L'intervista

Stefano Artioli e San Bernardino: «Siamo pronti alle prossime fasi: è un progetto da 500 milioni»

Chiacchierata con l'imprenditore che sta rilanciando la località grigionese: dagli alberghi al cuore del villaggio, passando per gli impianti di Confin che andranno ora sviluppati con nuova seggiovia e snowpark - Ci parla anche dei sogni per Locarno: «Diventerà la capitale ticinese del turismo non solo d'estate»
L'imprenditore ticinese è impegnato su più fronti.
Alan Del Don
Jona Mantovan
26.11.2025 06:00

Dici San Bernardino e non puoi non associare la località turistica a Stefano Artioli. L’imprenditore ticinese fa il punto con il Corriere del Ticino sul progetto di rilancio che sta cambiando volto al villaggio: «Sono consapevole della grande responsabilità». Ci parla anche dei cantieri e dei sogni per Locarno.

Signor Artioli, a che punto è il progetto di rilancio di San Bernardino?
«San Bernardino oggi non è più un render: è un cantiere vivo e una destinazione che ha già riaperto alberghi, piste e servizi. La “fase zero” ha portato alla ristrutturazione di strutture storiche, alla nascita di moderni appartamenti alpini, a nuovi ristoranti e a un forte calendario di eventi nella nuova Raiffeisen Alpine Lounge, come ad esempio il “San Bernardino winter village” (info su sanbernardino-wintervillage.com; n.d.r.). Gli impianti sono ormai di nuovo in funzione dopo anni di stop. Stiamo chiudendo la prima grande fase di riattivazione del villaggio con un insieme di contenuti che stanno portando slancio all’intera destinazione».

Negli scorsi mesi si era detto e scritto che la famiglia Artioli era pronta ad aumentare il budget destinato alla valorizzazione della località turistica, passando da 300 a 500 milioni di franchi. È confermato?
«Non parliamo di un aumento, ma di una naturale evoluzione che segue passo dopo passo il concetto di valorizzazione della destinazione. Abbiamo inserito contenuti che non erano presenti nel masterplan iniziale, come il rinnovo della torre Albarella che diventerà a breve Residenza Albarella, la Raiffeisen Alpine Lounge ed il Club Ermellino, strutture che inizialmente non erano nostre e che abbiamo deciso di acquisire e trasformare per offrire nuovi contenuti a favore di residenti e turisti. Parliamo del budget totale al termine degli investimenti che comprenderanno anche il progetto Acuforta, quello dell’Albarella alta e le varie fasi di sviluppo degli impianti».

Parallelamente era stata ventilata la possibilità di una collaborazione con investitori privati. Sono stati individuati? Che ruolo avrebbero nel progetto di rilancio (settore alberghiero, impianti di Confin, ristorazione, eccetera).
«La regia è della San Bernardino Swiss Alps, ma la porta è aperta a investitori che condividono la nostra visione di destinazione boutique, non di speculazione immobiliare. Già oggi lavoriamo con partner finanziari e con comproprietari di complessi residenziali che hanno approvato importanti interventi di rinnovamento. Per gli impianti di Confin abbiamo fin dall’inizio immaginato un modello pubblico-privato, dove il territorio partecipa alla rinascita di un’infrastruttura che appartiene alla Mesolcina. Stiamo lavorando in questa direzione. È poco più di due anni che siamo all’opera e il percorso è ancora lungo, ma abbiamo intrapreso la strada giusta».

Un intervento molto atteso dai mesolcinesi ma non solo è appunto quello relativo al restyling degli impianti di Confin. A che punto è il progetto? Quando partirà il cantiere? Cosa prevede il progetto per Confin?
«Il primo passo è stato simbolico e concreto: dopo oltre dieci anni abbiamo riaperto Confin, con impianti, piste, ristoranti e servizi operativi. Quest’anno, riattivando l’ultimo skilift ancora inattivo, abbiamo rinnovato tutti gli impianti riportandoli all’operatività del passato. Un investimento importante che ha migliorato ogni elemento. Ora stiamo lavorando sulla fase successiva: una nuova seggiovia, innevamento programmato, integrazione dello snowpark e riattivazione di aree oggi sottoutilizzate, per avere un comprensorio moderno ma a misura di San Bernardino. L’obiettivo è completare il rinnovo degli impianti lungo questa decade, con un’offerta stabile per chi vive la neve in Mesolcina».

