Scuole medie: ecco la proposta del DECS per superare i «corsi A e B»

La prima settimana dell'anno scolastico 2022/2023 è già passata. Ma un argomento importante resta sul tavolo: il superamento dei livelli alle scuole medie. Come noto, al momento sul tavolo del DECS ci sono tre proposte: una mozione del Partito comunista che chiede di rimettere sul tavolo la proposta di sperimentazione del DECS bocciata in gennaio dal Parlamento; un’iniziativa popolare della sinistra che chiede di abolire i livelli; un’iniziativa parlamentare del PLR che intende eliminare il sistema dei livelli e sostituirlo con un secondo biennio delle Medie più «orientativo». Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) in questi mesi ha lavorato a una proposta di sintesi. E ha indetto per oggi una conferenza stampa per presentare gli ultimi aggiornamenti tecnici e politici sulle proposte per andare oltre al «sistema dei livelli», i corsi A e B, per intenderci.
Il tema del superamento del sistema dei livelli nel secondo biennio della scuola media (corsi attitudinali e di base a matematica e tedesco) è stato al centro dell’incontro odierno tra i vertici del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) e la Commissione formazione e cultura (CFC) del Gran Consiglio. Il modello, che si applica sia alla III che alla IV media, permette di perseguire gli obiettivi di apprendimento del Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese (PdS), senza far capo alla separazione strutturale degli allievi. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
a) continuità di apprendimento, trattandosi di un modello applicato all’intero secondo biennio di orientamento (III e IV media);
b) codocenza durante le attuali 5 unità didattiche (lezioni) settimanali in matematica e durante le 3 UD settimanali in tedesco (due docenti di materia lavorano con gli allievi durante la totalità delle UD);
c) svolgimento di almeno 1 unità didattica settimanale per le due materie a gruppi ridotti;
d) valutazione sommativa (giudizi intermedi) e certificativa (nota finale) unica per tutti gli allievi e indipendente dai gruppi frequentati.
C'è la volontà di superare il metodo
«Il problema è riconosciuto - ha esordito il direttore del DECS, Manuele Bertoli - e c'è finalmente la volontà di superare questo sistema. Il superamento prevede l'abolizione dei corsi A e B e la sostituzione di un altro che permetta una vicinanza maggiore tra docenti e allievi ma dentro un contesto unico che termina con un voto unico alla fine del curricolo, come per le altre materie». Si vuole sostituire il sistema con «qualcosa di migliore». Da gennaio a oggi è stata registrata la volontà di superare il sistema dei livelli. «Il consenso su questo principio oggi è piuttosto largo». Ma come fare? L'importante è avere un modello che risponda anche alle richieste giunte dalla politica. «Noi potremmo partire con la sperimentazione di questo modello già a settembre del prossimo anno, o meglio con l'introduzione (seppur sperimentale) per tappe che prenderà almeno tre anni scolastici - ha concluso il consigliere di Stato -. Io sono pronto a presentare un messaggio».
Suddividere gli studenti in gruppi di abilità non funziona
L'idea di partenza è che con il sistema attuale c'è mancanza di equità. E che i sistemi che suddividono gli studenti in gruppi di abilità non funzionano bene, anche perché se viene fatto troppo presto (i ragazzini hanno 12-13 anni) il rischio di sbagliare è alto.
Cosa è stato constatato? Dopo la bocciatura del Gran Consiglio del precedente progetto, il lavoro è ripartito dalle criticità sollevate. Perché «è necessario superare i livelli», ne sono convinti docenti, allievi e genitori. «Lo dice in fondo anche il mondo del lavoro», ha aggiunto Tiziana Zaninelli, capo Sezione dell’insegnamento medio. Doveva essere un progetto che coprisse sia la terza sia la quarta media. «Si è cercato di dare coerenza a quello che sta avvenendo attualmente a scuola. La proposta dei direttori è pragmatica, sostenibile e ragionevole proprio perché viene dai direttori e dalla loro condivisione con i docenti». «Volevamo trovare un modello che fosse efficace e coerente con il piano di studio», le ha fatto eco Marco Costi, presidente della Conferenza dei direttori di scuola media.
Il modello, concretamente
L'obiettivo è una continuità di apprendimento all'interno del secondo biennio di scuola media (terza e quarta). Primo punto centrale è la co-docenza. «Chiediamo che almeno un'ora di questa co-docenza si traduca in un lavoro a gruppi ridotti», ha aggiunto Costi. E che la valutazione sia unica: non ci sarà più una nota "corso attitudinale" e una nota "corso base", ma un'unico voto. Sia nella valutazione di metà anno sia in quella finale.
