Lupo, la replica al vetriolo di Zali: «Vorrebbero il Far West nelle valli»

«Dadò posso classificarlo alla voce folklore locale, e ormai lo sappiamo. Quello di Marchesi, invece, è un attacco in malafede, ipocrita». Non ci va leggero, il direttore del Dipartimento Claudio Zali, nel replicare alle accuse sulla gestione del lupo arrivate dai due presidenti di Centro e UDC. In una nota congiunta, Fiorenzo Dadò e Piero Marchesi hanno duramente criticato l’operato del consigliere di Stato leghista, bollandolo come «responsabile del disastro». Il DT, sostengono, «ha fallito clamorosamente, mettendo in pericolo la sicurezza dei contadini e distruggendo il lavoro e la vita di molti». Secondo Dadò e Marchesi, Zali «non solo non ha gestito la situazione, ma ha anche reso ancora più difficile la vita di chi lavora con fatica e dedizione sulle nostre montagne». Al punto che «se il direttore del DT non è in grado o meglio, non vuole agire, il Consiglio di Stato deve allora intervenire rapidamente, ritirandogli le competenze in merito alla gestione del lupo».
«Non ho trovato un solo riferimento concreto»
Parole a cui il diretto interessato ha deciso di replicare in maniera molto decisa. «Ho letto la sparata dei due presidenti di Centro e UDC. Innanzitutto, il bello di stare in un Legislativo e non in un Esecutivo è che si può starnazzare a piacimento nei confronti di chi lavora, senza avere l’obbligo di dimostrare nulla», premette Zali. Leggendo il comunicato, prosegue, «invano ho cercato cos’è che faccio male, che cosa dovrei fare di più, cosa non viene fatto o cosa andrebbe fatto diversamente. Non ho trovato nulla, se non una critica aprioristica, senza riferimento a un solo caso concreto che avremmo potuto gestire diversamente».
Per il direttore del DT il punto è uno soltanto: il rispetto della legge. «Noi applichiamo il diritto federale e quando ci sono le condizioni, che sono quelle previste dalla legge, agiamo tempestivamente con gli ordini di abbattimento, com’è avvenuto recentemente nel caso di Artore». Per questo, secondo Zali, quello contenuto nella presa di posizione di Centro e UDC, «è un modo di fare politica fastidioso, nel quale c’è unicamente l'attacco personale, senza alcuna critica articolata, con fatti ai quali rispondere».
In particolare, a far storcere il naso al consigliere di Stato è la critica giunta da Marchesi. «È lui che siede nel Legislativo federale che fa le leggi, non io». Proprio quel Legislativo federale che non dà gli strumenti al Cantone per operare. Non solo. «Il consigliere federale di riferimento per la gestione del lupo è Albert Rösti, ossia il consigliere federale democentrista. E allora, forse sarebbe il caso che l’UDC guardasse un po' a casa sua, prima di fare degli attacchi personali non circostanziati».
Insomma, se Dadò «lo conosciamo, è fatto così», a suscitare maggiore fastidio a Zali è l’attacco di Marchesi. «Un attacco evidente e in malafede».
«Al mio posto loro uscirebbero a sterminare tutti i lupi, in barba al diritto federale?»
Entrando nel merito, il capo del Territorio non sente in alcun modo di aver fallito. «L'inizio dei problemi risale al 2022. Un anno molto complicato, perché il settore agricolo non era minimamente pronto all’arrivo del grande predatore e il concetto di protezione degli animali era totalmente estraneo». Da lì, però, è andata meglio. «Il 2023 e il 2024 i numeri delle predazioni sono calati. Questo perché, pur con la consapevolezza della particolare conformità del nostro territorio e della difficoltà di proteggere determinate zone, il mondo agricolo ha reagito al problema». Nel 2025, tuttavia, il numero delle predazioni è tornato a crescere. E secondo Zali, la recrudescenza degli attacchi è la conseguenza dell’aumento del numero degli effettivi del lupo: «Noi ci siamo sempre mossi e non sento in alcun modo di aver fallito. Semplicemente, applico le leggi che mi vengono messe a disposizione». E ancora: «Mi chiedo cosa vogliano da me Dadò e Marchesi. Se loro fossero al mio posto, che cosa farebbero? Uscirebbero a sterminare tutti i lupi, in barba al diritto federale?».
Negli ultimi anni, ribadisce, il DT ha fatto il possibile, compatibilmente con le risorse a disposizione: «Per ogni ordine di abbattimento, ci sono centinaia di ore di appostamento e comunque non sempre riusciamo a prendere il lupo. Ricordo peraltro che l’effettivo dell’Ufficio caccia e pesca è invariato da anni e nonostante abbiamo chiesto di poter assumere tre persone in più, il Parlamento ha bocciato la richiesta di credito». È ovvio, prosegue Zali, che il lupo sia un problema, lo dico da anni. Ma è un problema che sono chiamato a gestire rispettando le norme federali». Norme che, nonostante siano cambiate, non hanno fatto alcun passo avanti: «Il lupo resta una specie protetta. Dadò e Marchesi, invece, vorrebbero il Far West sulle montagne. Ma, ripeto, è troppo comodo criticare così, andando fuori a berciare, senza però entrare nel merito».
