L'editoriale

Ignazio Cassis e i pro-Pal: l'assurdità di manifestare con violenza

I disordini di venerdì scorso a Bellinzona sono un segnale negativo da cogliere subito e senza esitazioni
Paride Pelli
22.09.2025 06:00

I disordini di venerdì scorso a Bellinzona sono un segnale negativo da cogliere subito e senza esitazioni. Nel nostro cantone, infatti, capita davvero molto di rado che metà del pubblico non riesca a entrare a un evento al quale desidera assistere e che un consigliere federale, Ignazio Cassis, atteso tra gli ospiti della conferenza, debba essere scortato all’interno. Scene che si sono registrate, appunto, al Teatro Sociale, dove una legittima manifestazione a sostegno della Palestina è degenerata in ore di tensione con tanto di insulti, sputi e lanci di liquidi, anche all’indirizzo di un nostro giornalista.

A inquietare è pure la constatazione che la polizia era presente ma che alla fine i facinorosi sono riusciti lo stesso a far trascendere la situazione, prendendosela con chiunque passasse da quelle parti. Perché le forze dell’ordine non sono intervenute in maniera più efficace, per garantire la totale incolumità dei partecipanti alla conferenza ed evitare così spiacevoli tensioni e scongiurare incidenti più gravi? Per tacere della metà del pubblico che è riuscita ad accedere alla conferenza stessa, dedicata ai bilaterali con l’UE, organizzata dalla Camera di Commercio e dalla Società svizzera di politica estera, ma che è rimasta «imprigionata» per diverso tempo nell’edificio fino al ritorno della normalità. Il paradosso è che le attuali manifestazioni di denuncia della tragedia umanitaria in corso a Gaza, compresa dunque quella di Bellinzona, si stanno svolgendo in un momento di crescente e trasversale consenso politico a favore della Palestina. Sempre più Stati, e lo vedremo anche nei prossimi giorni all’Assemblea generale dell’ONU, hanno deciso di riconoscere la Palestina e probabilmente altri li seguiranno in futuro su questa strada. Forse anche la Svizzera. In generale, l’orrore in corso nella Striscia è sempre in prima pagina sui media e nei programmi di politica estera delle cancellerie.

Non si fa abbastanza? Può essere, ma di certo il tema è presente nelle coscienze di tutti. Quello invece che fa specie è che una parte dei manifestanti, anziché cavalcare positivamente questa tendenza globale, si sia convintamente lasciata andare a scene da brivido, utilizzando come strumento la violenza che loro stessi denunciano. Eppure, in tanti sarebbero dalla loro parte. Il direttore della Camera di Commercio, Luca Albertoni, ha addirittura dichiarato: «La protesta è legittima e avremmo anche dato voce ai manifestanti se si fossero presentati in maniera educata e civile». In altre parole, alcuni partecipanti del Coordinamento unitario a sostegno della Palestina, organizzatore del «presidio rumoroso» poi degenerato, hanno preferito farsi ascoltare nel modo più anti-democratico possibile. È la dimostrazione, appunto, che anche in Ticino ci sono realtà pronte, più che al dialogo e alla legittima protesta, a creare tensioni inutili e del tutto controproducenti per la loro causa, persino quando è giusta. No, non è un bel segnale.