Dazi, quei 34 minuti di telefonata tra Trump e Keller-Sutter

«Ecco come è andata realmente la telefonata tra Trump e Keller-Sutter». Le redazioni del gruppo CH Media hanno rivelato ieri di essere entrate a conoscenza del contenuto del colloquio telefonico del 31 luglio tra il presidente degli Stati Uniti e la presidente della Confederazione. Il giorno seguente, il 1. agosto, Trump ha annunciato dazi al 39% per il nostro Paese. Keller-Sutter e Parmelin, nonostante un viaggio lampo oltreoceano, non sono riusciti a trovare un accordo dell’ultima ora con l’amministrazione statunitense e le tariffe sono entrate in vigore il 7 agosto.
«Ho parlato con la premier svizzera. La donna era gentile, ma non ha voluto ascoltare», ha detto di quella telefonata Donald Trump durante un collegamento con il programma «Squawk Box» della CNBC. «Le ho detto "abbiamo 41 miliardi di dollari di deficit commerciale con lei, Madame". Non la conoscevo. "E vuoi pagare l'1% di dazi?". E ho detto: "Non pagherete l'1%"». Ma come è andata esattamente?
I giornali del gruppo CH Media parlano di «informazioni (sul colloquio telefonico, ndr.) provenienti da fonti altamente affidabili» le quali suggeriscono che la narrazione (mediatica) dominante «non rappresenta tutta la verità». Il riferimento è al fatto che Keller-Sutter avrebbe fatto «una predica» al presidente americano e che, appunto, «non lo avrebbe ascoltato». Alcuni sostengono, in estrema sintesi, che la presidente della Confederazione abbia «rovinato tutto con una sola telefonata» e che sia dunque l'unica responsabile della stangata sui dazi.
Partiamo quindi dall'inizio. È stato il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tramite il suo rappresentante Jamieson Greer, a invitare il «ministro» dell'Economia Guy Parmelin a chiamare personalmente Trump. Probabilmente, intuendo che il suo atteggiamento nei confronti della Svizzera non era così positivo. Ma Donald Trump parla solo con i presidenti, non con i «normali» membri del Governo. Pertanto, spettava a Karin Keller-Sutter.
E quindi? Ecco i 34 minuti di telefonata
La conversazione telefonica è prevista per le 20.00 del 31 luglio, si legge sull'Aargauer Zeitung. In precedenza, vengono ovviamente condotti vari test tecnici per evitare di incorrere in eventuali problemi di connessione. Trump non risponde al telefono all'orario concordato. Non risponde prima delle 20.10. La conversazione inizia con Keller-Sutter che ringrazia il presidente USA per gli auguri per il Primo Agosto. Lui esprime ammirazione per il fatto che la storia della Svizzera risalga al 1291. Poi, cambia bruscamente tono. «Perché mi chiama?», chiede. La presidente della Confederazione risponde che vorrebbe discutere della dichiarazione congiunta d'intenti negoziata tra Stati Uniti e Svizzera: «Vorrei conoscere la sua posizione al riguardo». Coglie l'occasione anche per ringraziare i suoi rappresentanti per la collaborazione durante i colloqui, Greer, Bessent e Lutnick (il rappresentante del Commercio Jamieson Greer, il segretario del Tesoro Scott Bessent e il segretario al Commercio, Howard Lutnick, ndr.). «Non mi interessano», risponde lui sentendo nominare i suoi collaboratori. Inizia a parlare del deficit commerciale di 40 miliardi di dollari e dice che può essere affrontato solo con un'aliquota tariffaria opportunamente più elevata. Keller-Sutter replica affermando che l'accordo in fase di elaborazione affronta proprio questo punto. Aggiunge che la Svizzera ha solo 9 milioni di abitanti, il che logicamente comporta un'elevata esportazione. Sottolinea inoltre che la Svizzera non impone dazi sui prodotti industriali e offre alle aziende statunitensi un accesso praticamente completo al mercato. Cita una cifra a tal proposito: il 99,3%. «È tutta una questione di deficit commerciale», insiste il presidente americano. Ribadisce che che gli Stati Uniti «perdono» 40 miliardi di dollari all'anno. «La Svizzera è un Paese ricco. Questo è inaccettabile». E ancora: «La Svizzera trae vantaggio dagli Stati Uniti e non ha alcun rispetto per noi». Parla di «furto». Continua il suo monologo e lancia una cifra: visto il deficit commerciale, sono necessari dazi «di almeno il 30 o addirittura il 35%». Keller-Sutter si permette di affrontare il tema dell'oro. Ma al tycoon non interessa cosa abbiano capito i negoziatori. «Quindi stai ancora facendo soldi con l'oro!», si limita a ribattere.
Il presidente degli Stati Uniti cita poi l'accordo concluso con l'Europa pochi giorni prima, il quale include l'impegno dell'UE a investire 600 miliardi di dollari negli USA entro la fine del suo secondo mandato. Keller-Sutter si astiene dal commentare. E lui incalza: «Mi pagano 600 miliardi, quanto mi paghi tu?». La presidente della Confederazione risponde: «Le aziende svizzere investiranno almeno 150, forse anche 200 miliardi di franchi svizzeri». Non fornisce una tempistica. Trump non vuole sentire. Keller-Sutter si rende conto che il presidente USA, probabilmente, non è pronto o disposto a una soluzione imminente. Gli suggerisce «che i nostri team riconsiderino l'accordo». Probabilmente dovrebbero «riesaminare i singoli punti». Trump mostra scarso interesse. Ripete le sue argomentazioni. Ribadisce: «La Svizzera sta causando agli Stati Uniti una perdita di 40 miliardi». Keller-Sutter prova a voltare pagina. Trump risponde che parlerà con il suo team. Keller-Sutter chiede se saprà qualcosa da Jamieson Greer. E di nuovo torna quel «non mi interessa» (di lui, ndr.). La presidente allora dice che non dovrebbero essere imposti (nuovi) dazi al 1. agosto (da lì a poche ore). Un'osservazione senza risposta (la scadenza sarà poi portata al 7 agosto, anche se senza un punto d'incontro). Alle 20.44 la telefonata si conclude.
Quasi contemporaneamente, alle 20.45, la direttrice della Segreteria di Stato dell'economia (SECO), Helene Budliger Artieda, riceve un SMS dall'entourage di Jamieson Greer. Il messaggio li esorta a porre fine alla conversazione. Greer deve aver avuto il sentore che la questione si sta aggravando.
Alle 21.49 il tweet della presidente della Confederazione: «Durante il colloquio non è stato possibile raggiungere un accordo sulla dichiarazione d’intenti negoziata tra Svizzera e Stati Uniti».
«Le dichiarazioni di Donald Trump dimostrano quanto il suo discorso fosse volgare, sfrenato, provocatorio e sprezzante, anche dopo solo pochi minuti», scrive l'Aargauer Zeitung.
«Mesi di sforzi diplomatici sono svaniti in 34 minuti», si legge sul Blick. Secondo il quale il presidente USA si sarebbe irritato una prima volta quando Keller-Sutter ha menzionato la dichiarazione d'intenti tra Washington e Berna negoziata dai suoi collaboratori (Greer, Bessent e Lutnick, appunto), e una seconda volta quando la presidente della Confederazione lo avrebbe «corretto» sottolineando che il deficit commerciale non rappresenta una perdita effettiva per gli Stati Uniti. Né il 39% infine imposto da Trump né quell'1% di cui ha parlato con CNBC sono mai stati menzionati durante la telefonata.