La carica dei ticinesi a Monaco di Baviera: «Inter, facci sognare»

Due anni fa, nel giugno del 2023, Leo Vinelli era a Istanbul, sospeso fra Oriente e Occidente. Ad accompagnarlo, tantissimi soci del suo Inter Club JZ4 «Non mollare mai» di Cadenazzo. Il motivo? Semplice: la finale di Champions League fra i nerazzurri e il Manchester City. Andò male, per lui e per i tifosi della Beneamata. Ma che avventura.
Incrociamo, nuovamente, il «presidentissimo» in vista di un’altra finale. Da una parte l’Inter, dall’altra il Paris Saint-Germain. Il teatro dell’ultimo atto, questa volta, è Monaco di Baviera. Una città vicina, anzi vicinissima a Milano (e al Ticino) eppure – ci riferiamo alla ricerca spasmodica dei biglietti – paradossalmente irraggiungibile. Vinelli, dal canto suo, ci sarà. E ovviamente non vede l’ora: «L’emozione è tanta» afferma. «Anche perché uno ci spera sempre, d’accordo, ma immaginarci in finale, considerando le altre squadre, pareva un’utopia». Una, nello specifico, la corazzata che il presidente dell’Inter Club temeva: «Il Bayern Monaco, forse la formazione più solida del lotto». L’emozione, in ogni caso, è tanta perché «due finali di Champions nel giro di tre stagioni è un’impresa davvero notevole». Roba per pochi, insomma.
Tutti a Monaco, ma in pochi allo stadio
Pochi, per contro, sono i membri dell’Inter Club di Cadenazzo che saranno all’interno dell’Allianz Arena. «A Monaco saremo un centinaio, ma non tutti appunto avranno il biglietto» dice Vinelli. La questione tagliandi, a detta del presidente, è stata gestita male: «Lo stadio, innanzitutto, pur avendo 70 mila posti è relativamente piccolo per una finale di Champions. Sia Inter sia PSG hanno potuto disporre di appena 18 mila biglietti ciascuno». Pochi per accontentare tutti: «L’Inter, mi pare, ha ricevuto 80 mila richieste. Fra chi potrà entrare allo stadio e chi no, a Monaco saremo 40 mila interisti. La città sarà nerazzurra».
Vinelli, dal canto suo, poco o nulla ha potuto per aiutare i suoi soci: «La quota era stata fissata dalla UEFA mentre l’Inter, tramite delle e-mail con relativi codici, ha gestito la vendita per gli abbonati. Premiando chi aveva la tessera da almeno dieci anni o i soci degli Inter Club con più militanza». Il problema è che, rimanendo al sodalizio di Cadenazzo, «c’è chi è abbonato da tre o quattro anni e ha ricevuto il biglietto e chi, invece, pur avendo la tessera da un sacco di tempo è rimasto a secco». Lo stesso presidente, al primo giro, non ha avuto fortuna. «Quando ha saputo che ero senza tagliando, il terzo portiere dell’Inter, Raffaele Di Gennaro, mi ha procurato un biglietto inserendomi fra i suoi amici e famigliari. Così, pagando regolarmente come tutti, sarò allo stadio».
L'amico Javier
Vinelli, come noto, ha delle entrature nello spogliatoio e nella società: da una parte il citato Di Gennaro e, soprattutto verrebbe da dire, Yann Sommer; dall’altra l’amico di una vita Javier Zanetti. «Li ho sentiti tutti e posso garantirvi che sono carichi. O meglio: Yann, come d’abitudine, è calmo e tranquillo. È il suo segreto, in fondo». Quindi, una lunga parentesi dedicata al portierone rossocrociato, decisivo in semifinale contro il Barcellona: «Vorrei spezzare una lancia a favore di Sommer. Negli anni, è stato criticatissimo. Per questo, saluto con affetto tutti quelli che dicevano che è troppo piccolo per fare il portiere o, ancora, che non esce mai dai pali. Sommer is magic, proprio così: è il numero uno assoluto e se abbiamo raggiunto un’altra volta la finale di Champions è grazie a lui. Si dice spesso che il portiere sia lì per parare, ma lui ha fatto veri e propri miracoli. Un grande».


Il confronto con Donnarumma
Al di là dei singoli, «l’Inter è un gruppo unito e, a Monaco, potrà disporre praticamente di tutti». Vinelli, par di capire, crede nell’exploit. «Anche se tengo i piedi per terra». Di più, a suo dire il fatto che l’Inter abbia sperato, invano, nello scudetto fino all’ultima curva potrebbe avere effetti positivi sul gruppo: «Faccio ovviamente i complimenti al Napoli, ma noi eravamo lì. E non abbiamo mai mollato. Questa cosa, a mio avviso, ci darà una carica ulteriore. A Monaco saremo ancora più arrabbiati e decisi. Con un altro scudetto in tasca, invece, magari ci saremmo rilassati o avremmo pensato di aver già vinto».
Sul fronte opposto, fra i pali ci sarà un certo Gigio Donnarumma. Il portierone italiano, un passato importante e pesante con il Milan, sin qui è stato decisivo tanto quanto Sommer. «Mi potete ripetere il nome? Non ho capito» scherza Vinelli. Il quale, tornando serio, ammette: «Sarà una bella sfida fra due numeri uno, certo. Donnarumma è sempre stato un top. In questo momento, tuttavia, permettetemi di dire che Sommer è più forte. O, se preferite, che non è inferiore a nessuno. Lo ha dimostrato».
Il regalo
Vinelli, prima di salutarci, mostra una maglia autografata proprio da Sommer con tanto di dedica al Corriere del Ticino. Quindi, riferendosi all’amico Zanetti, dice: «Ci troveremo a Monaco. Lui, come Yann, è un tipo tranquillo. Predica calma. Ma ci crede, come me e come tutti gli interisti. Anche perché se non ci credi, allora stai a casa». Il finale è dedicato a una sorta di autocelebrazione: «Siamo arrivati a quota 1.150, una cosa pazzesca per una piccola realtà come il Ticino. Siamo il primo Inter Club della Svizzera, il quarto in Europa e il quattordicesimo, Italia compresa, nel mondo. A livello personale è qualcosa di straordinario».