Chiesa

Diocesi di Lugano, dieci casi di abusi segnalati ma non ci sono provvedimenti penali

Il ministero pubblico conferma che «all’autorità di perseguimento penale non è giunta alcuna segnalazione» – Allo stato attuale, non sono nemmeno stati presi provvedimenti contro sacerdoti in attività
© CdT/Gabriele Putzu
Dario Campione
06.03.2024 18:02

Lo studio pilota sugli abusi sessuali in àmbito ecclesiastico, affidato lo scorso anno dalla Conferenza dei vescovi svizzeri all’Università di Zurigo e presentato a settembre, ha portato alla luce, com’era ovvio attendersi, molti casi rimasti sinora coperti. Anche in Ticino dove, per ammissione delle stesse ricercatrici zurighesi, dagli archivi diocesani non era emerso quasi nulla. Anche per la sciagurata decisione di distruggere in parte i documenti senza conservarne nemmeno la traccia sintetica prevista esplicitamente dal Codice di diritto canonico.

In ogni caso, da sei mesi a questa parte, sono state dieci le persone che si sono presentate alla diocesi dichiarando di essere state vittime di abusi. La notizia è stata confermata con una nota dalla stessa curia luganese che, rispondendo a tre domande formulate dall’agenzia Keystone-ATS, ha tracciato un primo quadro della situazione. Alcune di queste persone, «hanno portato nuovi casi, altre invece casi già noti – si legge nel comunicato – Le segnalazioni sono giunte sia tramite la commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale della diocesi, sia direttamente al vescovo».

E proprio l’amministratore apostolico luganese, monsignor Alain de Raemy, era stato tra i primi a sollecitare i fedeli, e chi avesse subìto ogni possibile abuso, a farsi avanti. Convinto che la piaga delle violenze dentro la Chiesa cattolica fosse da affrontare in radice, facendo cioè emergere tutto. Una posizione non sempre condivisa in maniera unanime dal clero, ma che i vescovi svizzeri, proprio in virtù della scelta compiuta attraverso l’incarico all’Università di Zurigo, hanno invece sostenuto con molta determinazione.

La testimonianza

«La maggior parte» delle persone che si sono rivolte alla diocesi, ha spiegato la Curia nella sua nota, ha segnalato «casi di molestie sessuali (toccamenti inappropriati), mentre pochi sono gli atti sessuali con fanciulli e coazione sessuale (“abusi sessuali”)». Uno di questi, lo ricorderanno i nostri lettori, era stato oggetto di una straordinaria testimonianza rilasciata al Corriere del Ticino da una donna vittima di violenze da parte di don Luigi Cansaniprete musicista e compositore, il quale per questo episodio e altri ancora subì anche un processo e una condanna penale, ma non fu allontanato dalla diocesi.

Sul caso di don Cansani, il vescovo de Raemy aveva evitato commenti particolari, ma aveva anche detto esplicitamente che nella Chiesa attuale, nella Chiesa della trasparenza di papa Francesco, la sorte del sacerdote sarebbe stata diversa. Sicuramente, non gli sarebbe stato permesso, come pure purtroppo avvenne, di continuare a frequentare i minori in situazioni educative.

Le procedure seguite

L’agenzia Keystone-ATS ha chiesto alla curia luganese come il problema degli abusi sia affrontato e come la diocesi aiuta le vittime, se con supporto psicologico o rivolgendosi alla magistratura. Le vittime, è stata la risposta, «possono indirizzarsi autonomamente», o attraverso «persone di contatto (che sono un medico psichiatra e una psicoterapeuta) della commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale della diocesi e vengono sentite anche più volte» da questi professionisti «preparati e competenti. Segue, se la persona vittima lo consente, la preparazione di un rapporto indirizzato a tutta la commissione, che analizza la situazione e decide come proseguire. Le segnalazioni possono arrivare anche direttamente al vescovo, che le condivide con la stessa commissione. Gli ulteriori sviluppi della procedura, vale a dire la trasmissione del caso alla commissione d’indennizzo svizzera o altro, sono valutati a seconda delle richieste della vittima».

Si tratta di casi tutti prescritti e molto datati, riguardanti per lo più chierici ormai scomparsi. Allo stato attuale, non sono nemmeno stati presi provvedimenti contro sacerdoti in attività

Nessun procedimento penale

Secondo quanto verificato dal CdT, al momento nessuno di questi dieci casi ha avuto un’appendice di carattere giudiziario. L’ufficio stampa del ministero pubblico ticinese ha confermato che «all’autorità di perseguimento penale», ovvero la polizia oltre alla stessa procura, «non è giunta alcuna segnalazione». Anche l’azione conoscitiva di cui si era parlato alcuni mesi fa, intrapresa dagli inquirenti cantonali, è rimasta sin qui priva di atti specifici. Ma non è da escludere che in futuro possa accadere qualcosa.

Il 23 maggio 2021, papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Pascite gregem Dei con la quale ha riformato il libro VI del Codice di Diritto Canonico. Le nuove regole sono entrate in vigore l’8 dicembre successivo assieme alle norme sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, emendate mediante il Rescriptum ex Audientia dell’11 ottobre 2021. Il nuovo Codice dispone che, ricevuta una notitia criminis, la diocesi «svolga un’indagine previa qualora la stessa sia ‘‘saltem verisimilis’’, almeno verosimile. «Se tale verisimiglianza risultasse non fondata, si può non dare seguito, avendo cura tuttavia di conservare la documentazione insieme a una nota nella quale illustrare le ragioni della decisione». E tuttavia, «anche in assenza di un esplicito obbligo normativo», l’autorità ecclesiastica deve «presentare denuncia alle autorità civili competenti ogniqualvolta ritenga che ciò sia indispensabile per tutelare la persona offesa o altri minori dal pericolo di ulteriori atti delittuosi».

Insomma, il vescovo o la commissione d’indagine non possono più tacere un abuso grave alla giustizia penale.

I dieci casi segnalati da settembre a oggi alla curia di Lugano non sembrano, al momento, chiamare in causa le prescrizioni del libro VI del Codice di diritto canonico, così come riformulato da Bergoglio. «Si tratta di casi tutti prescritti - ha confermato al CdT l’ufficio stampa della diocesi - e molto datati, riguardanti per lo più chierici ormai scomparsi». Allo stato attuale, non sono nemmeno stati presi provvedimenti contro sacerdoti in attività. «Spetta alla commissione eventualmente decidere, ma le scelte si prendono anche sulla base delle richieste delle vittime e nessun prete, da quello che risulta, è stato sinora sanzionato».

Correlati