La vicenda

F-35, il campanello d'allarme ignorato da Viola Amherd

Già nel 2022, prima della firma del contratto, il Controllo federale delle finanze aveva espresso dubbi sull’accordo con Washington per i 36 aerei da combattimento
© KEYSTONE/Ennio Leanza
Luca Faranda
14.08.2025 06:00

Gli aerei da combattimento statunitensi costeranno 6,035 miliardi di franchi. Lo ha detto, promesso e poi ribadito a più riprese Viola Amherd. Invece, il conto sarà molto più salato. Come è potuto succedere? Facciamo un passo indietro. Nel settembre del 2020 la popolazione (con il 50,1% dei favorevoli, circa 8.500 voti di differenza) ha approvato l’acquisto di nuovi aerei «per un massimo di 6 miliardi di franchi».

Il Consiglio federale ha in seguito deciso il modello (F-35 Lightning II, prodotto da Lockheed Martin) e il numero di velivoli (ne sono stati acquistati 36) da ordinare agli Stati Uniti, Paese del costruttore.

«Confermato il prezzo fisso»

Il 19 settembre 2022, l’allora capo dell’armamento Martin Sonderegger e il capoprogetto di armasuisse Darko Savic hanno firmato a Berna il contratto d’acquisto con Washington: «La Svizzera acquista gli aerei dal governo degli Stati Uniti tramite il programma “Foreign Military Sales” alle stesse condizioni valide per quest’ultimo. Il governo statunitense, a sua volta, gestisce l’acquisto mediante un proprio contratto specifico, accessibile al DDPS, con il costruttore Lockheed Martin. Prezzi e condizioni di questo contratto sono vincolanti e il loro rispetto è sottoposto a una sorveglianza rigorosa. Inoltre, la Svizzera e gli Stati Uniti hanno negoziato una clausola specifica e firmato una dichiarazione separata in cui viene confermato il prezzo fisso contrattualmente concordato», scriveva allora il DDPS. Inizialmente il prezzo era di circa 5 miliardi, ma è poi lievitato a 6,035 miliardi a causa dell’inflazione.

Il rapporto

A far emergere dubbi sull’interpretazione di «prezzo fisso» tra USA e Svizzera era però già stato - alcuni mesi prima della firma - il Controllo federale delle finanze (CDF). In un rapporto di 36 pagine pubblicato nel mese di giugno del 2022, il CDF dedica proprio un capitolo a questa «Incertezza giuridica sul concetto di prezzo fisso per l’acquisto». Michel Huissoud, allora direttore del Controllo federale delle finanze, si è più volte chiesto perché il DDPS non abbia deciso di chiarire questa questione. Il motivo? Viola Amherd, basandosi su altre perizie (rese accessibili al pubblico ieri da Martin Pfister) che arrivavano ad altre conclusioni, ha deciso che non era necessario approfondire ulteriormente il concetto di «prezzo fisso» con Washington (la stessa ambasciata americana in Svizzera, in un comunicato, aveva utilizzato l’espressione «prezzo fisso»). Pertanto, tre mesi dopo è stato firmato il contratto - senza ulteriori precisazioni, né cifre concrete - con gli USA.

Tutti via

Oggi, a gestire la patata bollente, non è più rimasto nessuno dei responsabili: Viola Amherd, Martin Sonderegger e Darko Savic hanno tutti lasciato i rispettivi incarichi.

La Commissione della gestione del Consiglio nazionale, però, vuole vederci chiaro: a inizio luglio ha deciso di effettuare un’ispezione per far luce sulla gestione delle perizie sul prezzo fisso e anche sull’adeguatezza «dell’informazione del Consiglio federale nei confronti dell’autorità di alta vigilanza e del pubblico». È anche possibile che i responsabili di questo «malinteso» (da almeno 650 milioni di franchi) siano chiamati a parlare.

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