«Avendo a disposizione due anni, si possono seguire gli allievi e dare loro maggiore solidità nelle scelte di formazione che poi seguiranno». Per questo è stata implementata anche l'ora di classe. La co-docenza è stata ritenuta un aspetto importante che ha sempre dato riscontri positivi in altri ambiti. Perché i gruppi ridotti? «Noi reputiamo che con questo modello si possa dare una grande accelerazione a quella che è una didattica differenziata e pertanto un'attenzione al ragazzo e alla ragazza e al loro processo di apprendimento, in particolar modo nei traguardi da raggiungere. La co-docenza permette flessibilità e un miglior raggiungimento delle finalità del piano di studio». Si vuole riuscire a valutare l'allievo attraverso la valutazione per competenze: i due docenti valuterebbero gli allievi insieme, migliorando l'equità di giudizio (sono in due a valutare gli allievi) ma anche l'accettazione da parte di allievi e famiglie del voto assegnato.
I direttori si rendono conto che il modello presentato deve essere affinato. «Siamo disponibili a chinarci sulle problematiche, come la mancanza di docenti. Se ci sarà l'accettazione politica, vogliamo chiedere al DECS di consentirci di chinarci subito sul modello attraverso dei gruppi di lavoro», ha spiegato il presidente della Conferenza dei direttori di scuola media. «Crediamo che il lavoro da fare sia ancora ampio, ma siamo moderatamente ottimisti perché si possa superare con il nostro modello l'attuale differenziazione strutturale».
Servono 65 docenti in più
Il direttore del DECS ha quindi voluto rispondere a due domande principali. Come proseguire? «Ci sono due strade possibili - ha precisato Bertoli -: la prima è quella politica di modifiche di legge, poi di inizio della fase pilota. La seconda è con un nullaosta politico del Parlamento entro Natale per poter partire con la fase sperimentale già in settembre 2023 e poi, parallelamente, passare alla parte più attuativa formale di basi legali da consolidare. Questa seconda opzione - che deve scegliere o non scegliere il Gran Consiglio - secondo noi è più efficace perché permette di partire prima e proseguire con il dibattito senza far scorrere gli anni scolastici». Perché le cose non si possono fare per tutte le 36 sedi scolastiche da subito? «Perché il fabbisogno di docenti è importante. Con 5 ore di matematica e 3 ore di tedesco settimanali di co-docenza servono 65 docenti aggiuntivi (40 di matematica e 25 di tedesco)».
Le domande dei giornalisti
Materie a gruppi ridotti: secondo quale principio verrebbero divisi gli allievi?
Sono i due docenti a decidere. E dipende dall'attività didattica che si sta svolgendo in quel momento e dagli «approfondimenti» necessari. Ad esempio: viene trattato l'argomento X e ci sono allievi (che vengono messi nel gruppo del prof. 1) dove il traguardo di competenza ha raggiunto un certo livello e si può proseguire con un approfondimento; mentre altri allievi (vengono messi nel gruppo del prof. 2) hanno bisogno di proseguire con altri esempi per assimilare meglio il concetto. «I gruppi possono quindi variare di ambito in ambito, di giorno in giorno - ha precisato Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola e coordinatore del DECS -. Sono i docenti a decidere. Noi abbiamo sempre parlato dell'importanza della differenziazione pedagogica (vs. strutturale), in cui si tiene conto delle peculiarità e dei bisogni degli allievi. Ma lo si fa in aula, non spostandoli definitivamente in una o in un'altra classe». È un lavoro quotidiano.
Dal punto di vista politico (ed economico), cosa succederà ora?
«Il messaggio alla Commissione è "fateci sapere" - chiarisce il direttore del DECS -. Noi, poi, possiamo presentare il Messaggio in dieci giorni, perché le informazioni sono tutte pronte. A questo punto vorrebbe dire chiedere al Parlamento entro l'ultima sessione di dicembre o la prima sessione di gennaio di dire se "va bene che il Governo avvii la sperimentazione". Tra gennaio e settembre verrà affinato quello che deve essere affinato. E a settembre si partirebbe con le classi terze in alcuni istituti (12 sedi su 36). Così avremmo 1/9 del costo totale nel Preventivo (perché il Preventivo, a differenza della scuola, ragiona per anno civile, 1.1 - 31.12). Quello che noi dovremmo spendere nel 2023 è 1/3 del costo per le sole classi terze di alcuni istituti. Negli anni successivi man mano questo costo crescerà, perché si dovranno pagare i 65 docenti in più e non è un costo irrilevante. È anche per questo che il modello adesso si ferma a matematica e tedesco, mentre in futuro la co-docenza potrebbe essere estesa ad altre materie (grattacapi finanziari)».