L'editoriale

Dismissioni e Cantone, a Lugano lo scontro è servito

Il Municipio ha presentato la strategia per contenere il debito pubblico e il dibattito si è già acceso – Il municipale Raoul Ghisletta si è smarcato, mentre il sindaco Michele Foletti ha criticato il Cantone
Nico Nonella
24.10.2025 06:00

Abitualmente, le conferenze stampa di presentazione dei conti pubblici suscitano lo stesso entusiasmo che si potrebbe provare nell’assistere a una gara tra sommergibili. Tra previsioni, cifre non ancora definitive e termini come rating, ammortamenti e avanzo di esercizio è raro assistere a sussulti clamorosi. A meno ovviamente di disavanzi da horror oppure di scoppiettanti polemiche politiche.

Ecco, ieri è stata l’eccezione che conferma la proverbiale regola. Non per l’entità del disavanzo stimato – che è anzi piuttosto contenuto: -4,2 milioni di franchi – ma piuttosto per la portata del Piano finanziario e della strategia della Città per contenere il debito pubblico (che senza interventi correrebbe verso quota 1,5 miliardi) e per il dibattito che si è già acceso sul tema delle finanze, ma non solo.

A sganciare la prima «bomba» ci ha pensato inviperito il sindaco, Michele Foletti, che non ha usato troppi giri di parole: i rapporti con il Cantone non stanno funzionando. I due Esecutivi si guardano ormai in cagnesco, ma i tempi in cui il binomio Giorgio Giudici-Giuliano Bignasca picchiava regolarmente i pugni sul tavolo del Governo, ottenendo concessioni, sono tramontati. Erano altre dinamiche, e Lugano nella sala dei bottoni aveva qualche rappresentante in più.

Tornando al presente, a irritare e non poco il sindaco è stata una comunicazione arrivata a inizio mese in cui Palazzo delle Orsoline informava «senza preavviso» dei nuovi oneri a carico dei Comuni. Il prossimo anno Lugano verserà 186,4 milioni di franchi sotto forma di spese di trasferimento, ossia di contributi, ad esempio, per gli oneri AVS/AI, per le case anziani e per la comunità tariffale. Troppi, per la Città, soprattutto se si considera che continuano ad aumentare. «Ci sentiamo presi in giro da un Governo in probabile difficoltà», ha tuonato Foletti. E in effetti stride un po’ il fatto che Lugano ha presentato un Piano finanziario con orizzonte 2033, con una seconda manovra da 23 milioni all’orizzonte e un piano di «dismissioni» da 306 milioni – mettendoci la faccia, come detto dal capodicastero Finanze Marco Chiesa – mentre il Cantone dà l’impressione di essere silente e di non avere risposte pronte da dare ai cittadini e ai Comuni.

Il secondo sussulto lo ha regalato il municipale Raoul Ghisletta un’ora dopo la fine della conferenza stampa. In una nota, il capodicastero Edilizia pubblica ha sfoderato l’artiglieria pesante e criticato il Piano finanziario, definendolo «ingiusto, inaccettabile e ingannevole». Un tackle, quello di Ghisletta, che segue le polemiche in Municipio degli scorsi mesi, incentrate sul PSE, e che contrasta con la collegialità di un Esecutivo. E che rischia di minarla ulteriormente, ridando linfa a malumori mai realmente scomparsi.

Certo, è più che auspicabile che il Piano finanziario e le «dismissioni» non vengano accettate all’unanimità ma, anzi, che siano al centro di un dibattito politico. Ghisletta, gli va dato atto, ha il merito di averci sempre messo la faccia e ha trainato la sinistra cantonale quando si era un po’ arenata sul «decreto Morisoli», promuovendo un referendum che raccolse le firme per andare alle urne (ma venne sconfitto). Forse la sua uscita avrà il merito di animare il dibattito politico sulle finanze della Città, ma verrebbe da chiedersi perché non sia stato il «suo» gruppo a prendere posizione.

Il Consiglio comunale sarà ora chiamato ad avallare le scelte del Municipio, e se non dovesse essere d’accordo su alcuni punti avrà tutto il diritto, ma soprattutto il dovere, di dirlo. Proponendo, però, delle alternative. Mettendoci la faccia.

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