L'evento

Jeff Beck, Johnny Depp e pregi e difetti di una bella serata

Al penultimo appuntamento della 56. edizione del Jazz Festival di Montreux, a brillare è stato soprattutto Van Morrison — Bene anche Beck, che ha tuttavia troppo rapidamente ceduto tutto il palco all'attore
Giacomo Butti
16.07.2022 14:06

Spettacolo doveva essere, spettacolo è stato. La penultima serata della 56. edizione del Montreux Jazz Festival, ospiti Van Morrison e Jeff Beck (con special guest Johnny Depp), ha rispettato le aspettative. Una serata particolare, durante la quale i ritmi folk-soul-jazz di uno scatenato "Van the Man" si sono scontrati (senza incidenti, complice l'intermezzo) con i suoni decisamente più rock del chitarrista britannico. Un concerto, insomma, dalle due facce eppure, a modo suo, armonioso. Una serata perfetta? Non proprio. E non soltanto perché, abbiamo scoperto, dopo aver aspettato Johnny per ore insieme ai fan, il bellimbusto se n'è arrivato quando noi eravamo già nell'Auditorium Stravinsky a lasciarci stregare dal "mojo" di Van Morrison. No, anche alcuni aspetti meno mondani e più musicali ci hanno lasciato con un leggero amaro in bocca. Ma procediamo con ordine.

© FFJM 2022/Thea Moser
© FFJM 2022/Thea Moser

Tutti in visibilio con Van Morrison

Che dire. Van Morrison a Montreux è di casa. Dal 1974 il "Cowboy di Belfast" allieta gli spettatori del Festival romando con il suo repertorio. E anche ieri non ha deluso. Il nordirlandese ha aperto le danze con Dangerous. Subito il pubblico ha cominciato a muoversi a ritmo delle canzoni proposte dal navigato artista britannico, che sul palco si è esibito anche con l'armonica e il sax. Diversi i pezzi proposti, originali e cover. Da Days Like This e Thank God for the Blues a Got My Mojo Working (cantata per la prima volta negli anni '50 da Ann Cole e riadattata da artisti, tra gli altri, come Muddy Waters). Senza prendersi un secondo tra un brano e l'altro, sorseggiando da una bottiglia d'acqua quando lasciava la parola all'accompagnamento vocale o agli strumenti, Van the Man ha dominato l'Auditorium riuscendo davvero a stregare tutti. Che carica, quella del 76.enne, che ha deciso di chiudere la sua esibizione con l'iconica Gloria, facendo cantare con sé l'intero pubblico.

Jeff Beck, l'album, e la voce di Johnny

Dopo un intermezzo di 30 minuti, giusto il tempo di sostituire le pletora di strumenti al seguito di Van Morrison con il set decisamente più minimalista di Jeff Beck, la musica è tornata a risuonare nella grande sala. Beck, dietro a scuri occhiali da sole, ha lasciato cantare, sola, la sua chitarra per quasi un'ora. Uno schiaffo in pieno viso il passaggio dai ritmi di Van a quelli rock dell'artista inglese. Ma addolcito a poco a poco con una serie di carezze sempre più blues. Un'evoluzione in grado di avvicinare e appacificare, pur senza mai rinnegare le proprie caratteristiche, gli stili così diversi dei due musicisti. E bisogna ammettere che, in quest'ora scarsa, Beck ha fatto capire a tutti perché sui cartelloni della serata campeggiasse semplicemente la scritta «Jeff Beck with special guest». La leggenda della chitarra ha tenuto tutti a bocca aperta con i suoi vibrati.

Jeff Beck e Johnny Depp. © FFJM 2022/Marc Ducrest
Jeff Beck e Johnny Depp. © FFJM 2022/Marc Ducrest

Poi, così: a metà canzone, quando sembrava che il brano fosse destinato a concludersi come era iniziato, con un assolo di chitarra, ecco spuntare lo special guest. È arrivato Johnny Depp. Dalla sala si sono immediatamente alzate grida di entusiasmo. L'attore, con un sorriso imbarazzato, ha rapidamente salutato tutti unendosi all'esibizione. 

Quella di ieri, per i due, era una data importante: il giorno d'uscita del loro album: 18. E per l'occasione, Johnny ha aperto la propria performance con uno dei singoli da lui scritti: This Is A Song For Miss Hedy Lamarr.  E fin qui tutto bene. Ma a mancare (forse per i suoi testi più forti) è stata proprio una delle grandi attese: Sad Motherfuckin' Parade, che i giornali britannici giurano da settimane sia stata scritta pensando alla ex moglie di Johnny, Amber Heard, e al recente processo. 

Non ha giovato, poi, che l'attore si sia preso tutto il palco, relegando Jeff Beck (con il suo benestare, si potrebbe dire) al ruolo di accompagnatore: pochi i momenti in cui la sua chitarra è tornata ad avere il ruolo che le spettava. E dire che dal punto di vista vocale, questo scambio di ruoli fra star e guest, aveva ancor meno senso: debole infatti l'esibizione canora di Depp. E forse nemmeno scevra di qualche trucchetto: come quando, preso dal momento, si è allontanato di diversi passi dal microfono durante il pezzo Venus in Furs, ma la sua voce ha continuato risuonare. Diversi fra i presenti hanno scambiato uno sguardo divertito con chi li accompagnava: «Guarda che ho visto cosa è successo».

Il momento più divertente? Per quanto scontato, probabilmente quanto successo durante Death and Resurrection Show. Come succede ormai da qualche concerto a questa parte, quando Johnny sta scandendo molto lentamente le parole «Hold me in your arms» un buontempone dal pubblico urla «Megapint». È il momento perfetto, nel silenzio totale della sala. Ed è un chiaro riferimento a uno dei passaggi più famosi del processo contro Amber Heard. Quando l'avvocato di lei aveva definito una "megapinta" il bicchiere di vino che Depp si era versato in uno degli eventi sotto la lente della giuria.

E arrivederci

Un po' come sono arrivati, i due se ne sono andati: salutando il pubblico facendo parlare solo le chitarre. Raccogliendo collanine lanciate da fan, Johnny ha lasciato il palco e un'oretta più tardi anche Montreux. Arrivato in fretta e furia dall'appuntamento della sera prima a Saint-Julien-en-Genevois, ora si dirigerà insieme al chitarrista britannico verso Perugia, luogo del prossimo concerto.

E fuori dall'Auditorium Stravinsky, estimatori ed estimatrici lo hanno salutato mentre partiva in bus. Fa pensare che l'entusiasmo fosse più all'esterno che all'interno.

 

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