L'evento

«I Måneskin? A Montreux hanno folgorato tutti»

Arrivati all'ultimo giorno di musica, per la 56. edizione del Jazz Festival è il momento di bilanci — Abbiamo parlato con il CEO Mathieu Jaton — LE GALLERY
Giacomo Butti
16.07.2022 19:30

Da Nick Cave a John Legend, passando per i Måneskin. Il Jazz Festival di Montreux aveva promesso, alla ripresa dopo un anno di stop (2020) e uno in versione “mini” (2021) dovuti alla COVID, un’edizione memorabile. Novità di quest'anno, la nuova e fiammante "Lake House", localizzata nel "Petit Palais" (struttura posta di fronte al celebre Fairmont Le Montreux Palace), è stato il cuore pulsante dell'edizione. Ed è proprio nella Lake House che ieri gli organizzatori hanno incontrato la stampa per fare un bilancio dell'evento 2022 e parlare del futuro. Qui abbiamo avuto l'occasione di intervistare il vicepresidente e direttore generale de Jazz Festival di Montreux, Mathieu Jaton.

La gallery delle foto migliori dall'Auditorium Stravinsky, selezionate dal Festival:

Difficoltà e successi

In conferenza stampa, Jaton ha preso la parola non senza un po’ di emozione. Anzi è con una pausa dovuta alle lacrime che ha spiegato: «È un grande piacere essere qui con voi a parlare di questa edizione di Montreux Jazz Festival. Molti l’hanno definita l’edizione del ritorno alla normalità. Ma non chiamatela così. È stato un festival fuori norma, pieno di momenti magici e, non lo nascondo, di difficoltà».

Difficoltà. Perché nonostante il via libera sanitario, gestire un simile evento in epoca (ancora) pandemica non è stato evidente. «Vivere con gioia e leggerezza questa edizione è stato difficile. La COVID ha posto un'infinita serie di complicazioni, dal possibile contagio di artisti (e in due casi è successo: gli spettacoli a pagamento di Clairo e The Regrettes sono stati annullati per positività, ndr) alla cancellazione di voli, perdita di bagagli e simili». E simili difficoltà, ovviamente, si sono riscontrate anche fra gli addetti ai lavori. «Ma nonostante tutto, il duro lavoro ha pagato». Già, perché dati alla mano, sommando i 450 eventi gratuiti e 70 concerti a pagamento, solo una manciata sono stati cancellati.

Mathieu Jaton in conferenza stampa. © FFJM 2022/Marc Ducrest
Mathieu Jaton in conferenza stampa. © FFJM 2022/Marc Ducrest

Ma anche momenti magici, dicevamo. Nel 2021, ha evidenziato Jaton, «abbiamo proposto un Festival dal motto “Small is beautiful” (“Piccolo è bello”, ndr). Per la nostra 56. edizione abbiamo voluto rischiare e non tornare esattamente agli standard del 2019, ma continuare una rivoluzione cominciata in epoca pandemica, proponendo una serie di innovazioni e progetti inediti». A partire dalla già citata Lake House, che su tre piani ha proposto una profusione di esperienze culturali, artistiche e festive nell'intimità di otto sale. Ed è proprio sul concetto di intimità che insiste Jaton: «Nella tranquillità della Biblioteca contenuta nella Lake House ho visto giovanissimi lasciarsi stupire dalle musiche dei nostri cataloghi. E al concerto all'Auditorium Stravinsky abbiamo potuto assistere a un momento unico, quando Diana Ross (all'ultima data della sua carriera in Europa, ndr) ha invitato tutti i parenti a unirsi a lei sul palco. John Legend è stato visto camminare tranquillamente insieme alla famiglia su lungolago». Insomma, obiettivo centrato: alla 56. edizione, spettatori e artisti si sono uniti nella musica come non mai.

Ma parliamo di dati. Sotto un sole splendente su tutto l'arco del Festival, a presenziare è stato un gran numero di visitatori: ben 17 le esibizioni a pagamento da "tutto esaurito". «La promozione di concerti gratuiti non ci permette di fornire una cifra esatta dei partecipanti. Stimiamo tuttavia, grazie a calcoli eseguiti sul numero di mezzi privati presenti e sull'ampio utilizzo di trasporti pubblici, che gli spettatori siano stati circa 250 mila». È record? Jaton non si sbilancia. «Nelle edizioni pre-COVID abbiamo toccato spesso quota 230-240 mila. Diciamo che nel 2022 si è raggiunta la fascia alta di frequentazione». E anche la versione streaming del Festival sembra aver avuto un buono successo, anche se per quella non sono ancora disponibili dati. Ma il CEO ha spiegato: «Ci ha stupiti l'alta partecipazione, online, di statunitensi e canadesi. Molto maggiore rispetto a quella europea».