Quali le prossime tappe del progetto di rilancio e, soprattutto, quali le tempistiche?
«La traiettoria è chiara: entro il 2026 chiudiamo la “fase zero” con il cuore del villaggio, la nuova Residenza Albarella con ristorante e area wellness e lo storico hotel Ravizza riportato in vita. Tra il 2026 ed il 2028 il focus sarà posto sull’area Acuforta e Albarella Alta, con area wellness e Spa aperta al pubblico, nuovo hotel, appartamenti e spazi per un turismo quattro stagioni. A questo si aggiungerà lo sviluppo degli impianti e l’integrazione di nuovi servizi per valorizzare San Bernardino come destinazione turistica».

Con il progetto la famiglia Artioli cambierà volto, quasi completamente, a San Bernardino. Quanto vi «pesa» questa responsabilità? Non temete che fra 10-20 anni ci possa essere qualcuno che dica «forse era meglio prima» alla luce, ipotizziamo, dell’aumento di pubblico/fruitori della stazione turistica? Non si rischia, insomma, di «snaturare» un paese di montagna?
«Come imprenditore la responsabilità c’è e ne siamo consapevoli ogni giorno: stiamo, di fatto, ridisegnando quasi tutto il volto turistico di un villaggio grigionese che molti ricordano com’era negli anni d’oro. Lavoriamo fianco a fianco con il Comune di Mesocco e le istituzioni e l’obiettivo è quello di trovare le soluzioni migliori per ottenere un consenso ampio, offrendo servizi e rinnovando le strutture esistenti. Per questo con la “fase zero” siamo partiti dal centro del villaggio, per creare un’immagine bella e vivibile di un paese che merita di crescere e svilupparsi dal lato turistico e non solo. San Bernardino è e sarà un villaggio di montagna con servizi di qualità e un’offerta turistica per tutti».

Passiamo ora a Locarno. Le Corti e il Grand Hotel Locarno di Muralto sono due grandi progetti che promettono di rilanciare la città. Che cosa rappresentano per lei? Vale la pena rischiare così tanto? E perché?
«Ci tengo a specificare che Le Corti è un progetto promosso da Artisa Group, guidato da mio figlio Alain, mentre il Grand Hotel Locarno è un progetto di ART Family Office seguito personalmente da me. Questi sono un “biglietto da visita”, perché Locarno è la capitale ticinese del turismo non solo d’estate. È un investimento importante, sì, ma è un rischio radicato nel territorio: la mia famiglia qui ha vissuto, qui lavorano imprese e maestranze ticinesi e il ritorno non è solo economico ma di immagine, posti di lavoro e nuova energia per tutta la regione del Verbano».

Cosa ne pensa degli sviluppi in vista, tra riqualifica del castello Visconteo, della Rotonda e quella di piazza Grande e Largo Zorzi intitolata «Nouvelle belle époque»? È davvero un «nuovo corso» per la città, che passa anche dal Museo di storia naturale?
«Sì, Locarno sta cambiando pelle, e il bello è che pubblico e privato stanno remando nella stessa direzione. La “Nouvelle belle époque” ridisegna un asse continuo dal lago alla Rotonda, passando per castello Visconteo, piazza Grande e Largo Zorzi, con più verde e piazze vissute, non solo scenografie per gli eventi. Le Corti si inseriscono proprio lì: un ponte tra il cuore commerciale e quello culturale del centro. Per noi non è solo un cantiere: è un pezzo di città che si ricuce».

Lido, Cardada, Festival del film e Museo di storia naturale: il futuro Grand Hotel potrà creare dei «collegamenti» tra queste importanti realtà? Sono in vista delle collaborazioni? Quali forme di legami immaginate e a che punto sono? Senza dimenticare che il Festival è nato proprio in questa struttura...
«Il Grand Hotel, storicamente, è stato la culla del Festival del film. Sarebbe quasi innaturale non creare sinergie. Penso a pacchetti dedicati al pubblico e all’industria del Festival, a eventi collaterali nei saloni storici e a un dialogo costante con la direzione per riportare il Grand Hotel nel suo “ecosistema” naturale. Con Lido, Cardada e il futuro Museo di storia naturale vedo lavoro di rete: offerte integrate con soggiorno, lago, montagna, cultura e una comunicazione unica che racconti Locarno come destinazione completa. Noi siamo pronti a collaborare: il vero valore aggiunto è far lavorare insieme attori che finora si sono parlati troppo poco».

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