, è necessario capire se ha senso investire in quel preciso punto oppure da un’altra parte, per migliorare le strade esistenti. Allo stato attuale, comunque, una soluzione di facile realizzazione e sostenibile finanziariamente non c’è».
Municipio, alza la voce...
Val Colla, ancora tu. Sono passati solo pochi giorni dallo scoscendimento di circa 50.000 metri cubi di materiale dai Denti della Vecchia che ha poi portato alla chiusura del sentiero che da Creda porta a Murio. Per ora, quella è una zona da evitare. Senza parlare, poi, della tragedia di inizio anno, quando un enorme masso caduto su via Cugnoli a Cimadera non ha lasciato scampo a un uomo che transitava in auto. Chi abita in valle, come ci conferma il presidente del Patriziato di Scareglia e consigliere comunale di Lugano Angelo Petralli, vive sul chi va là. «Allo stato attuale non abbiamo più una strada sicura che passa dalla Val Colla. Le persone sono spaventate. Bisogna prendere seriamente in mano la situazione e riaprire la strada. Come abitante della Val Colla chiedo al Cantone di investire per allargare la strada che da Signôra porta a Maglio di Colla con piazzette di scambio. Quella carreggiata è pericolosa, stretta e difficoltosa. Mi riservo anche la possibilità di indire una raccolta firme fra tutta la popolazione della Val Colla che verrà indirizzata al Municipio di Lugano per chiedere un atto politico forte nei confronti del Cantone».