Stati Uniti

Il Kansas non ci sta e sceglie di difendere il diritto all'aborto

Gli elettori respingono le restrizioni all’interruzione di gravidanza e mantengono i diritti sanciti dalla Costituzione dello Stato, nonostante la maggioranza Repubblicana e gli stretti rapporti storici con gli anti-abortisti
Jenny Covelli
03.08.2022 11:31

La Costituzione dello stato del Kansas dovrà continuare a proteggere il diritto all'aborto, come previsto da una decisione della Corte Suprema statale del 2019 che parla di diritto «fondamentale». Lo hanno deciso gli elettori, chiamati a pronunciarsi sulla rimozione dei diritti di accesso alle interruzioni di gravidanza dalla costituzione dello stato. Le prime proiezioni sui risultati danno in vantaggio coloro che sostengono il diritto all'aborto, con il 65,3% contro il 34,7% dei voti. Si tratta di una clamorosa vittoria del movimento per il diritto all’aborto nel primo test elettorale da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade. Clamorosa anche perché l'emendamento è fallito in uno stato conservatore con profondi legami con il movimento anti-aborto e il suo non rifiuto avrebbe consentito alla legislatura, controllata dai repubblicani, di inasprire le restrizioni o vietare la procedura a titolo definitivo. 

Contro la «polizia riproduttiva»

E invece no. «Questo voto chiarisce ciò che già sappiamo: la maggioranza degli americani concorda sul fatto che le donne dovrebbero avere accesso all'aborto e dovrebbero avere il diritto di prendere le proprie decisioni sanitarie», è il commento del presidente americano Joe Biden, diffuso tramite una nota. «Il Kansans ha rifiutato senza mezzi termini i tentativi dei politici anti-aborto di creare uno stato di polizia riproduttiva», ha affermato Kimberly Inez McGuire, direttrice esecutiva di Unite for Reproductive & Gender Equity. «Il voto di oggi è un potente rimprovero, oltre a una promessa per la resistenza». Mallory Carroll, portavoce del gruppo nazionale anti-aborto Susan B. Anthony Pro-Life America, ha dal canto suo parlato di «un'enorme delusione» per il movimento e ha invitato i candidati anti-aborto a «passare all'offensiva». «Dobbiamo lavorare ancora per ottenere e mantenere protezione per i bambini non ancora nati e le loro madri», ha aggiunto.

In Kansas le donne da altri stati

Il Kansas rimane dunque protetto dalla decisione della Corte Suprema del 2019, nonostante abbia un Parlamento controllato dai Repubblicani. Ed ecco che tornano attuali le parole di una ginecologa della Trust Women Clinic, la dottoressa Rebecca Taub, pronunciate dopo la sentenza della Corte Suprema: «Siamo fortunati che l'accesso sia attualmente protetto, qui nello Stato del Kansas, ma sappiamo che vedremo ancora più pazienti provenienti da altri Stati di quanto non sia stato finora e che l'accesso al diritto di aborto per le donne negli Stati vicini subirà un impatto molto grave». Il risultato del voto impedirà ai legislatori repubblicani del Kansas di approvare severe restrizioni all’aborto nello Stato, che in questo momento è tra le destinazioni delle donne degli stati vicini dove l’interruzione di gravidanza è già stata limitata. Il numero delle richieste è infatti salito alle stelle dopo la sentenza della Corte Suprema. In Kansas arrivano pazienti da Texas, Oklahoma e Missouri.

Un risultato inaspettato

Il voto in Kansas potrebbe avere potenziali implicazioni sulle prossime elezioni di medio termine. Un simile esito in uno stato conservatore risolleva infatti le speranze dei democratici sul fatto che il diritto all’aborto possa dare energia al partito alle elezioni di medio termine di novembre. Inoltre, l’esito di questo voto potrebbe avere delle conseguenze su quello che altri stati decideranno di fare. La questione del diritto all'aborto sarà un fattore determinante per le elezioni di metà mandato?

Il quesito posto in Kansas nel referendum era semplice ma poteva essere mal interpretato: si chiedeva ai cittadini se il diritto all'aborto dovesse essere eliminato dalla Costituzione dello stato, così da lasciare mano libera ai legislatori repubblicani che puntano ad abolirlo. La risposta non poteva essere più chiara: oltre il 60% delle 900.000 persone che sono andate alle urne, dove si votava anche per le primarie, ha deciso di salvaguardare la possibilità di scelta. Una partecipazione straordinaria ad una consultazione su un tema altamente divisivo negli Stati Uniti se si considera che alle primarie del 2018, l'affluenza era stata quasi la metà, 473.438.
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