Detto tra noi

Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?

L'intelligenza artificiale può fare davvero paura o è «solo» un segno dei tempi?
Mauro Rossi
05.05.2023 06:00

Intelligenza artificiale: ormai da settimane non si parla d’altro. I giornali (tradizionali e telematici), le reti sociali, i programmi televisivi e i forum informativi sono infatti zeppi di articoli, approfondimenti e analisi sull’argomento, quasi si trattasse di una scoperta rivoluzionaria, effettuata da pochissimo tempo e che incute paura. Eppure l’intelligenza artificiale è anni, se non addirittura decenni, che fa parte della nostra vita. Cosa regola infatti i semafori che gestiscono il traffico cittadino? Come avviene il controllo dell’erogazione di servizi essenziali quali la corrente elettrica, gas e acqua? Chi gestisce il funzionamento delle complesse reti telefoniche? Cosa consente il preciso funzionamento dei macchinari che utilizza un medico quando ci visita? Come fa un aeroplano in mezzo alle nubi e alla pioggia a sapere esattamente che rotta seguire e dove deve dirigersi? Perché, ogni volta che iniziamo un acquisto tramite internet, ci arrivano dei suggerimenti precisi in merito a ciò che corrisponde ai nostri gusti o desideri e come mai ogni qualvolta che frughiamo tra i ricchi palinsesti di Netflix e delle altre piattaforme televisive o musicali, quasi magicamente ci vengono proposte cose che corrispondono ai nostri desiderata? Le risposte a questi e a molti altri quesiti che possiamo porci relativamente ogni gesto o fatto della nostra quotidianità, sono semplici e le conosciamo tutti: perché tutto o quasi, da tempo, è controllato dai computer che non sono altro che quelle «intelligenze artificiali» (qualcuna più semplice, altre decisamente più complesse) dalle quali sempre più gente ora tende a metterci in guardia, evocando fantasmi e paure che, al punto in cui siamo, sono irrazionali e ricordano i timori espressi dagli amanuensi all’apparire dei libri stampati da Gutemberg (trasferire la trasmissione del sapere sulla carta significherà distruggere la nostra capacità mnemonica – ripetevano) o ciò che sostenevano le lobby degli allevatori dei cavalli e dei vetturini delle carrozze i quali, all’apparire i primi mezzi di trasporto meccanici, mettevano in guardia sui rischi che avrebbe comportato all’organismo umano spostarsi con quelle diavolerie e a quelle velocità (che raramente superavano i 50 km all’ora). Ebbene, come le catastrofiche previsioni di un tempo si sono rivelate errate, sicuramente anche quelle funeree relative la possibilità che l’intelligenza artificiale prenda il sopravvento su quella umana, si riveleranno tali. Perché per pur complesse che siano e pur con incredibili possibilità di apprendimento di cui sono dotate, le macchine sono e resteranno sempre delle macchine, prive di quell’elemento che ha permesso all’umanità di distinguersi dalle altre specie terrestri e che, ancorché in situazioni difficili quali quelle che stiamo affrontando, rimane la sua principale e inimitabile risorsa, la fantasia e l’annessa capacità di sognare.

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