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F-35, non c’è alcun prezzo fisso

I jet costeranno più di 6 miliardi: gli Stati Uniti non intendono fare passi indietro – Il Consiglio federale, però, conferma l’acquisto – Martin Pfister: «Stiamo anche valutando di ridurre il numero di velivoli» – Le alternative saranno discusse entro fine novembre: si tornerà alle urne?
© KEYSTONE (EPA/GIUSEPPE LAMI)
Luca Faranda
13.08.2025 21:39

Un «malinteso» sul prezzo fisso. Martin Pfister, a inizio estate, aveva presentato così il possibile aumento di costo per i 36 aerei da combattimento F-35 acquistati dagli Stati Uniti. E se con i dazi Washington ha applicato la legge del più forte, con questo «malinteso» è accaduta la stessa cosa. Gli USA non sono disposti a concedere alla Svizzera il prezzo fisso che Berna pensava di aver negoziato. Per avere tutti e 36 i jet, la Confederazione dovrà sborsare ben più dei 6,035 miliardi auspicati. I costi supplementari dovuti al rincaro, allo stato attuale, oscillano tra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi.

«Lo dobbiamo accettare»

Non esiste dunque alcun prezzo fisso da 6,035 miliardi di franchi. Ovvero quello che Berna pensava di aver firmato con Washington. Il prezzo da pagare sarà invece quello negoziato tra il governo degli Stati Uniti e Lockheed Martin «per ogni lotto di produzione». E dunque potrà variare (anche anno dopo anno) a seconda di quanto Washington riesce a concordare con l’azienda produttrice.

«Dobbiamo accettare questa decisione», ha spiegato in conferenza stampa il «ministro» della Difesa, aggiungendo che gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di fare un passo indietro e di accontentare la Svizzera. La Confederazione questa estate ha cercato di trovare una soluzione diplomatica con Washington, ma senza successo (come accaduto con le tariffe doganali). Anche una telefonata di inizio luglio tra Pfister e Pete Hegseth, segretario della difesa degli Stati Uniti, è terminata con un nulla di fatto. «Gli USA non sono disposti a modificare la loro posizione».

E ora? Il Consiglio federale, in ogni caso, ha deciso di proseguire con l’acquisto degli F-35. Sta però valutando delle strade alternative: si potrebbe acquistare un minor numero di velivoli (e non 36 come quelli ordinati), rinegoziare con Lockheed Martin gli affari di compensazione (offset), oppure chiedere un credito supplementare al Parlamento (tra 650 e milioni e 1,3 miliardi, a seconda dell’evoluzione dei prezzi e dell’inflazione). Martin Pfister dovrà presentare le sue soluzioni al Consiglio federale entro la fine di novembre.

Niente referendum?

Tuttavia, non è detto che il popolo, sul credito supplementare, possa avere l’ultima parola: Pfister ha infatti lasciato intendere che questi fondi aggiuntivi potrebbero essere richiesti all’interno del messaggio sull’esercito (che, però, non si può sottoporre a referendum). L’Esecutivo aggirerebbe così l’appuntamento alle urne: l’acquisto degli aerei da combattimento, per un massimo di 6 miliardi di franchi, era stato accolto nel settembre del 2020 solo da una maggioranza risicata, pari al 50,1% dei votanti. «Il Consiglio federale dovrà valutare la questione», ha sottolineato Pfister. A sinistra si annuncia già battaglia.

Nel frattempo, un gruppo di lavoro del DDPS (guidato dal futuro comandante delle Forze aeree, il divisionario Christian Oppliger), dovrà valutare se il rapporto «Difesa aerea del futuro» pubblicato nel 2017 è ancora attuale. Ovvero, con quanti velivoli (e con quale equipaggiamento) è possibile garantire la difesa aerea in modo autonomo (o insieme ad altri Stati), tenendo anche conto della situazione finanziaria.

Il DDPS parte dal presupposto che sono necessari 36 aerei da combattimento: ciò per garantire che i piloti possano volare per periodi prolungati in situazioni di conflitto. Non è però da escludere che Berna decida di ridurre il numero di jet statunitensi, integrando al contempo altri sistemi (come i droni) per la difesa aerea.

«Bisogna aprire gli occhi»

La decisione del Consiglio federale di non rinunciare agli F-35, nonostante l’aumento del prezzo di almeno 650 milioni, non è stata accolta favorevolmente da tutti. Per il PLR, la decisione è «dolorosa, ma giusta», mentre per il Centro «il Governo sta agendo correttamente», ma deve trovare una soluzione per rimanere fedele alle decisioni prese dal popolo (e dunque con un tetto massimo di circa 6 miliardi di franchi).

Il PS, dal canto suo, è invece dell’idea che il Consiglio federale debba «riconoscere finalmente la realtà di questo completo fiasco» e «interrompere immediatamente l’acquisto degli F-35», cercando alternative insieme ai partner europei. I Verdi, oltre a chiedere di fermare l’acquisto degli aerei dagli Stati Uniti, ritengono che la Confederazione debba anche «interrompere immediatamente i pagamenti».

Più tempo e più denaro

Martin Pfister, per giustificare la scelta di proseguire con l’acquisto, ha ricordato alcuni aspetti: l’F-35 rimane il modello tecnologicamente più avanzato e cercare ora altre alternative porterebbe ad ancora più costi e a tempi di consegna più lunghi. «Dal punto di vista militare è assolutamente necessario mantenere l’acquisto degli F-35 per difendere lo spazio aereo in modo autonomo anche oltre il 2030», ha detto Pfister, ricordando che in quegli anni gli attuali aerei da combattimento F/A-18 avranno raggiunto la fine del loro ciclo di vita. Oltre a ciò, secondo Pfister, l’F-35 è un modello ampiamente diffuso negli Stati europei (tra cui Germania e Italia) e ciò permette di aumentare la cooperazione con altri Paesi vicini. «Ad esempio per l’istruzione, ma anche in caso di difesa», ha tenuto a sottolineare il consigliere federale.

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