Ecco che cosa avete letto nel 2023

Siamo agli sgoccioli, oramai ci siamo: addio, 2023. Un anno complicato, se non complicatissimo sul piano internazionale. Con la guerra in Ucraina sempre presente e una nuova, devastante crisi in Medio Oriente in seguito agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. Senza dimenticare la minaccia cinese, legata a una possibile annessione di Taiwan, e la Corea del Nord. È stato un anno, anche in Ticino, segnato dai rincari e dall'inflazione, ma anche da improvvise chiusure delle vie di comunicazione. Fatte le dovute premesse, la domanda: ma voi, lettori di CdT.ch, che cosa avete letto e apprezzato di più? Escludendo i live di guerra, quali articoli vi hanno «preso» maggiormente? Eccovi, per finire al meglio questo anno un po' così, i dieci pezzi più «cliccati». Con alcune informazioni per contestualizzare e il link all'articolo completo. Buona lettura. E, soprattutto, buon 2024.
Quel terremoto in Giappone di cento anni fa
«Il Dipartimento politico federale ha ricevuto da Tochio un telegramma annunciante che il signor Giovanni Wangen, suddito svizzero che figurava tra i salvati, è invece rimasto vittima del terremoto. La sua famiglia è salva. Il numero delle vittime svizzere del recente disastro giapponese è quindi di 10». L'articolo più visualizzato del 2023, in realtà, risale a cento anni fa. È stato ri-pubblicato nella rubrica di Nicola Bottani e riferisce di un'ulteriore vittima svizzera del grande, e terribile, terremoto del Kantō che colpì il Giappone nel 1923. Fu stimato che il sisma ebbe una magnitudo pari a 7,9 con l'epicentro sotto la baia di Sagami e ipocentro a una profondità di 23 chilometri. Secondo le testimonianze il sisma durò fra i 4 ed i 10 minuti. L'articolo completo a firma Nicola Bottani.
I 26 nomi di Sanremo 2024
«Chi saranno i 26 concorrenti del Festival di Sanremo 2024? Amadeus, presentatore e direttore artistico per la quinta volta, deciderà in novembre chi saranno i 23 che insieme ai 3 usciti da Sanremo Giovani formeranno il cast dell’edizione numero 74, dal 6 al 10 febbraio prossimi, della manifestazione che per una settimana monopolizza l’interesse degli italiani e di tutti gli appassionati europei di cultura pop, ticinesi ovviamente compresi. Insomma, quali canzoni e quali cantanti ci saranno a Sanremo 2024?». Con questa introduzione Stefano Olivari, a settembre, ha alzato il cosiddetto hype in vista della rassegna canora che, per una settimana, fa fermare l'Italia (e non solo). L'articolo completo lo trovate qui, mentre per un'analisi sui partecipanti di Sanremo «ventiventiquattro», come ama dire Amadeus, potete cliccare qui.
La teoria del complotto sul logo con la rana presente sui cibi
Il podio dei più letti è completato da un articolo di Facta.News per la rubrica di debunking CdT Check. Sentite qui: «Nei supermercati di tutto il mondo è possibile trovare prodotti agricoli di origine tropicale, come cacao, caffè, banane e canna da zucchero, sulla cui confezione è riportato il logo di una rana verde. Un filone disinformativo diffuso sui social network nelle ultime settimane sostiene tuttavia che il marchio in questione non segnalerebbe prodotti sostenibili ma alimenti che contengono vaccini a mRNA o addirittura l'erbicida atrazina, che si sostiene possa trasformare giovani uomini in donne. Per questo motivo sui social media si sono moltiplicati post che avvertono le persone di non comprare i prodotti che sulla confezione presentano questo logo. Si tratta di una teoria del complotto del tutto infondata». Ecco l'articolo completo.