Dai Måneskin alle polemiche su Depp

A colloquio col CdT, il direttore generale della manifestazione si è lasciato andare a considerazioni più personali. A partire dall'esibizione di una band cara alla vicina Italia e ormai famosa in tutto il mondo: i Måneskin. Il gruppo si è esibito nell'Auditorium Stravinsky nella serata del 12 luglio. «La possibilità di poter ospitare un fenomeno artistico come lo sono i Måneskin per noi è già un grande regalo», ci spiega. «Lo ammetto, sono rimasto molto colpito dalla loro performance. Sono giovani, giovanissimi, e hanno un'energia incredibile. Quando sono entrato nell'Auditorium, per me è stato come mettere le dita nella presa elettrica. Sono stato fulminato per un'ora e mezza, e non ero l'unico: il pubblico era "on fire". Credo che il loro sia stato uno dei più grandi momenti dell'edizione. Hanno già un grande successo, ma continueranno a crescere».

L'esibizione dei Måneskin? Come mettere le dita nella presa elettrica: mi hanno fulminato
Mathieu Jaton, direttore generale del Montreux Jazz Festival

E a proposito dei Måneskin. In Italia una settimana fa il loro concerto a Roma aveva sollevato una serie di critiche: «Causeranno un'esplosione di contagi da COVID-19», accusavano molti. Anche a Montreux, più in generale, stampa e popolazione hanno lanciato accuse simili? Come ha vissuto l'organizzazione la pressione di organizzare un evento in un contesto pandemico ancora instabile e con i casi in crescita? «Ovvio, di contagi ce ne sono stati, tra lo staff come tra gli artisti. Ma la posizione del Governo svizzero è sempre stata chiara: dal momento in cui gli ospedali si sono via via svuotati e il virus è diventato endemico, la possibilità di organizzare eventi deve essere garantita. Non c'è stato panico né critiche, dunque. Anzi, un fatto che trovo molto bello è la coesistenza pacifica tra chi preferisce continuare a portare la mascherina e chi invece vuole vivere i concerti senza. È bello vedere ognuno poter fare come preferisce».

 E Johnny Depp? Benché l'attore abbia recentemente vinto la causa per diffamazione contro l'ex moglie Amber Heard (che lo accusava di violenze), il suo nome rimane scottante. Tanto che il collettivo "Grève feministe Vaud" aveva criticato il Festival per la decisione di ospitarlo, pur decidendo di non organizzare manifestazioni. Al CEO chiediamo dunque se l'organizzazione abbia vissuto con nervosismo la delicata questione del processo. «Quando abbiamo preso accordo con Jeff Beck (che ha proposto Johnny Depp come special guest), era ottobre 2021», precisa Jaton. E il processo è arrivato dopo. «Com'era prevedibile, il caso giudiziario ha polarizzato l'ambiente e quando è arrivato il momento di annunciare il programma abbiamo voluto aspettare a fare il suo nome». Ma giuria e giudici hanno deciso e l'attore e cantante ne è uscito vincente. «Essendo libero di muoversi a suo piacimento, Depp ha deciso di comune accordo con Jeff Beck di confermare le tappe del tour europeo. E così è stato normale sia per loro sia per noi mantenere anche la data a Montreux dopo l'accordo preso». Ciò non vuol dire che la situazione non sia stata valutata da Montreux Jazz Festival. «Di critiche ce ne sono state e le abbiamo ascoltate e comprese. Siamo molto vigili e non ci nascondiamo di fronte a simili argomenti». Ma il direttore generale difende la scelta: «Non chiudiamo gli occhi di fronte alla questione né vogliamo elevarci a giudici, semplicemente non tutto va mischiato».

Cosa riserva il futuro ? Nei prossimi anni, fra il 2024 e il 2025, il Palazzo dei Congressi di Montreux (2m2c), dove si tengono i concerti paganti, subirà dei lavori di ristrutturazione. Quale sarà il destino del Jazz Festival? Niente paura per Montreux. «Per noi è importante che il Festival rimanga dov'è: a Montreux. Ovviamente l'impossibilità di utilizzare il Palazzo dei Congressi ci obbligherà a prendere delle misure. Potremmo ad esempio spostare il Festival più a sud-est lungo il lago e avvicinarci alla zona del Casinò. Lì ci sono sale che potrebbero ospitare, per numeri, i concerti, benché il suono non sia paragonabile a quello dell'Auditorium Stravinsky. È ancora tutto in divenire: In ogni caso saremo in grado di sorprendervi», conclude Jaton.

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