Il commento

«L'Allegria di naufragi» rossocrociata

Il titolo per questo amaro e contraddittorio componimento osiamo prenderlo in prestito a Giuseppe Ungaretti – Il commento di Massimo Solari a margine dell'eliminazione della Svizzera ai Mondiali e del conseguente bilancio di Yakin e Tami
Massimo Solari
07.12.2022 21:30

La notte non ha portato consiglio. O meglio, solo in parte. La radiografia del Mondiale fatta da Murat Yakin e Pierluigi Tami dopo l’imbarazzante eliminazione agli ottavi di finale non ha modificato la sostanza delle parole già espresse a caldo. La resa contro il Portogallo, per il commissario tecnico e il direttore delle squadre nazionali, non merita di prendersi tutta la scena. Il nostro torneo – hanno suggerito i diretti interessati – è stato tutto sommato positivo. Mah, contenti loro. Noi restiamo interdetti. E il titolo per questo amaro componimento, osiamo quindi prenderlo in prestito a quel maestro che è Giuseppe Ungaretti. Allegria di naufragi. Già: un ossimoro tanto evidente, quanto disarmante. Nel 1917 e il 7 dicembre 2022. No, a fronte del primo bilancio dei vertici rossocrociati e soprattutto considerate alcune, rumorose reazioni emerse dallo spogliatoio, non sapremmo trovare sintesi migliore.

L’arrendevolezza che, al Lusail Stadium, ha condannato Xhaka e compagni si è tradotta in un’analisi poco lucida. Un’analisi che il presidente dell’ASF Dominique Blanc ha solo peggiorato: «Mentre affrontavamo il Portogallo, la metà delle squadre si trovava già a casa. E non parliamo di selezioni minori». Quanta superficialità. Se il nostro cammino va tarato sulle disgrazie altrui, tanto valeva accontentarsi di festeggiare la qualificazione diretta a Qatar 2022. Poco importa, insomma, l’aver bruciato l’ennesima, ghiotta occasione. «Abbiamo corso meno degli avversari». «Abbiamo totalizzato 6 punti in un gruppo difficilissimo, e non succedeva dal 2006». «Abbiamo una nuova campagna di qualificazione che ci aspetta». Bene, bravi. I nodi e problemi principali, intanto, sono stati circumnavigati. O se possibile aggravati. Il passaggio alla difesa a tre? Concordato e, anzi, ragionato a fronte delle difficoltà incontrate con la Serbia. Complimenti. La realtà, invece, è che ci siamo sparati sui piedi. Complicando maledettamente una partita che, per altre ragioni, presentava un coefficiente di difficoltà molto elevato. Il riferimento alla maggiore freschezza dei migliori interpreti lusitani, per esempio, è corretto. Farsi trovare così impreparati e molli sulle gambe, tuttavia, non è giustificabile con la sola statistica dei chilometri percorsi. Mentre affermare – come Yakin – che i primi due gol non hanno nulla a che vedere con il modulo, beh, è per certi versi svilente. L’abbiamo vista tutti la partita. E tutti abbiamo ravvisato le enormi difficoltà – il disorientamento anche – di pilastri come Manuel Akanji.

Le esternazioni post-partita dei vari protagonisti, dicevamo, non hanno fatto che confermare lo scollamento tra le parti. Una distanza pericolosa in prospettiva. L’azzardo tattico dell’allenatore non è stato compreso e men che meno metabolizzato sul terreno di gioco. Un pasticcio, aggravato – checché ne dica Tami – dal concomitante crollo sul piano nervoso. Quindi sì, è vero, hanno sbagliato in tanti e tante sono state le concause del tracollo rossocrociato. Ciò non significa però rimanere ciechi circa i differenti gradi di responsabilità. Nessuno chiedeva che saltassero teste. No, bastava ammetterlo. Bastava un’autocritica sincera. E invece si è preferito recitare un componimento palesemente contraddittorio. Un’allegria di naufragi.

In questo articolo:
Correlati
Senza parole, senza vergogna, nella notte più buia
La Svizzera crolla sotto i colpi del Portogallo e saluta il Qatar nel peggiore dei modi – Ai nostri avversari non serve nemmeno Cristiano Ronaldo per umiliare una squadra allo sbando sia a livello tattico, sia sul piano delle emozioni – Murat Yakin: «Il sistema non c’entra, non era serata»