Il commento

I più deboli pagheranno una crisi nata da indecisioni e scelte sbagliate

Da settembre in poi per le famiglie si annunciano tempi difficili
Mauro Spignesi
19.06.2022 14:00

Forse è meglio andare in vacanza e non pensarci. Almeno per ora.

Perché da settembre in poi per le famiglie si annunciano tempi difficili. Lo spieghiamo negli approfondimenti de La Domenica, dove ci siamo concentrati su quello che è sotto gli occhi di tutti, cioè un aumento dei costi che andranno a incidere nei bilanci familiari. Specialmente in quelli dei nuclei che hanno entrate modeste, di coloro che arrivano giusti giusti a fine mese, tagliando tutto ciò che è possibile per chiudere i conti senza indebitarsi (quando ci riescono). Per tanti, per una parte importante della popolazione ticinese che può contare su salari bassi, o per chi vive da solo, questa è la quotidianità, il vero problema pratico che va al di là delle previsioni di centri studi ed economisti.

Perché la parte debole della società è la prima ad avvertire il cambiamento. In positivo o in negativo. E quella in corso, con l’inflazione che si è riaffacciata sulla scena per annunciare nubi all’orizzonte, rischia di diventare la tempesta perfetta.

Da una parte c’è un aumento dei costi dell’energia, anche per effetto della guerra in Ucraina, dall’altra l’aumento delle materie prime. Tenendo conto che i premi della cassa malattia cresceranno puntualmente come accade ormai da anni e che il prezzo del carburante è già aumentato, non c’è affatto da stare allegri. Senza contare che da settembre in poi andranno necessariamente riviste anche le spese per il riscaldamento delle abitazioni, sia per chi è allacciato alla rete elettrica sia per chi deve riempire i tank di olio combustibile. Questo se non arriveranno sorprese, come l’aumento di alcune imposte. Poi, c’è il costo del denaro: per chi deve rinnovare un’ipoteca deve precedere una rata più alta.

Da questa situazione si può uscire (come suggerisce l’economista Jessy Assi) con formule nuove, mutando drasticamente i comportamenti di noi consumatori, cercando di capire che siamo nel mezzo di una crisi che non è passeggera ma strutturale perché dopo che la Russia ha chiuso i rubinetti dell’energia i nodi sono rapidamente venuti al pettine. Ma è anche vero che le soluzioni che ci obbligano a cambiare prospettiva devono partire subito, ma hanno bisogno di una nuova sensibilità. E invece nell’immediato serve colmare la perdita di potere d’acquisto delle famiglie che rischiano oggi di pagare anche scelte sbagliate degli ultimi anni, come quella del clima e della risposta troppo debole per contrastare l’eccesso di C02.

Il problema è che a fronte di questi rincari i salari rischiano seriamente di restare fermi. Le aziende hanno già messo le mani avanti spiegando che anche loro devono far fronte a nuovi rincari, che se da una parte si rifletteranno inevitabilmente sul consumatore, dall’altra freneranno aumenti in busta paga. Eppure o ci sarà un ritocco verso l’alto degli stipendi per colmare almeno in parte quando viene rosicchiato dall’inflazione o i bilanci familiari andranno drammaticamente in rosso.

Correlati
Sopraffatti dal carovita
Prezzi all’insù, tenore di vita giù – «Poveri e ceto medio vanno sostenuti» osserva l’economista – Mentre Mister Prezzi chiede trasparenza alla lobby petrolifera