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L'aperitivo digitale del 26 aprile 2023

I profughi del Sudan, la siccità e gli olivi ticinesi, il ritorno della zanzara tigre: ecco le notizie che potresti esserti perso su CdT.ch
© frank60
Marcello Pelizzari
26.04.2023 18:00

Care lettrici e cari lettori, bentornati con l'appuntamento dell'Aperitivo Digitale. Diamo un'occhiata alle principali notizie della giornata pubblicate su CdT.ch.

Che cosa si sono detti Xi e Zelensky?

Il presidente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Pechino intende promuovere colloqui tra Kiev e Mosca, riferisce la Televisione centrale cinese, CCTV, controllata dallo Stato. Ma che cosa si sono detti i due leader? L'articolo completo.

Spunta il poncho antitermico: «Così i russi evitano i droni ucraini»

Ne abbiamo parlato alcuni giorni fa: la guerra in Ucraina sta dimostrando che, anche nel 2023, anche con le nuove tecnologie di precisione utilizzate da entrambi gli schieramenti, ingannare l'avversario non è impossibile. Il nemico da imbrogliare, sempre e comunque, è quello che nello scontro tra Mosca e Kiev sta riscrivendo i manuali di strategia: il drone da combattimento. Gli UAV (Unmanned aerial vehicle) hanno dimostrato di saper giocare un ruolo importantissimo nella guerra contemporanea, portando occhi (e distruzione) ovunque, sul fronte e nell'entroterra. In questo anno di guerra, Kiev ha messo in campo una serie di carri armati gonfiabili, repliche perfette, così da fare da esca e attirare il fuoco dei mezzi telecomandati. Ma gli ucraini non sono stati gli unici a sapersi adattare alla sempre più pressante presenza di simili mezzi tecnologici. Nella regione orientale di Donetsk, dove si stanno tenendo pesanti combattimenti, le truppe russe starebbero utilizzando una tecnica rudimentale ma efficace per ingannare i droni nemici. Vediamo, assieme, di che cosa si tratta.

Più profughi dal Sudan?

«Con la crisi in Sudan aumenteranno le partenze dei profughi». È l'allarme lanciato nel fine settimana dalle ONG Mediterranea e Sos Mediterranée alla luce della crisi in atto nel paese africano. «Quello che sta accadendo aggrava una situazione di grande sofferenza per la popolazione civile e chiaramente spingerà le persone a spostarsi dal Paese». Sos Mediterranée ha pure aggiunto che l'esodo in parte sarebbe già iniziato e alcuni migranti sbarcati in Italia nelle ultime ore «provenivano proprio dal Sudan». L'UNHCR, l'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha rincarato la dose parlando di «milioni di persone in fuga nella regione» del Sudan e già oltre 400 mila rifugiati nel Ciad orientale. L'ultimo bilancio dell'ONU fa notare che anche prima del 15 aprile i bisogni umanitari erano a livelli record, con 15,8 milioni di persone bisognose di aiuti umanitari, 4 milioni di bambini e donne in gravidanza e in allattamento malnutriti, 3,7 milioni di persone sfollati interni: «Questo conflitto non sarà, e non deve essere, risolto sul campo di battaglia», ha precisato il segretario generale Antonio Guterres.

Nel frattempo, nella notte tra lunedì e martedì al largo di Lampedusa sono state soccorse 19 imbarcazioni con 705 migranti. Lunedì si sono verificati quattro naufragi. L'hotpsot è nuovamente sovraffollato con oltre 2.400 ospiti (dato di ieri). Dalla mezzanotte di ieri si sono registrati altri 14 sbarchi, con 821 migranti.

Il conflitto in Sudan avrà conseguenze sull'emergenza migranti? Soprattutto, toccherà la Svizzera? Lo abbiamo chiesto alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) che, come previsto, non può ancora fare previsioni. «Il conflitto in Sudan è scoppiato pochi giorni fa e non è ancora possibile determinare gli effetti concreti sui movimenti migratori. Anche una previsione degli sviluppi futuri non è possibile in questo momento», fa sapere il portavoce per i media. L'articolo di Jenny Covelli e Jona Mantovan.

«La siccità non sta piegando gli olivi ticinesi»

C’è allarme tra i maggiori produttori europei di olio di oliva: la siccità sta facendo crescere le preoccupazioni sulla fruttuosità del raccolto di questa stagione. Già, perché le condizioni climatiche sempre più calde e secche stanno mettendo in ginocchio gli olivicoltori – soprattutto di Spagna, Italia e Grecia – portando a un crollo della produzione dei preziosi frutti e, di conseguenza, quella dell’ancor più prezioso olio. Si parla addirittura, secondo i dati riportati dal Post, di un calo di un quarto rispetto alle produzioni degli anni precedenti. Con la conseguente crescente difficoltà nel soddisfare la domanda globale di olio e il relativo aumento dei prezzi sul mercato.

