«Non si perda altro tempo, servono soluzioni condivise»

«Tutti i firmatari concordano sull’urgenza di procedere speditamente con gli adeguamenti richiesti e con la pianificazione definitiva del comparto. Invitano l’Esecutivo a presentare al Consiglio comunale il messaggio completo di tutti gli elementi necessari per una decisione consapevole. Il progetto di riconversione potrà così finalmente entrare nella fase realizzativa e portare, quanto prima e senza ulteriori dilazioni non più accettabili, benefici concreti alla città e alla popolazione». Sono state rarissime, negli ultimi 20-30 anni, le volte in cui i principali partiti di Bellinzona si sono schierati fianco a fianco in difesa di un progetto o di un’opera. L’ultima, a memoria, è stata nel 2011 quando gli aventi diritto di voto si recarono alle urne per esprimersi sul referendum lanciato contro la costruzione della nuova sede dell’Istituto di ricerca in biomedicina. Municipio e Legislativo ne uscirono vincenti su tutta la linea.
Il filo della storia
Il filo della storia si intreccia oggi a quello del futuro quartiere che sorgerà al posto delle Officine FFS, dopo il 2030. Le/i presidenti e i capigruppo in Consiglio comunale delle quattro forze presenti nell’Esecutivo «fanno squadra» affinché il progetto strategico (il più importante della Città che verrà) possa essere rimesso in tempi brevissimi sui binari giusti. E questo perché - come noto - il Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) ha annullato il via libera del plenum del 4 aprile 2023 al Piano particolareggiato, accogliendo parzialmente le critiche (quelle di natura finanziaria) sollevate dai ricorrenti.
L’unione fa la forza
Da quel storico voto sono trascorsi due anni e mezzo. Se è vero che adesso non bisogna ricominciare tutto daccapo, è altresì corretto affermare che comunque si è perso tempo prezioso. Ecco perché ora è meglio fare le cose in ordine di modo che si possa procedere spediti senza ulteriori intoppi. «Più uniti siamo meglio è. La nostra speranza è infatti quella di riuscire a coinvolgere anche i partiti e gli schieramenti che non siedono in Municipio (pertanto Verdi-FA-Indipendenti, Avanti con Ticino&Lavoro-Più Donne-Il Noce e l’MPS; n.d.r.). Bisogna sedersi tutti attorno ad un tavolo, discutere serenamente e trovare delle soluzioni condivise se desideriamo continuare a far crescere Bellinzona», afferma, da noi interpellata, la presidente de Il Centro Alessandra Alberti, «portavoce» dei firmatari della lettera aperta. Vale a dire, rispettivamente, le/i presidenti e i capigruppo di PLR (rispettivamente Silvia Gada ed Andrea Cereda), Unità di sinistra (Martina Malacrida Nembrini e Lisa Boscolo), Il Centro (la stessa Alberti e Camilla Guidotti) e Lega-UDC (Sacha Gobbi e Manuela Genetelli). Gli esponenti dei «partiti di Governo» riconoscono senza se e senza ma l’importanza del moderno comparto nel quale troveranno spazio contenuti formativi, sociali, residenziali, commerciali, culturali e alberghieri. In particolare citiamo il Parco dell’innovazione ed il Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI. «Il segnale è chiaro: pieno sostegno a quanto previsto nel futuro quartiere. Il Municipio, alla luce della sentenza del TRAM, è chiamato ad adottare gli accorgimenti necessari e sottoporre al Legislativo un messaggio rivisto che tenga conto di quanto evidenziato dai giudici. È indispensabile farlo subito», puntualizza Alessandra Alberti.
Nessun cenno alla bonifica
Con il trasferimento delle Officine a Castione (verranno inaugurate nell’estate del 2028) «si libererà nel cuore di Bellinzona una vasta area di circa 120 mila metri quadrati, adiacente alla stazione ferroviaria, destinata a ospitare un nuovo quartiere orientato ai principi della multifunzionalità, della sostenibilità ambientale e della modernità tecnologica - si legge nella missiva -. Tale comparto è concepito per diventare un motore di sviluppo per la città, integrando nuove funzioni urbane e al contempo preservando la memoria storica del sito grazie alla valorizzazione» della «Cattedrale» che accoglierà contenuti sociali, culturali ed aggregativi. Nessun riferimento, per contro, ad un tema che «scalderà» la politica turrita nei prossimi anni: il risanamento dei terreni occupati da quasi un secolo e mezzo dallo stabilimento industriale.





