Processo

«Non c’era nessuna intenzione di uccidere, volevano solo recuperare quei soldi»

Si torna in aula per i violenti pestaggi e le umiliazioni inflitte da un gruppo di sei ragazzi a un altro giovane per un piccolo debito di droga: è la volta delle difese
©CdT
Irene Solari
16.05.2023 19:44

È stata la volta delle difese, oggi pomeriggio a Locarno alla Corte d’appello e di revisione penale, nel processo bis del caso delle ripetute spedizioni punitive messe in atto da sei giovani del Luganese nei confronti di un diciottenne per un piccolo debito di droga. E se l’accusa chiede pene più pesanti, per i legali degli imputati la sentenza di primo grado era corretta e non si deve andare oltre. «Volevano solo spaventalo per recuperare i soldi del debito, anche con metodi violenti, è vero, ma mai avrebbero voluto ucciderlo. L’omicidio non è mai stato nelle loro intenzioni». Questa, in sostanza, la tesi condivisa dai difensori, i quali hanno contestato in particolare l’ipotesi di reato di tentato omicidio intenzionale. Ad esempio, Sabrina Aldi ha contestato che il suo cliente abbia tirato un calcio in testa alla vittima, pur ammettendo la raffica botte dovuta a uno scoppio d’ira: «Il calcio in testa lui non l’ha dato. Era arrabbiato, frustrato e deluso» per un prestito minore mai restituito.

Gli imputati, hanno ricordato i difensori, avevano accettato le sentenze di primo grado senza protestare, «accettando anche una pena non mite ma giusta» e «non sono rimasti impuniti» ha specificato Yasar Ravi.

Inoltre, sempre secondo la difesa, tutti gli imputati hanno riconosciuto di aver sbagliato nei loro comportamenti, si sono assunti le loro responsabilità, hanno collaborato e sono profondamente e sinceramente dispiaciuti. Hanno intrapreso un percorso riabilitativo e sono pronti a cambiare il loro stile di vita, impegnandosi nel mondo del lavoro. Tutte ragioni che hanno spinto i difensori a chiedere una riduzione della pena o la conferma della sentenza in primo grado e, in ogni caso, il respingimento dell’appello promosso dalla procuratrice pubblica. La sentenza è attesa nelle prossime settimane.

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