Il commento

ACB, alla fine ha avuto ragione il cattivo del film

Il Bellinzona si è visto accordare la licenza per la prossima stagione grazie all'ennesimo sussulto d'orgoglio di Pablo Bentancur, allo stesso tempo padrone e schiavo della creatura granata - Attorno al club è stata fatta terra bruciata: di chi è, quindi, la festa?
Massimo Solari
22.05.2025 21:30

«O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo». Pablo Bentancur, a differenza di Batman e di una delle più celebri frasi della trilogia del Cavaliere oscuro, non è un eroe. E ciò nonostante il mezzo miracolo che ha permesso all’AC Bellinzona di staccare in extremis la licenza per la prossima stagione di Challenge League. I toni del patron granata, e soprattutto una situazione societaria che non ha mai conosciuto la cristallinità, avrebbero potuto spingere la Swiss Football League in un’altra, dolorosa direzione. E invece, la testardaggine di don Pablo e la credibilità degli argomenti presentati all’Autorità di ricorso hanno fatto breccia. Ancora. E quando, concretamente, s’iniziava a temere il peggio. Lo Sciaffusa e la sua nuova proprietà non hanno saputo fare altrettanto.

«È un giorno di festa» ha affermato, con il sorriso dei giorni migliori, il presidente Brenno Martignoni Polti. Già, ma festa per chi? Per i «veri tifosi», come li definisce Bentancur, continuando ad allargare il fossato tra sé e la frangia più sfrontata dell’oramai sparuto pubblico granata? Per «la Svizzera italiana» e i suoi «giovani talenti», come sostiene Martignoni Polti, sorvolando sulla composizione della rosa e il disinteresse mostrato negli anni per un Team Ticino vieppiù claudicante? Per la Città, a lungo bistrattata e con cui andrebbe una volta per tutte delineata una visione comune? Per i pochi giocatori con un contratto valido per il prossimo campionato, in attesa che il Comunale si trasformi nel solito hub per arrivi e partenze? No, la verità è che all’ACB continua a mancare un’anima. E al netto dei «tanti messaggi e dell’affetto» che il «pres» ha giurato di aver ricevuto, l’oggettivo distacco con cui la piazza ha scrutato gli ultimi, concitati giorni suggerisce molto circa la cagionevolezza del progetto.

Oddio, progetto. Da un paio di stagioni a questa parte, la società è in vendita. Quello che ha da offrire, tuttavia, è solo un azzardo. Uno dei tanti, invero, in una realtà come quella svizzera che - salvo rari casi - non favorisce affari ed euforia. Il primo a esserne consapevole è proprio Bentancur, padrone e al contempo schiavo di una creatura capace del meglio (in campo, sì) come del peggio (a livello amministrativo e istituzionale). A ben guardare si tratta di un’assicurazione sulla vita, che per quanto precaria resiste alle avversità. Il patron, detto altrimenti, merita di essere creduto quando afferma che non lascerà mai l’ACB alla deriva. Insomma, la gestione solitaria del club - figlia sia del totale disimpegno locale, sia di un volontario isolamento - comporterà un passaggio di testimone laborioso. Anche perché la SFL continuerà a ritenere il Bellinzona un osservato speciale. E se subentreranno nuove figure, davvero saranno più meritevoli dell’attuale proprietario?

L’unica certezza, oggi, è che il club è da considerarsi degno della Challenge League. Non è poco. E non era scontato. In un contesto arido e persino astioso, è servito l’ennesimo sussulto d’orgoglio di Bentancur. Un eroe? «No, io sono il cattivo del film» riconobbe Pablo in un’intervista rilasciata al CdT nell’estate 2023. Non si sbagliava. 

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