Ucraini addio? «Fateli lavorare»
La guerra in Ucraina, inevitabilmente, è entrata anche quest'anno nella top10 di CdT.ch. Come? Con questo articolo di Andrea Bertagni sull'abolizione dello statuto S. Ecco l'introduzione: «Troppo presto per sapere se saranno 70 mila gli ucraini a tornare in patria. E prematuro pensare anche di abolire lo statuto S. Maya Budkova, direttrice generale dell’associazione Amicizia dei Popoli - associazione nata un anno fa per aiutare i profughi ucraini in fuga dalla guerra - storce un po’ il naso di fronte al piano e alle previsioni del Consiglio federale che riguardano i suoi connnazionali. Che, secondo appunto il programma di rientro, in 70 mila dovrebbero lasciare la Svizzera dopo il 4 marzo 2024 o al più tardi nel 2025, indipendentemente dal conflitto in corso. Storce un po’ il naso perché per tutti tornare non è possibile. "Come fanno a tornare in Ucraina, quando continuano bombardare? Giovedì una pioggia di missili russi si è abbattuta su negozio a Kharkiv, facendo 49 morti", precisa. Pensare a un ritorno oggi insomma, secondo Budkova appare quantomeno azzardato. Giacché il conflitto è in corso e non si sa quanto ancora durerà». L'approfondimento completo.
«Targa russa? Spiace, ma da qui non si passa»
Ancora guerra in Ucraina, anche se in maniera marginale. Siamo a settembre e al confine fra Finlandia e Russia, beh, gli animi iniziano a scaldarsi un po'. «Targa russa? Spiace, ma da qui non si passa. La Finlandia, attraverso la ministra degli Esteri Elina Valtonen, ha annunciato venerdì una forte, fortissima stretta. Vietando, appunto, l'ingresso nel proprio territorio ai veicoli immatricolati nella Federazione Russa. Il divieto, leggiamo, entrerà in vigore dopo la mezzanotte di oggi. "Riteniamo che le nuove regole ridurranno in modo significativo il traffico al confine tra Finlandia e Russia", ha aggiunto Valtonen». L'articolo completo.
L'economia russa è paralizzata e sopravvive solo cannibalizzando le imprese statali
Ah, la Russia. E la sua economia. Che funziona o non funziona, a seconda di come i dati vengono interpretati. Fra gli articoli più letti si è inserita anche questa analisi di due ricercatori di Yale. Vi proponiamo un estratto: «Secondo due ricercatori di Yale, l'economia russa è paralizzata e la sua macchina da guerra sopravvive solo e soltanto cannibalizzando le imprese statali. In un articolo pubblicato venerdì su Foreign Policy, Jeffrey Sonnenfeld e Steven Tian hanno cercato di smontare la narrazione secondo cui Mosca ha saputo rialzarsi nonostante le sanzioni occidentali. Non solo, Sonnenfeld e Tian hanno pure relativizzato la nazionalizzazione delle imprese straniere, sorta di fiore all'occhiello attraverso cui Vladimir Putin ha rilanciato le sue quotazioni. Anche durante la conferenza-fiume di fine anno». Il resto dell'articolo.
Ma quello di Aldi è davvero uno «stipendione»? Ecco cosa resta nel portafoglio
Avete presente la vicenda di Aldi e del salario minimo? Una vicenda che, in Italia, ha catturato l'attenzione di molte testate. D'accordo, ma come stanno veramente le cose? A fare chiarezza, il 20 dicembre, è stato il nostro Generoso Chiaradonna: «Si fa presto a dire "mollo tutto e mi trasferisco in Ticino a fare il cassiere da Aldi". Nelle scorse settimane ha fatto molto scalpore sulla stampa italiana la notizia che la filiale svizzera di Aldi, la catena di supermercati tedeschi presente praticamente in tutto il mondo, alzerà dal prossimo primo gennaio il salario minimo mensile dei suoi impiegati a 4.700 franchi (circa 5.000 euro al tasso di cambio attuale). Il salario in questione è rigorosamente lordo, ovviamente. Bene, bravi, bis verrebbe da dire. Ma attenzione perché il diavolo, come si dice, si nasconde nei dettagli. La notizia oltre confine ha acceso forti discussioni sulle piattaforme social, moderne piazze popolari. E via di paragoni arditi e di ingegneri che si autocandidano a riempire scaffali o scaricare camion di merce disposti ad alzarsi a orari antidiluviani. Precisiamo subito che la differenza salariale tra Svizzera e Italia c’è ed è cresciuta negli ultimi anni non solo per il diverso carico fiscale e di oneri sociali, ma soprattutto per una questione di cambio valutario. Un esempio per capire: dagli 1,67 franchi per un euro del 2007, si è passati ai 95 centesimi di questi giorni. In 16 anni lo stesso salario in franchi è diventato il 44% circa più alto se espresso in euro. Visto da questa parte del confine, i salari in euro si sono svalutati dello stesso importo se espressi in franchi. Sta anche in questo fatto "aritmetico" l’aumento dei lavoratori frontalieri che ogni mattina e ogni sera sono disposti a farsi ore di auto per lavorare in Svizzera». L'approfondimento completo.
