Violenza giovanile

«Noi abbiamo sconfitto il degrado a Lugano: ecco come abbiamo fatto»

I casi di cronaca avvenuti in centro letti attraverso le esperienze di successo vissute a Besso e a Pregassona – Ugo Cancelli: «Non servono ronde, ma presenza sul territorio» – Marco Imperadore: «Via Industria ne è l’esempio»
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
12.08.2025 06:00

Risse, aggressioni, vandalismi in centro a Lugano. Che si ripetono quasi ogni settimana. Soprattutto la notte. E che a volte sfociano in gravi fatti di sangue. Come l’ultimo, andato in scena il 1. agosto in Pensilina, quando un 19.enne è stato ferito da un gruppo di sei giovanissimi. Don Emanuele Di Marco lo scorso 5 agosto sulle colonne del Corriere del Ticino ha definito quanto sta accadendo in centro «una vera emergenza». Che deve essere affrontata al più presto. Perché il limite è stato superato. «Non si può più rinviare, il momento di riflettere su quali siano le soluzioni da mettere in campo è arrivato», ha detto il prete, auspicando una risposta corale. Sia da parte dell’autorità ma anche da chi il centro lo abita e lo vive come i suoi abitanti. Quasi 20 anni fa, qualcuno che non è rimasto con le mani in mano a Lugano, e meglio a Besso, c’è stato. Ugo Cancelli, anima dell’associazione Besso Pulita!, che si è battuta contro il degrado e lo spaccio nel quartiere, se lo ricorda bene. E oggi ha le idee chiare su cosa bisognerebbe fare. «Ora tocca alla popolazione del centro reagire – spiega, trovandosi quindi d’accordo con don Di Marco – noi l’abbiamo fatto e abbiamo vinto. Quando la politica si accorge che la popolazione si muove allora reagisce. Non serve solo reclamare, bisogna fare», ribadisce Cancelli. Che non ha quindi dubbi. Sono gli abitanti del centro i primi a dover rispondere alla violenza e alla criminalità giovanile. Già, ma come? Cancelli è sicuro. «Non servono ronde, ma presenza sul territorio. Noi facevamo le passeggiate per il quartiere, ma per rendere vivibile Besso organizzavamo anche molte altre attività, tra cui, ad esempio, serate di ballo e molti altri momenti di aggregazione».

Anche a Barbengo

Far rinascere un quartiere, togliendolo dal degrado, è perciò possibile. A Lugano qualcuno lo ha già fatto. E non soltanto a Besso. Marco Imperadore con la “sua” associazione Amélie ha sconfitto l’imbarbarimento a Pregassona e in particolare nella zona di via Industria. Anche qui partendo dal basso, dai cittadini, dunque. Che hanno messo in piedi tutta una serie di attività rivolte a famiglie, bambini, anziani, richiedenti d’asilo e persone bisognose del quartiere. «Volere è potere – dice Imperadore che con l’associazione sta aprendo uno sportello anche a Barbengo – noi l’abbiamo fatto in via Industria ma potrebbe essere fatto anche in centro, anche con pochi soldi. Certo, bisogna rimboccarsi le maniche». Arrabbiarsi o reclamare insomma non serve. Occorre agire. Soprattutto da parte di chi un quartiere lo vive. «Se avessimo qualche risorsa finanziaria in più – rivela Imperatore – potremmo aprire anche in centro. Sono cosciente che non sempre è facile trovare gli spazi giusti. A Barbengo, ad esempio, stiamo creando un nuovo centro di socializzazione in un ex ristorante. Serve insomma anche la disponibilità dei privati», sottolinea Imperadore. Le risorse e le soluzioni contro il degrado non sembrano insomma mancare. Basta volerlo. È questo il messaggio di chi ha già intrapreso questo percorso a Lugano e ha raggiunto risultati che all’inizio non sembravano nemmeno immaginabili.

In questo articolo:
Correlati