Il reportage

L'odissea della signora Carmen, in Val Colla

A 91 anni prende l'Autopostale tutti i giorni e va fino a Lugano – Ora, per colpa della frana del Lavinone, tutto è più complicato – Abbiamo viaggiato con lei
©Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
22.06.2025 20:15

Carmen Petralli è la pendolare più anziana della Val Colla. Nonostante l’età - 91 anni - non molla il colpo neanche adesso, che la frana del Lavinone ha quasi raddoppiato il tempo del viaggio. Sale sulla Posta delle 12.33 da Scareglia e si prepara ad affrontare 15 km di tornanti a gomito e saliscendi impetuosi, come un marinaio abituato alla tempesta. Il mal d’auto - o mal di Valle - è il problema principale per chi percorra oggi l’unico collegamento rimasto tra la Valle e il resto del mondo, ossia la via Cantonale - «al stradòn» - che sale da Tesserete passando per Maglio di Colla. Un susseguirsi di curve, strettoie e ripide deviazioni che hanno nauseato la Domenica - sia il giornalista che la fotografa - durante il viaggio d’andata, sulla Posta 447 e poi 448 (cambio a Maglio). Al ritorno è andata anche peggio.

Fuori dal mondo

Carmen aspetta alla fermata di Signôra per fare la dimostrazione. È una donna d’altri tempi, tipica della Valle: tenacia montagnina ma modi di città. Gli ottimi collegamenti con Lugano hanno urbanizzato la Val Colla, nelle abitudini degli abitanti più che nel paesaggio, da quando nel 1950 è stata costruita la cantonale «veloce» S313 che passa per Corticiasca. Carmen scende in città per andare dal parrucchiere e comprare alcune «cosette». Poi ha appuntamento dal fisioterapista.

«Non mi sono mai sentita fuori dal mondo» dice mentre l’autista frena bruscamente per evitare un’auto in salita. «Con questa nuovo giro però il viaggio è diventato più faticoso». Il mese scorso la Valle è tornata indietro improvvisamente di 75 anni, con la decisione del Cantone di bloccare la S313 tra Insone e Scareglia.

La cantonale S313 danneggiata in prossimità della frana del Lavinone
La cantonale S313 danneggiata in prossimità della frana del Lavinone

La zona instabile nota come frana del Lavinone è monitorata da tempo e gli ultimi movimenti preoccupanti hanno costretto il Dipartimento del Territorio ha una scelta drastica. Il patriziato e la popolazione hanno reagito con proteste e una raccolta firme (giunta a 994 adesioni) per chiedere di non essere abbandonati a sé stessi. La strada, a quanto è emerso settimana scorsa dalle risposte fornite dal governo a un’interpellanza presentata da Sara Beretta Piccoli e altri deputati, sembra destinata a rimanere chiusa a tempo indeterminato.

Tenetevi forte

«È veramente un peccato» lamenta Carmen con l’assenso di altre due passeggere ultra-ottantenni, la signora Ausilia e la signora Mariangela, che si tengono ai corrimano per evitare di cadere tra una curva e l’altra. L’Autopostale tra stretti tornanti sale a Bogno e poi riscende, s’inerpica sulla deviazione per Certara in una dozzina di tornanti. L’autista Pasquale è un timoniere impareggiabile: fatti due conti, si spara 140 tornanti al giorno solo su questa salita. «La sera fanno un po’ male le spalle» ammette.

Carmen conosce tutti gli autisti e li definisce «degli eroi», con affetto ricambiato. Ma per quanto la riguarda, complice l’età, il nuovo lungo viaggio a cui è costretta assieme a centinaia di vallerani (tra cui un centinaio di scolari) ha effetti anche peggiori. Ha dovuto ridurre le trasferte giornaliere a due-tre volte la settimana. «Tutti questi tornanti e saliscendi mi causano degli scompensi, quando arrivo a destinazione devo sedermi per riprendermi».

Eppure Carmen, ma anche Ausilia e Mariangela hanno una resistenza fuori dalla norma. A metà della salita per Cimadera il giornalista e la fotografa devono scendere dal bus per la nausea: loro invece proseguono la salita, e poi tornano giù stanche ma sorridenti.

«Forse è tutta questione di abitudine» sorride Carmen. Dopotutto tra le balze della Val Colla è nata e cresciuta. A Signòra - di cui è patrizia - fino al 1992 ha gestito l’unica osteria, la Ziròla, e anche l’ultima. Un tempo in paese c’erano anche un ufficio postale, negozi e le scuole elementari. «Adesso non c’è più niente» dice sconsolata mentre l’autista fa l’ennesima frenata per evitare un’auto. «La strada è stretta e d’inverno ne vedremo delle belle» commentano le passeggere.

La paura dello spopolamento

Carmen guarda perplessa fuori dal finestrino. Pensa al passato della Valle e al futuro: senza dei buoni collegamenti, ha paura che i paesi si svuoteranno ancor più di adesso. «Chi verrà più a vivere fin quassù?» ragiona. «Per le famiglie è una bella sfida». Intanto sull’Autopostale sono saliti, una fermata dopo l’altra, quattro adolescenti diretti a Tesserete a fare festa: è appena finita la scuola. «Io non me ne andrei mai dalla valle, è più tranquillo e ci si diverte di più» assicura un 13.enne che si è piazzato nell’ultima fila. Carmen ammette che ormai scende in città «più che altro per sfuggire alla malinconia» e dopotutto il suo scopo è lo stesso dei 13.enni: divertirsi in compagnia. Dopo gli ultimi tornanti a Oggio la strada si fa più piacevole e il paesaggio più urbano. Ormai il bus è pieno. Se le autorità hanno davvero abbandonato la Valle - opinione diffusa a bordo - i suoi abitanti non fanno lo stesso. E accompagnano numerosi la signora Carmen, nella sua nuova odissea quotidiana.

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