Elon Musk se l'è presa con l'Ucraina?
«Stiamo solo seguendo il suo consiglio» è con questo tweet pungente che Elon Musk stamattina ha risposto su Twitter a chi sta facendo notare che l’imprenditore non possa più mettere a disposizione dell’Ucraina il servizio satellitare Starlink (un grande aiuto per far fronte all’invasione russa), proprio qualche giorno dopo che l’ambasciatore ucraino Andrij Melnyk ha spedito senza troppi complimenti Musk a quel paese.
Ma riavvolgiamo il nastro e cerchiamo di capire come si sia arrivati a questa che, di fatto, è l’ultima tappa di una scia di polemiche.
Il contributo durante la guerra
La vicenda è partita quando, nel bel mezzo della guerra in Ucraina – era lo scorso maggio –, Musk ha offerto il proprio contributo tramite il suo sistema satellitare Starlink. Le truppe russe avevano attaccato diverse infrastrutture ucraine provocato blackout e la distruzione della copertura web in diverse città. Senza contare l’effetto dei cyberattacchi capaci di mandare in tilt interi sistemi operativi informatici. L’imprenditore sudamericano era andato quindi in soccorso del popolo ucraino donando al Paese i kit necessari per collegarsi ai satelliti di Starlink. Un sistema, gestito da SpaceX, in grado di fornire l’accesso satellitare globale a Internet a banda larga, permettendo così alla popolazione ucraina di ritrovare la connessione online con il mondo esterno. Ma non solo. Starlink si era anche rivelato essenziale per aiutare strutture civili e militari, ospedali e agenzie governative. E anche per le operazioni militari di Kiev. Insomma, Musk era riuscito, in quel frangente, a portare un po’ di assistenza ai territori ucraini colpiti dal conflitto.
Il sondaggio della discordia
Ma poi la situazione si è nuovamente evoluta – e torniamo all’inizio di questo mese – quando il miliardario patron di Telsa si è espresso pubblicamente sulla questione ucraina creando non pochi nervosismi. Musk ha infatti proposto, con uno dei suoi soliti sondaggi su Twitter, di votare una «soluzione» alla guerra in Ucraina. L’imprenditore ha domandato ai suoi 107 milioni di follower di esprimersi su un possibile scenario di pace, che però – secondo alcuni – lasciava velatamente intuire la sua idea personale su come dovessero andare le cose. Musk ha anche utilizzato delle parole piuttosto controverse che sono apparse a favore della narrazione russa. Ecco i quattro punti dell’indagine di Musk al centro delle polemiche: «Rifare le elezioni delle regioni annesse sotto la supervisione delle Nazioni Unite. La Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo»; «Riconoscere formalmente la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov)»; «Assicurazione dell’approvvigionamento idrico in Crimea»; «L’Ucraina rimane neutrale».
Risposte piccate
Il sondaggio non è però andato giù alle autorità ucraine, suscitando la riposta piccata, ma comunque ironica, dello stesso Zelensky arrivata via social. Un altro sondaggio. «Quale Elon Musk preferite di più: quello che supporta l’Ucraina o quello che supporta la Russia?». Una bella frecciatina. Musk aveva risposto che sostiene ancora molto Kiev, ma che vive comunque il timore di una escalation.
Meno diplomatico l’ambasciatore ucraino di stanza a Berlino, Andrij Melnyk, che alle proposte del sondaggio ha così replicato: «Vaff****** è la mia risposta a te Elon Musk». E, non contento, si è anche scagliato contro le Tesla prodotte dal miliardario: «L’unico risultato è che adesso nessun ucraino comprerà mai la tua c**** di m***** di Tesla».
Il Cremlino ringrazia
Ma la storia non è finita qui. Come, del resto, si poteva facilmente immaginare. Nella vicenda è intervenuto anche il Cremlino a dire la sua sulle parole del miliardario. Mosca ha salutato con favore il tentativo di trovare una soluzione al conflitto in Ucraina e che ha pure definito «molto positivo» il segnale lanciato dallo stesso Musk. Anche lo stesso portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – citato da Interfax – si è espresso a favore: «Riteniamo positivo che un uomo come Musk stia cercando una via d’uscita pacifica dalla situazione in Ucraina».
In contatto con Putin?
Dopo il famigerato sondaggio proposto su Twitter le acque non si sono di certo calmate per Musk. Anzi. Sono emerse delle indiscrezioni – che avevamo approfondito qui – secondo le quali l’imprenditore sudafricano sarebbe stato in contatto con Vladimir Putin proprio prima di pubblicare la sua proposta di pace in formato sondaggio. Queste indiscrezioni riportano anche che il presidente russo avrebbe detto a Musk che, se l’Ucraina avesse rivendicato la Crimea, la Russia avrebbe fatto uso di armi nucleari. Alla luce di queste rivelazioni – soprattutto quelle relative alla Crimea –, il sondaggio di Musk appare ancora di più sotto una luce filorussa. Il patron di Tesla ha ribattuto subito negando con forza queste affermazioni. Sì, è vero, un contatto con il Cremlino c’è stato, ha spiegato, ma è avvenuto solo una volta e 18 mesi fa. E soltanto per parlare di tematiche inerenti allo spazio.
Starlink traballa
E qui hanno cominciato a emergere, da parte di Musk, alcune riserve riguardo al sostegno fornito tramite Starlink. Il progetto satellitare ha cominciato a scricchiolare. Lo stesso Musk ha spiegato su Twitter che SpaceX ha speso, di tasca propria, ben 80 milioni di dollari per permettere agli ucraini di accedere a Internet via satellite. Di oggi, infine, la dichiarazione riportata dalle agenzie di stampa di non farcela più a sostenere la rete di comunicazione, garantita dai quasi 20 mila terminali satellitari, per l’Ucraina. Dietro a tutto ci sarebbero le cifre enormi da sborsare per continuare a garantire questo servizio. Musk ha spiegato che – oltre agli 80 milioni di dollari già spesi da SpaceX – i costi continueranno a salire esponenzialmente, raggiungendo i 120 milioni entro fine anno e addirittura i 400 milioni durante i prossimi dodici mesi.
Serve l’aiuto del Pentagono
«Non siamo nella posizione di donare altri terminali all'Ucraina o di finanziare i terminali esistenti per un indefinito periodo di tempo», ha scritto al Pentagono il direttore di SpaceX incaricato delle vendite governative. Ed è proprio su questo punto che entra in gioco il Pentagono. Musk – come riporta la CNN – aveva già inviato in settembre una lettera al dipartimento della Difesa americano nella quale diceva che c’era la possibilità di mettere fine a Starlink in Ucraina se il Pentagono non si fosse preso a carico almeno parte degli oneri, che ammonterebbero a decine di milioni di dollari al mese. In poche parole, il servizio satellitare donato all’Ucraina, cruciale per la situazione del Paese, non può più essere messo a disposizione gratuitamente da Musk.
Una ripicca?
Torniamo al nostro ultimo tassello, quello da cui siamo partiti. La replica dove Musk sembra essersela presa. Sul social si legge: «Starlink
di Elon Musk dice di non potersi più permettere di fornire all’Ucraina un
servizio gratuito e chiede al Pentagono di pagarlo. Starlink è stato un elemento
di svolta nella guerra. Tutto questo arriva qualche giorno dopo che l’ambasciatore
ucraino Andrij Melnyk ha detto a Musk di “andare a f******”». Ed è Musk stesso a chiudere la questione – almeno fino alla prossima provocazione – con il suo stile tagliente: «Stiamo solo seguendo il suo consiglio».