Politica

Scusi, chi ha fatto... pari? Quando la votazione è da rifare

A Vezia la decisione su come procedere per le attinenze comunali finisce 10 a 10 – Nel recente passato sono molti i casi, anche eclatanti, di confronti senza un vincitore – Dalla tassa sul sacco a Lugano ai rimborsi spese dei consiglieri di Stato, passando per le congiunzioni delle liste
© Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Nico Nonella
02.02.2023 23:15

«Questa partita la possiamo vincere, perdere o pareggiare». Sentenziava così il compianto Vujadin Boskov, allenatore serbo con un trascorso in panchina anche in Svizzera. Una frase, la sua, che possiamo applicare anche alla politica. Prima di entrare nella sala di un Consiglio comunale o del Gran Consiglio, tra le varie forze di solito si creano intese o maggioranze. Ma come sul rettangolo verde, l’imprevisto è dietro l’angolo e può capitare che un pareggio mandi tutti ai supplementari. Il che, in politica, significa alla sessione successiva. Lo spunto per parlare di questo scenario lo offre una recente – oddio, risale a metà dicembre – votazione in quel di Vezia. Il Consiglio comunale doveva esprimersi sul messaggio municipale contrario a una mozione di Elisa Volontario che chiedeva, in sintesi, di rinunciare allo scrutinio segreto per la concessione delle attinenze comunali. In pratica, il Legislativo doveva votare su come votare. Ebbene, è finita 10 a 10: la votazione verrà quindi ripetuta. Nulla di clamoroso, ma Vezia ci offre un assist per ricordare i casi – questi sì – più clamorosi della storia recente, nel Luganese e a livello cantonale.

Il «fetido balzello»

Partiamo proprio da Lugano. Nel marzo del 1993 in Consiglio comunale approda il tema della tassa sul sacco, che avrebbe animato il dibattito per anni, e una prima votazione sfocia in un pareggio: 21 a 21 e seduta aggiornata alla settimana successiva, quando prevale il sì. La tassa cantonale entrerà poi in vigore il 1. gennaio 2020. «I cittadini pagano già oggi il costo del ritiro e dello smaltimento dei rifiuti. E questo vale anche nel villaggio gallico in riva al Ceresio, dove questo servizio è solo apparentemente gratuito» aveva affermato il direttore del DT Claudio Zali durante il dibattito parlamentare. Restando a Lugano, pochi mesi dopo l’introduzione del «fetido balzello», a ottobre 2020, il Legislativo non approva e non boccia il finanziamento per la gestione dell’aeroporto di Agno e per attuare il piano sociale a favore dei dipendenti licenziati. La votazione finale, legata allo scorporo dei due finanziamenti, si conclude con 24 sì, 24 no. Tutto rimandato al mese successivo, quando il piano sociale da mezzo milione ottiene luce verde. Nel «pacchetto» approvato dal plenum c’è anche un credito di 1,3 milioni per gestire il periodo di transizione verso una gestione privata dello scalo, che per la cronaca non è ancora avvenuta.

Moltiplicatore e bus scolastico

Da piazza della Riforma ci spostiamo vicino al ponte diga di Melide. È il giugno 2013, e a Bissone tiene banco il ritorno in politica, come consigliere comunale, di Ludwig Grosa. In seduta, il gruppo capitatato dall’ex sindaco si batte per abbassare il moltiplicatore dal 69% al 65%, ma la proposta non passa per un soffio: 8 sì, 8 no. Grosa non la prende benissimo, ma ci sono stati casi più esasperanti. A Carona ad esempio, nel settembre 2007, il voto sul mandato per il trasporto scolastico finisce in parità. Non una, due volte di seguito:uno stallo che costringe il Municipio a decidere da solo e siglare un contratto con le ARL.

Telefonata «galeotta»

I pareggi più clamorosi sono però esclusivo appannaggio del Gran Consiglio. Iniziamo la nostra carrellata con il pareggione del 12 dicembre 2017. In Parlamento approda il delicato tema delle congiunzioni delle liste a livello cantonale e comunale, soppresse in Ticino nel 2002. Un tema molto caro alla Lega, che per l’occasione serra le fila e chiama a raccolta i suoi per portare a casa l’agognato sì. Peccato che in aula le cose vadano diversamente: 42 a 42 e tutti sotto la doccia, in attesa di rivotare a gennaio. Quando una maggioranza trainata da PLR e PPD affossa definitivamente la proposta sostenuta da Lega e PS. Quel pareggio ha un’importante ripercussione, ossia le dimissioni di una parlamentare leghista del Luganese, Silvana Minoretti, per ragioni professionali. Al momento del voto, la granconsigliera si trovava fuori dall’aula per rispondere a una telefonata di lavoro. È la classica goccia che fa traboccare il vaso in casa leghista.

Nessun rimborso

Lasciamo la questione delle congiunzioni – per la cronaca, il Gran Consiglio le boccerà nuovamente nel gennaio 2021, respingendo per una manciata di voti la proposta di Piero Marchesi – e passiamo a un altro tema spinoso: il rimborso delle spese dei Consiglieri di Stato. Siamo sempre a dicembre, questa volta del 2018. Il plenum decide di non intentare una causa civile al Governo, ma si «incarta» quando è il momento di stabilire quanto chiedere indietro per i benefit privi di base legale. Il Legislativo cantonale avrebbe dovuto entrare in materia sulle conclusioni del rapporto di maggioranza di Fabio Bacchetta-Cattori (che propone una restituzione di quanto percepito dal luglio 2018) per poi esprimersi su un emendamento del PPD che prevedeva invece una restituzione retroattiva al 2011. In caso di bocciatura si sarebbe discusso del rapporto di minoranza di Henrik Bang, che chiedeva ai ministri di rimborsare gli ultimi cinque anni di indennità per il telefono, più i due mesi di stipendio versati a fine mandato. Il voto sull’entrata in materia finisce 29 pari. C’è anche un astenuto, l’allora deputato di Montagna Viva Germano Mattei, il quale finisce al centro di una mini polemica sui social. Ma a influire sono soprattutto le numerose assenze in aula. Il tema slitta alla prima sessione di gennaio 2019 e il Parlamento boccia il rapporto di Bacchetta Cattori. Ergo, nessuna richiesta di rimborso.

Il congedo parentale

Facciamo un salto avanti di due anni. Siamo – manco a dirlo – a dicembre. Il Parlamento deve esprimersi su un’iniziativa generica di Raoul Ghisletta che propone un congedo pagato dalla quindicesima alla ventesima settimana dopo il parto. La votazione si conclude 38 a 38 e il 25 gennaio 2021 il plenum approva la proposta contenuta nel rapporto di Nadia Ghisolfi di un congedo parentale cantonale. Proposta tuttora sul tavolo di un gruppo di lavoro. Affaire à suivre.

L’ultimo? Pochi mesi fa

Chiudiamo con l’ultimo pareggio in ordine cronologico: siamo nel novembre scorso e sul tavolo c’è una petizione per migliorare le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo. Dopo aver bocciato (39 a 36) il rapporto di maggioranza di Andrea Censi, che chiedeva al plenum di non entrare nel merito, sulla proposta di minoranza, favorevole, di Carlo Lepori, l’aula si è divisa esattamente a metà: 36 sì, 36 no. Si rivota il 21 novembre, e il rapporto di Lepori soccombe.

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