Calcioscommesse, la lista di Corona fa tremare l’Italia
A ottobre la Serie A italiana e non solo sono state travolte dalle dichiarazioni di Fabrizio Corona. Un nuovo, spinoso caso di calcioscommesse, già. Sul quale si è chinato Stefano Olivari: «Il nuovo scandalo scommesse riguardante il calcio italiano è soltanto all’inizio e i suoi potenziali sviluppi sono enormi. Dopo Nicolò Fagioli della Juventus, Nicolò Zaniolo dell’Aston Villa e Sandro Tonali del Newcastle oggi il nome anticipato da Fabrizio Corona è stato quello di Nicola Zalewski della Roma, ma la sua lista comprende almeno 50 nomi, alcuni davvero grossi, ed è chiaro che il problema tocca mezza Serie A. Cosa sta per succedere, quindi?». Le risposte qui.
Il chitarrista di Battisti: «Il suo documentario un'occasione persa»
Mattia Sacchi, cacciatore di stelle e di chef ma anche cronista d'assalto alla bisogna, ha fatto discutere e non poco in Italia con la sua intervista a Massimo Luca, già chitarrista del grande Lucio Battisti. E questo perché Luca non ha lesinato le critiche al documentario della Rai dedicato al cantautore. «Il tanto criticato testo di Disco Paradise, critiche a cui ha contribuito in modo significativo anche il «nostro» Paolo Meneguzzi, è stato a quanto pare premonitore di quanto sarebbe successo in questa fine estate 2023, dove il nome di Lucio Battisti è stato decisamente stonato. Ma per capirne di più riavvolgiamo il nastro della storia. Neanche troppo a dire il vero, basta tornare allo scorso 13 settembre, quando Rai1 ha trasmesso Lucio per amico. Ricordando Battisti. Un docufilm per ricordare i 25 anni della scomparsa del grande cantautore italiano, che però è stato al centro di feroci critiche, in particolare per il ruolo considerato troppo centrale da parte di Mogol nella narrazione degli eventi. Tanto che tutti gli album successivi alla collaborazione tra Battisti e il celebre paroliere non sono stati neanche nominati, omettendo quindi le importanti produzioni assieme a Pasquale Panella». Il resto dell'articolo qui.
Paolo Galli che rivaluta Morgan
Chiudiamo la carrellata con un commento centratissimo del nostro caporedattore centrale Paolo Galli. Il tema? La cacciata di Morgan da X-Factor. Eccovi un estratto: «Mi inserisco nella questione Morgan contro il resto del mondo in netto ritardo rispetto alla media. Ma amen. Mi inserisco, per giunta, su un elemento apparentemente marginale della disputa, o del dissing – parola che ormai leghiamo indelebilmente a J-Ax e Pablo –, che dir si voglia. A un certo punto, nella puntata che ha sancito l'allontanamento dell'ex leader dei Bluvertigo, Dargen prova a stuzzicarlo chiamando in causa i Duran Duran. "Possiamo dire che i Duran Duran erano gli Annalisa degli anni Ottanta?". Morgan reagisce nell'unico modo possibile: "Ma se lo dici, vuol dire che non capisci di musica". Al netto di quella che poteva essere una battuta mal riuscita, resta la sensazione di una mancata comprensione, da parte di Dargen, di cosa siano stati e di cosa siano ancora i Duran Duran». Il resto del commento.