Per il consigliere di Stato leghista, «l’unico obiettivo di Centro e UDC è fare campagna elettorale in vista del 2027». Tornata elettorale in vista della quale l’accordo tra la Lega e i democentristi appare sempre più traballante. «Ma se l’intesa è in forse è perché l’UDC ha detto chiaramente di voler correre con la Lega mettendo il veto sulla mia ricandidatura. In pratica, è come dire: facciamo gli alleati solo se voi ci garantite un posto in Governo. È un po’ troppo facile così». Ecco che quindi, secondo Zali, quello di Marchesi «è quello che sportivamente si potrebbe definire un fallo di frustrazione. Da parte mia, cerco di farmi scivolare le cose addosso, altrimenti di questi tempi non si può fare politica. Continuo comunque a preferire il lavoro serio agli attacchi personali».
Gestione da revocare?
Dal Centro e dell’UDC è arrivata però anche la richiesta al Governo di revocare a Zali la gestione del lupo. «Non è il momento per altri mini arrocchi o ulteriori pasticci organizzativi, ma per un’azione decisa a tutela di un settore economico importante per il Cantone», scrivono Dadò e Marchesi. Zali, però, non intende fare alcun passo indietro. «Immagino che il Governo non abbia la stessa visione dei due presidenti, visto che il tema non è mai emerso». Anche nelle discussioni delle scorse settimane sull’arrocco, dice Zali, la questione di un passaggio del dossier sotto la guida del collega Norman Gobbi, non è stata tematizzata. «La gestione del lupo è una parte della Divisione dell’ambiente. Significherebbe scorporare un singolo ufficio, non avrebbe molto senso. E poi pensate che Gobbi, o qualsiasi altro dei miei colleghi, al mio posto potrebbe uscire con l’ordine di abbattere tutti i lupi presenti sul territorio cantonale? Si tratta di decisioni soggette a ricorso. Ci sono i tribunali che verificano l’operato in questo settore».
Centro e UDC non ci stanno
Il presidente democentrista, però, non ci sta. «Ogni volta che si critica Zali, lui lo legge come un attacco personale. Invece, chi ha ruolo nell’Esecutivo dovrebbe essere disposto a farsi criticare, soprattutto quando i numeri dimostrano l’errore». E per Marchesi, le cifre parlano chiaro: «Non solo sono aumentati gli attacchi del lupo, ma è cresciuto anche il numero degli alpeggi non caricati». Eppure, aggiunge, «a Zali non importa nulla delle regioni periferiche e di chi vi abita. Anzi, persevera nel mostrare un’attitudine negativa e controproducente. E a dirlo, non sono soltanto io, ma anche il Mattino, ossia il giornale del suo partito».
Dello stesso avviso pure Dadò, secondo cui «non abbiamo detto nulla di diverso dal Mattino. Quindi, prima di andare a occuparsi degli altri, Zali dovrebbe risolvere le palesi discrepanze in casa propria. Non è mai capitato nella storia del Cantone che un giornale di partito uscisse decretando in maniera così netta il fallimento del proprio consigliere di Stato». In più, «è la stessa Lega ad aver proposto l’arrocco perché nei dipartimenti ci sarebbe inerzia. Fa sorridere: Zali lavora talmente bene che il suo partito ha proposto di togliergli non solo la gestione del lupo, ma addirittura tutto il Dipartimento». Secondo Dadò, il fallimento della politica del capo del DT «è sotto gli occhi di tutti: si trincera dietro le leggi della Confederazione, ma quando mai è andato a Berna per perorare la causa dei contadini ticinesi? In realtà, lui ha prova una sorta di disprezzo per le zone periferiche e per i suoi abitanti. Infatti, non è mai salito su un alpeggio per rendersi conto di quanto sia grave la situazione. Il grido di disperazione degli alpigiani per Zali sarà anche folklore locale, le sue tristi performance invece lo sono un po’ meno. Cerchiamo di essere concreti: se non si interviene seriamente, per gli alpeggi non c’è futuro».
Eppure, per Zali le parole del Mattino sono da ridimensionare. «La politica della Lega - dice - non è sempre in linea con i temi ambientali ed è più facile anche per il Mattino andare verso la ricerca del consenso su questi temi». Insomma, «è più facile stare fuori e spararle grosse per intercettare la benevolenza della popolazione, piuttosto che governare secondo la legge».