E in Ticino? Seppur nel nostro piccolo, la coltivazione di piante di olivo e la produzione di olio si sta ritagliando sempre più spazio, fino ad arrivare alla creazione di una vera e propria filiera presente su tutto il territorio. Ma anche alle nostre latitudini il terreno ha sofferto e soffre ancora molto per la siccità, nonostante il sollievo portato dalle precipitazioni negli scorsi giorni. Per capire bene se anche in Ticino la produzione di olive di quest’anno ne risentirà, abbiamo parlato con Claudio Premoli, presidente dell'Associazione Amici dell'Olivo. L'approfondimento a firma Irene Solari.

Riecco la zanzara tigre

Il classico ronzio acuto. Una puntura, poi un'altra, poi un'altra ancora... Salgono le temperature e in tutta la Svizzera italiana scatta l'allarme zanzara tigre. Il temibile insetto, che si distingue dagli altri suoi simili per le striature bianche, fa paura perché potrebbe trasmettere malattie esotiche molto pericolose. Visti i livelli da primato della sua diffusione – superiori a quelli del 2022 e tornati a quelli prepandemici del 2019 –, alcuni comuni in Ticino sono già corsi ai ripari, distribuendo in tutte le cassette della posta il volantino con le istruzioni da seguire senza se e senza ma per evitare la diffusione del famigerato nemico ematofago invasivo. Semplici gesti, di pochi minuti e nemmeno quotidiani, da compiere per evitare un possibile flagello: svuotare tutti contenitori d’acqua ferma e impedire i ristagni di quella piovana, primo fra tutti. Ma non solo. Perché, il 4 giugno al Palacinema di Locarno, partirà una raccolta fondi per continuare un esperimento già iniziato l'anno scorso. Introdurre nell'ambiente maschi di zanzara tigre del tutto sterili, cosicché dalle uova deposte dalle femmine non si generino le larve. Jona Mantovan ne ha parlato con Eleonora Flacio, responsabile del settore Ecologia dei vettori dell'Istituto di microbiologia della SUPSI.  

Biden e Trump verso un rematch? Ecco che cosa succederà nei prossimi mesi

Ora è ufficiale: sarà rematch, come direbbero oltreoceano. O quasi. Biden e Trump, già sfidatisi nel 2020, parteciperanno entrambi alle presidenziali 2024: dovessero ottenere le nomine del proprio partito, porteranno in scena — a novembre 2024 — un nuovo testa a testa che saprà di déjà-vu. Ieri il presidente ha sciolto ogni dubbio: punterà a rimanere alla Casa Bianca altri quattro anni. «Portiamo a termine il lavoro». L'annuncio, manco a dirlo, ha causato la rabbiosa reazione del Partito repubblicano: «Biden è sconnesso dalla realtà. Gli americani stanno contando i giorni che ci separano dal momento in cui verrà mandato a casa». Manca un anno e mezzo, e di colpi di scena ne possono ancora arrivare (ricordate Ron DeSantis?), ma l'eventuale battaglia fra i due si preannuncia accesa e senza esclusione di colpi.

A questo punto non resta che vedere quali fasi della campagna aspettano gli statunitensi: grazie a Giacomo Butti spieghiamo, brevemente, il funzionamento delle presidenziali.

Il primo hotel automatizzato del Ticino

L’autorità comunale sognava «qualcosa di unico» Ed è stata accontentata. Il 6532 Smart Hotel in via San Gottardo a Castione, che ha aperto i battenti un mese fa, non ha eguali in Ticino. È il primo albergo completamente automatizzato a Sud delle Alpi; dà lavoro a quattro persone. Nasce da un’idea lungimirante dell’imprenditore Cristiano Nembrini (titolare dell’omonima impresa di costruzione attiva da 55 anni), il quale ha investito 8,5 milioni di franchi e ventiquattro mesi di lavori nonché tanto impegno e cura nei dettagli. L’inizio è promettente: i primi clienti sono già arrivati (comprese alcune giocatrici del «Ladies Open», il torneo di tennis conclusosi domenica scorsa nella capitale) ed il ristorante che si trova nello stesso complesso, accessibile a tutti, sta funzionando al di là delle più rosee aspettative. Ce ne parla nel dettaglio Alan Del Don.