Maleducati con esperienza
Al supermercato di quartiere passo davanti al settore frutta e verdura dove osservo una donna intenta a palpare a mani nude tutte le pesche esposte. Avvicinandomi le sussurro: forse sarebbe meglio che usasse gli appositi guanti. «Forse sarebbe meglio che ti facessi a cavoli tuoi», mi risponde secca, tra l’altro usando un linguaggio decisamente più colorito di quello della trascrizione. Stesso negozio – ma fortunatamente in un altro giorno – mentre mi avvicino alla cassa con il mio carrello della spesa, vengo quasi spintonato da un uomo che senza troppe cerimonie e incurante del mio accenno di protesta, mi passa davanti borbottando e depositando la sua mercanzia sul rullo davanti alla cassiera.
Due episodi di chiara maleducazione che hanno un tratto in comune: sono stati perpetrati da anziani. E non si tratta di un doppio caso isolato, sono infatti sempre più frequenti gli episodi di questo tipo che riguardano persone di una certa età che si comportano con un elevato grado di prepotenza: quando guidano e non rispettano le regole della circolazione, svoltando dove e quando pare loro senza usare le frecce e fregandosene bellamente degli altri occupanti della strada, attraversando la stessa quando e dove vogliono insultandoti pesantemente se glielo fai notare, occupando interamente marciapiedi incuranti di ciò che accade loro. Ma anche in molti altri contesti della civile convivenza, dai pubblici esercizi alle realtà condominiali all’interno delle quali sono spesso i meno tolleranti nei confronti di chiunque – soprattutto i bambini – e dove scambiano la cortesia di un tempo nei confronti di chi ha i capelli bianchi (cedi il passo alle persone più vecchie di te, sii gentile e rispettoso nei loro confronti – ci raccomandava il semplice e genuino galateo dei nostri genitori e dei nonni) per un diritto acquisito da esercitare sempre e comunque, talvolta sfoderando una feroce arroganza nei confronti di chi non si piega ai loro desiderata.
Un comportamento questo che vede protagonista soprattutto i componenti di quella generazione che, raggiunta la maggiore età negli anni Sessanta pervasi dai venti della ribellione, oggi quei sentimenti ribelli li applica secondo personali e spesso sgradevoli parametri. Con due pessimi risultati: incrementare ulteriormente quelle tensioni nei rapporti interpersonali che negli ultimi tempi, specie dopo lo sciagurato biennio pandemico le cui scorie sono ancora lungi dall’essere smaltite, sono aumentate esponenzialmente e, soprattutto, fornire un pessimo esempio alle giovani generazioni che, vedendo coloro che dovrebbero essere i depositari di una certa esperienza e saggezza adottare determinati atteggiamenti, possono sentirsi se legittimati a comportarsi di conseguenza.