L'approfondimento

I quattro cancellieri: la storia di successo della Germania ovest

Mentre la Germania est annaspa sotto le bislacche teorie economiche di Erich Honecker, dall'altra parte emergono Konrad Adenauer, Willy Brandt, Helmut Schmidt ed Helmut Kohl
Helmut Kohl. © Shutterstock
Luca Lovisolo
20.09.2025 21:39

Mentre la Germania est annaspa sotto le bislacche teorie economiche di Erich Honecker, la storia di successo della Germania ovest ruota attorno a quattro cancellieri: Konrad Adenauer, Willy Brandt, Helmut Schmidt ed Helmut Kohl.

Adenauer: la vecchia guardia e la ricostruzione

Konrad Adenauer nasce a Colonia nel 1876: Helmut Schmidt dirà, a ragione, che gli uomini di quella generazione non entrano in politica per la carriera, ma per scongiurare il ritorno del nazismo. Tutta l’Europa, anche la vicina Italia, deve a quei politici la ricostruzione dopo la guerra. Erano stati giovani prima delle dittature: la Germania prima del nazismo – la «Repubblica di Weimar» – non era un modello di democrazia; nemmeno lo era il Regno d’Italia prima del fascismo. Eppure, Adenauer, Alcide De Gasperi (trentino, cresciuto nella tradizione asburgica), Robert Schumann in Francia e i loro pari avevano conosciuto il pluralismo politico. Sorretti da cultura e intelligenza non comuni, diventano protagonisti del Dopoguerra.

«Un buon politico non deve solo sapere molte cose, pensare con realismo e saper riflettere: deve anche avere coraggio»: sono parole di Adenauer. Nel 1933 Adolf Hitler visita Colonia, appena salito al potere. Adenauer, sindaco della città, rifiuta di addobbare le strade e di stringergli la mano. Deve abbandonare il municipio e si ritira nella sua abitazione sul Reno. Viene arrestato nel 1944, insieme alla moglie Auguste. Il regime non riesce a condannarlo, ma sua moglie morirà per le conseguenze della prigionia. Vedovo per la seconda volta, dopo la morte della prima consorte, Emma, trent’anni prima, Adenauer cade in depressione. Nessuno crede che tornerà in politica.

Il ritorno inatteso del «grande vecchio»

Eppure, alla nascita dello Stato della Germania ovest, nel 1949, Adenauer ne è eletto cancelliere: ha 73 anni e mezzo. Cattolico e democristiano (CDU), propugna una visione non condivisa da tutti a quel tempo: il futuro della Germania è nelle alleanze occidentali. Nel 1952 Stalin propone di riunificare la Germania in cambio di una dichiarazione di neutralità. Ne nasce un dibattito sociale e politico aspro, ma Adenauer s’impone e rifiuta. Capisce ciò che molti non vedono: a parole la Germania sarebbe neutrale, nei fatti diventerebbe un vassallo dell’Unione sovietica.

Adenauer subisce gli attacchi di chi lo accusa di aver abbandonato l’obiettivo della riunificazione. Nel 1953, durante i moti in Germania est, parla ai tedeschi orientali: «Non avremo requie finché anche voi non ritroverete la libertà, lo giuro per tutto il popolo tedesco». Le sue parole sono sincere, ma sa che i tempi saranno lunghi. L’adesione della Germania ovest alla NATO (1955) causa altri dissidi, perché sembra dividere le due Germanie sempre più.

La consacrazione popolare

Ogni grande cancelliere tedesco si distingue per un atto notevole: non sempre è il più rilevante, ma la memoria collettiva ve lo identifica. Nel 1955 Adenauer negozia con l’Unione sovietica un difficile accordo che permette il rientro degli ultimi prigionieri di guerra. A dieci anni dalla fine del conflitto, diecimila uomini tornano a casa, accolti da famiglie che non speravano più di rivederli. Agli occhi della popolazione, quest’impresa innalza Adenauer a padre della nuova Germania.

Il cancelliere non manca di cinismo: un episodio che macchia ancora oggi la sua memoria è l’espressione che riserva al suo giovane oppositore Willy Brandt. Brandt non nasce con questo cognome: concepito fuori dal matrimonio nel 1913, alla nascita si chiama Herbert Frahm, il cognome della madre. Cresce con il nonno a Lubecca in condizioni disagiate. Durante il nazismo ripara in Norvegia, cambia nome e da là prosegue l’attivismo politico.

Willy Brandt: il rientro e l’elezione fallita

Quando rientra in Germania, alla fine della guerra, Brandt è già una figura di spicco del Partito socialdemocratico tedesco (SPD). Si candida cancelliere alle elezioni del 1961, contro Adenauer. Per screditarlo, questi gli rimprovera di non essere rimasto in Germania durante il nazismo, lo apostrofa con: «Brandt, alias Frahm!» e strumentalizza la sua infanzia senza padre. Essere «figli illegittimi» basta a distruggere una reputazione, in quegli anni. In una Germania in cui i partiti si dilaniano per maggioranze di pochi seggi, Brandt perde le elezioni.

Adenauer vince, ma dura poco. Nel 1961 il regime dell’Est costruisce il muro che chiude i passaggi tra Berlino est e ovest: Adenauer non si presenta in città. Eppure, proprio a Berlino, a due passi dal Muro, quando John Fitzgerald Kennedy pronuncia il celebre «Ich bin ein Berliner» la piazza inneggia ancora all’anziano cancelliere e zittisce quasi Brandt, allora sindaco.

