Il caso

«Non è la mia rivincita, ora posso lasciare»: ma Bentancur dirà davvero addio?

Bellinzona, l'ACB festeggia per aver ottenuto la licenza - Ma se il club è pronto a ripartire, il patron granata è intenzionato a vendere - Non è però affatto escluso che (in parte) resti - Sulla panchina confermato mister Sannino
Finalmente si può tirare un grande sospiro di sollievo. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
22.05.2025 13:18

«Ha prevalso la via della giustizia e della verità. Quest’ultima è emersa e ciò fa onore alla Swiss Football League (SFL). Diversamente sarebbe stato difficile. Avremmo anche potuto prendere delle scorciatoie. Ma non l’abbiamo fatto. È stato un grande lavoro di squadra che ci permette ora di ripartire. Come club e con la Città e con tutti i tifosi». La spada di Damocle sulla testa dell’Associazione calcio Bellinzona (ACB) non c’è più. La società granata, come abbiamo riferito stamattina, ha ottenuto in seconda istanza la licenza per poter continuare a giocare in Challenge League sotto la guida del riconfermato Giuseppe Sannino. Comprensibile la soddisfazione nelle parole del presidente Brenno Martignoni Polti nell’improvvisata conferenza stampa. Al suo fianco il capitano Dragan Mihajlovic (che ha prolungato il contratto) e, soprattutto, anche se un po’ defilato, il patron e consulente sportivo Pablo Bentancur.

Un lavoro di squadra

È proprio al manager peruviano, caparbio ed orgoglioso, che si deve in primis la più importante vittoria della stagione. Ha rischiato tutto, nella fattispecie non depositando - entro lunedì a mezzogiorno - la garanzia bancaria supplementare da mezzo milione di franchi come ordinato dalla Commissione di ricorso. Era ed ovviamente resta convinto che la situazione finanziaria è solida. E ciò è stato confermato, dapprima, dall’Autorità di ricorso e, in seguito, dalla Commissione delle licenze della SFL. Dopo averlo fatto sul campo, raggiungendo l’agognata salvezza, l’ACB può festeggiare pure a livello burocratico e giuridico. Hanno contribuito al successo la famiglia Bentancur (il figlio Pablito è amministratore unico della società anonima), il timoniere Martignoni Polti e poi il team di avvocati composto da Luca Tettamanti, Pierluigi Pasi ed Adriano Sala nonché il fiduciario Stefano Camponovo e Pietro Minotti (collaboratore del sodalizio). «No, non è la mia rivincita. Ho sempre creduto nella nostra battaglia. L’ultima partita di campionato allo stadio Comunale, quella vinta contro il Thun neopromosso in Super League, mi ha fatto battere il cuore. Ho sentito l’affetto dei veri tifosi, di quelli che ci sono sempre stati vicini. Rimarrà un ricordo indelebile», ha osservato il patron granata.

Quella tribuna piena

Pablo Bentancur, come ci ha confidato l’ultima volta nell’intervista di sabato scorso, non ha mai fatto mistero di voler vendere il club. Tre i possibili acquirenti, i più papabili: una società di Zurigo, un gruppo di spagnoli ed una cordata di Dubai. Se dovessimo scommettere un franco lo punteremmo sugli imprenditori svizzero tedeschi. Quindi l’avventura del procuratore sportivo sudamericano all’ombra dei castelli è davvero finita? «È il momento di andare via. Voglio vendere. Quello che la mia famiglia doveva fare l’ha fatto. Che gioia la tribuna piena di tifosi a sostenerci e senza nessuno che insultava me o mio figlio», ci ha confidato, di nuovo.

Gli scenari possibili

Però non è detta l’ultima parola, tanto più dopo averla spuntata a Berna, negli uffici della lega. «Pablo Bentancur ha sempre detto che non lascerà mai l’ACB in difficoltà. Prima vuole assicurarsi che chi è interessato a rilevarlo abbia un progetto serio e le risorse finanziarie per portarlo avanti. Ecco che, quindi, non mi stupirei se almeno all’inizio rimanesse ancora un po’, per dare una mano al futuro proprietario o, chissà, in altri ruoli», ha affermato, dal canto suo, Brenno Martignoni Polti. Non è affatto da escludere, insomma, che il manager peruviano possa cedere la maggior parte delle azioni della SA, ma tenerne una parte. Essere ancora parte attiva, e protagonista, della «ripartenza» del sodalizio fondato nel 1904. È la parola, quest’ultima, che è stata ripetuta spesso sia dal presidente sia dal capitano Dragan Mihajlovic. «Abbiamo avuto paura, non lo nascondiamo. Nel recente passato la SA è fallita. In città c’era il timore di dover rivivere quei brutti momenti, anche se il rischio in questo caso era la retrocessione in Promotion League», ha puntualizzato il centrocampista.

E domani si gioca?

«La mancata licenza sarebbe stato un colpo basso. Per il club e per il settore giovanile. Ma altresì per Bellinzona, ovvio, e per il Ticino intero, che merita di avere due squadre ad alti livelli», ha annotato Martignoni Polti. La documentazione prodotta è stata ritenuta «completa, dettagliata e seria. Abbiamo provato la solidità finanziaria della società». Non solo. A fronte della conferma della vendita di due giocatori al Sion per 650.000 franchi e di altre imminenti cessioni (che, ci risulta, dovrebbero portare nelle casse granata 2,5 milioni), la SFL ha ridotto la garanzia. Dando fiducia all’ACB. «Non nego che ad un certo punto temevamo che la discussione potesse spostarsi dagli aspetti giuridici a quelli ‘politici’. Invece per fortuna ora siamo qui a festeggiare. E domani andremo a Sciaffusa per l’ultima partita della stagione». Sempre che la squadra allenata da Hakan Yakin (incavolata per la decisione della lega) scenda sul rettangolo verde.

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