I «lupi solitari» si risvegliano carichi d'odio e imprevedibili

Aspettavano il «richiamo della foresta» e sono usciti in caccia per uccidere. Prima nel liceo di Arras in Francia, con il professore assassinato da un ex studente di origine cecena. Subito dopo la scorreria nelle vie di Bruxelles condotta da un immigrato tunisino infatuato dell’Isis. Due le vittime innocenti.
Storie separate, storie unite dall’odio crescente. Alimentato da troppe spinte: il Corano bruciato in Svezia, i sermoni di fuoco di cattivi maestri, il drammatico conflitto in Medio Oriente, con un bilancio spaventoso. Sono le condizioni ideali per scatenare la tempesta perfetta, dove possono muovere esaltati, squilibrati, estremisti solitari e piccoli nuclei. È il terrorismo «d’ambiente», una bolla «radicale» che ispira anche chi non è collegato direttamente ad una fazione, anche se i due grandi fari jihadisti - al Qaeda e e Stato Islamico - sono pronti a sfruttare il momento.
Nessuno è opportunista come loro, infatti i seguaci del Califfato hanno rivendicato l’attentato nella capitale belga, assunzione di responsabilità arrivata dopo la morte del killer. Raramente il movimento mette cappello se il mujahed resta in vita. Non è previsto, non corrisponde al rituale della missione sacrificale, quella che esclude il ritorno alla base che, spesso, è l’abitazione dell’omicida. Il terrore in Europa, per ora, non ha cambiato faccia, linee, comportamenti.
Il pericolo maggiore è rappresentato dal singolo, etichettato come «lupo solitario», anche se a ben vedere lo è in parte. Alle spalle ha un’ideologia, dei riferimenti, dei modelli e poco importa l’affiliazione o meno ad una sigla. Certo, il dato è rilevante sotto l’aspetto investigativo ma non cambia l’impatto sulla società e sui cittadini, spaventati da predatori spuntati all’improvviso. I due episodi citati riportano al passato recente. Il ceceno ha colpito perché odiava la scuola, l’insegnamento, la cultura francese, la democrazia. Ho sintetizzato le sue parole per dare il senso. Un giovane cresciuto in una famiglia dove la violenza era quotidiana, tra le pareti del suo appartamento.
Il quarantenne nordafricano, arrivato in Europa con un barcone approdato a Lampedusa, ha poi girato mezzo continente riuscendo a evitare l’espulsione. Un classico esempio di «nomade della guerra santa», vocazione magari nascosta quando era coinvolto in traffici di migranti e ostentata, invece, nei contatti con amici. Rispetto ad altri ha usato un fucile, un passo in più rispetto al coltello, alla vettura trasformata in ariete sulla folla, alla mannaia. Sono militanti che vagano, covano rabbia, sognano di emulare i guerriglieri, non sempre lasciano trasparire le loro intenzioni, magari si limitano a sortite verbali. La polizia scheda molti di questi individui, ne segue alcuni da vicino. Gli inquirenti devono capire se si tratta di una testa calda, di un velleitario, di un piccolo bandito, di una mente instabile oppure se queste componenti vanno a sommarsi a idee oltranziste. Fonti ufficiali hanno sottolineato come in Francia siano state censite 30 moschee dove prevalgono tendenze ultra-integraliste, con una dozzina di imam seguiti con attenzione per la medesima ragione. Poi un dato duro: almeno mille i minori classificati come pericolosi. I numeri parlano da soli, spia di un fronte esteso marcato da un pendolo continuo, difficile racchiudere in una sola definizione la persona tenuta d’occhio. Infatti, è nata la definizione di profilo caotico. L’assassino che vive ai margini, quello che scatta perché «sente le voci» e chi reagisce ad una convocazione al commissariato. Stati d’animo e situazioni mescolate al messaggio jihadista.
La guerra di Gaza, con l’assalto di Hamas, però può potrebbe convincere gli estremisti ad organizzare un’operazione in stile Bataclan coinvolgendo un commando. Le basi e i kibbutz israeliani devastati vengono visti come il segno di una vittoria, un’incursione da ripetere in una qualsiasi città europea. Le nostre intelligence sono meglio preparate rispetto al passato, conoscono il nemico, però non hanno margini di errore. Ai terroristi dell’Ira piaceva scorticare i nervi dei britannici con una frase semplice: voi dovete essere sempre fortunati (nello sventare l’attentato), a noi basta una sola volta.