Adenauer cade: Brandt, il nuovo stile del potere

Nel 1962 il governo fa arrestare un giornalista e il direttore del periodico Der Spiegel per cause che si rivelano infondate. Lo scandalo costringe Adenauer alle dimissioni pochi mesi dopo: ha

87 anni. Passa l’ultimo scorcio di vita non lontano dal Ticino, sul lago di Como, leggendo le opere del giurista svizzero Carl Hilty, delle quali era cultore.

Brandt non è successore diretto di Adenauer – in mezzo ci sono i meno appariscenti cancellierati Erhard e Kiesinger – ma ne è l’antitesi. Carismatico e comunicativo, guadagna i favori degli elettori riproducendo in Germania lo stile delle campagne elettorali all’americana di Kennedy, e vince. Sale a capo del governo nel 1969.

Nel 1970, in visita di riconciliazione in Polonia, invasa dai tedeschi nel 1939, Brandt si inginocchia dinanzi al monumento al milite ignoto. Il gesto è spontaneo, teatrale, fuori protocollo, e suscita grande rispetto presso i polacchi. È l’atto che consegna Brandt alla memoria popolare.

Le relazioni sospette e il crollo

Grazie alla Ostpolitik, il governo Brandt è benvoluto all’Est. Ciò fa sospettare che l’Unione sovietica e la Germania orientale intervengano per sostenerlo. I dirigenti dell’Ovest negano, ma la ricercatrice Daniela Münkel riporta nel suo studio «Die STASI und Willy Brandt» (2013) numerose relazioni improprie tra i servizi segreti tedesco-orientali e le istituzioni occidentali, in quegli anni.

Nel 1974 emerge che Günter Guillaume, uno dei più stretti collaboratori di Brandt, è una spia della Germania est. Brandt, che non se n’era accorto, deve dimettersi, ma la sua figura è appannata da tempo. Alle elezioni del 1972 aveva portato il Partito socialdemocratico al massimo storico del 46%, ma poi era crollato in un’apatia che gli aveva alienato anche le simpatie migliori.

Compagni di partito ma opposti: Helmut Schmidt

Sale al governo in sua vece Helmut Schmidt, anch’egli socialdemocratico ma diversissimo nel carattere e polemico verso il predecessore. Compie tappe determinanti per l’integrazione economica europea, anche grazie alla stretta amicizia con il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing, mentre in politica interna governa anni difficili.

Nel 1975, terroristi di estrema sinistra rapiscono il deputato berlinese Peter Lorenz. Schmidt cede al ricatto e consegna i carcerati chiesti dai rapitori in cambio dell’ostaggio. Quando però viene sequestrato il dirigente Hanns Martin Schleyer, suo amico personale, Schmidt non può cedere una seconda volta e Schleyer viene ucciso. Il fatto lo segnerà per il resto dei suoi giorni.

Deciso nell’agire ma cagionevole di salute, Schmidt resta nella memoria dei tedeschi per l’intervento durante l’alluvione che soffoca Amburgo nel 1962, quando è capo del dicastero cittadino degli interni, ben prima di diventare cancelliere. Schmidt scavalca le gerarchie, alza

il telefono e chiama di persona gli ufficiali dell’esercito e della NATO, consapevole che rispettare la catena di comando, in quel frangente, significherebbe perdere ore preziose nei soccorsi. Seguono polemiche feroci, ma la popolazione gliene è grata.

Schmidt, memoria di una nazione

Schmidt lascia il governo nel 1982. Le decisioni sull’installazione di missili NATO lo isolano nel partito e in una parte di popolazione in cui crescono i movimenti pacifisti. In questi si agita anche un giovane Olaf Scholz, futuro cancelliere. Pianista non disprezzabile, finito l’impegno di governo Schmidt incide per la Deutsche Grammophon un disco in cui esegue concerti di Bach, con l’amico direttore d’orchestra Justus Frantz.

Protestante, coltissimo, Schmidt rilascia interviste memorabili ed è autore di decine di libri su politica, storia, religione. Interviene nel dibattito pubblico fino alla morte, che lo coglie lucidissimo a 96 anni nel 2015, amato dai tedeschi come memoria vivente di un secolo della loro storia.

Helmut Kohl: dal Palatinato alla grande storia

A Schmidt succede Helmut Kohl, il cancelliere che riporta al governo la Democrazia cristiana dopo 13 anni di socialdemocrazia. Nasce nel 1930 a Ludwigshafen ed è per due mandati giovane governatore della Renania-Palatinato.

Soprannominato «nipote di Adenauer», è figlio di un militare che aveva combattuto la Grande guerra a Verdun. Instaura su questo dato biografico una sintonia con l’allora presidente francese François Mitterand, soldato anch’egli nello stesso luogo durante il secondo conflitto mondiale. La celebre immagine che ritrae Kohl e Mitterand mano nella mano al cimitero militare di Verdun nasce da questo retroterra comune.

Su Kohl torneremo nei prossimi articoli, tra la notte della caduta del Muro di Berlino e il giorno della riunificazione tedesca, l’atto che lo consegnerà alla storia della Germania e dell’Europa.

Questo approfondimento fa parte di una seria curata dal ricercatore indipendente Luca Lovisolo in esclusiva per CdT.ch. Per leggere la prima puntata clicca qui. Per leggere la seconda puntata clicca qui. Per leggere la terza puntata clicca qui. Per leggere la quarta puntata clicca qui. Per leggere la quinta puntata clicca qui. Per leggere la sesta puntata, clicca qui. Per leggere la settima puntata, clicca qui.  Per l'ottava puntata, clicca qui.

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