Detto tra noi

Una piccola e vecchia monetina...

A volte sono i piccoli oggetti quotidiani a raccontarci delle storie affascinanti o a scatenare la fantasia...
Mauro Rossi
07.04.2023 06:00

Frugando nel borsellino alla ricerca di spiccioli per il caffè, mi sono ritrovato in mano un mucchietto di monetine che ho inserito nella macchinetta. La quale le ha accettate tutte tranne una. Ho provato a reinserirla dopo averla strofinata ben bene ma niente. A quel punto l’ho esaminata con un po’ di attenzione. Era un pezzo da dieci centesimi più consumato e logoro del normale, soprattutto nella parte anteriore in cui oltre all’effigie e alla scritta Confederatio Helvetica era indicato l’anno di conio. Che mi ha lasciato di stucco: 1925. Quella monetina, dunque, aveva dunque quasi cent’anni. Cent’anni durante i quali è successo di tutto, a partire da ciò che accadde nel periodo in cui fu fabbricata (era l’anno in cui crollava l’unione monetaria latina - una sorta di Euro ante litteram cui aderì anche il nostro Paese). Poi c’è stata la tremenda recessione innescata dal crollo di Wall Street, l’avvento del nazifascismo, la Seconda guerra mondiale e le sue tragedie, la faticosa ricostruzione, gli anni del boom economico e la trasformazione del nostro Paese da rurale nella nazione che tutti guardano con una certa ammirazione, fino a questo primo e confuso segmento del terzo millennio. Anni durante i quali l’uomo è anche andato sulla Luna, in cui sono nati i computer e social network, in cui la società si è trasformata in un susseguirsi di generazioni, ciascuna con i suoi sogni, speranze, ambizioni ma anche con i suoi drammi, le tragedie e difficoltà. Di cui questa piccola e consumata monetina è stata un silenzioso testimone, passando tra le mani di milioni di persone, ognuna delle quali con alle spalle una propria storia che l’ha sicuramente spinta a guardarla in modo diverso. Dieci centesimi infatti non hanno avuto nel corso del tempo lo stesso valore: se oggi sono quasi esclusivamente il simbolico resto delle «azioni» dei supermercati, cent’anni fa erano il prezzo di una copia del nostro quotidiano ma anche di un buon bicchiere al bar o del fabbisogno quotidiano di pane. Quella piccola monetina è forse stata un qualcosa di prezioso, da usare con rispetto e con parsimonia. Magari per qualcuno ha rappresentato il principio di un sogno, per qualcun altro è stato il tassello mancante per l’acquisto di qualcosa di necessario, per qualcun altro una piccola mancia con cui rimpinguare un misero salario, per altri ancora un semplice e consumato nichelino da utilizzare in un parchimetro o, come detto in apertura, alla macchinetta del caffè. Non per il sottoscritto, tuttavia, che ora quel dieci centesimi, dopo averlo ripulito con cura, ha deciso di non utilizzarlo e di conservarlo gelosamente, come una piccola ma significativa reliquia di ciò che eravamo e di quello che siamo diventati. Migliori? Peggiori? Dovremmo chiederlo proprio a quel piccolo pezzo di metallo...

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