Nuove accuse in vista per i leader di Junge Tat

I leader del gruppo di estrema destra Junge Tat sono (nuovamente) sotto la lente della giustizia svizzera. A riferirlo è il Blick, secondo il quale la magistratura zurighese indaga da quasi tre anni e si prepara ora a sferrare un duro colpo al movimento. «Il Ministero pubblico ha intenzione di sporgere denuncia», ha confermato un portavoce al giornale.
Ma andiamo con ordine. Junge Tat è un collettivo svizzero di estrema destra cosiddetta identitaria. La loro parola d’ordine è «remigrazione», per preservare quella che definiscono «l’identità etnica e culturale del continente». Fino a qualche tempo fa il termine «remigrazione» veniva utilizzato per indicare il ritorno volontario di una persona migrante nel Paese di origine, oppure una seconda migrazione dopo un primo spostamento. Ma più recentemente è stata rilanciata da partiti e leader dell’estrema destra europea in riferimento all’idea di espellere con la forza tutte le persone straniere la cui presenza è ritenuta problematica. L’austriaco Martin Sellner, esponente dell’ultradestra identitaria, parla frequentemente di «remigrazione» per indicare la deportazione di massa degli immigrati. Anche di quelli che hanno un regolare permesso per vivere in un Paese ospitante. Un ritorno forzato. Un concetto caro, in Svizzera, anche al movimento Mass-Voll.
Il 1. agosto militanti di Junge Tat hanno manifestato in Piazza Riforma a Lugano. Alcuni membri del gruppo di estrema destra, attivo in Svizzera interna, hanno scandito il coro «send them back» davanti al Municipio. Il movimento era balzato alle cronache in Ticino anche nell’ottobre 2023 per aver srotolato da Castelgrande a Bellinzona uno striscione con la scritta «Migrants go home!» e «Migranti a casa!». Il 17 maggio si è tenuto a Gallarate, in provincia di Varese, il Remigration Summit.
Ma torniamo a oggi. La giustizia ha diversi dossier che portano il nome di Tobias Lingg e Manuel Corchia, leader di Junte Tat, scrive il Blick. Sono già stati condannati, ripetutamente, per discriminazione razziale, danneggiamento della proprietà e violazione della legge sulle armi. Ma, come detto, la magistratura zurighese prevede di avanzare nuove accuse.
A metà ottobre dello scorso anno, sei esponenti del gruppo avevano annunciato con un video che non intendevano pagare le multe e le pene pecuniarie inflitte loro dal Ministero pubblico di Zurigo. Erano stati condannati a multe e pene pecuniarie tra 100 e 180 aliquote giornaliere, per una somma complessiva di 70.000 franchi. Secondo la Procura, i membri di Junge Tat si erano resi colpevoli, tra l'altro, di discriminazione razziale, coazione e violazioni della legge sugli esplosivi. Altri capi d'accusa? Perturbamento della libertà di credenza e di culto, delitti contro la tranquillità pubblica, danneggiamenti e violazione di domicilio, così come ascolto e registrazione di conversazioni estranee. L'inchiesta era stata condotta in seguito alle azioni di disturbo di membri dell'organizzazione durante due eventi tenutisi a Zurigo nel 2022: mentre drag queen leggevano libri ai bambini negli spazi del teatro di danza contemporanea Tanzhaus, in ottobre, e nel mese di giugno durante una funzione religiosa al Pride.
Tobias Lingg e Manuel Corchia, di cui il Blick fa il nome in quanto leader di Junge Tat, «vantano una rete di contatti internazionale e, incoraggiati dalla loro popolarità, non hanno paura di presentarsi a volto scoperto e di rivelare il loro nome e cognome, una rarità in questi ambienti di estrema destra». I due giovani erano presenti quando estremisti di destra tedeschi hanno assediato un centro per richiedenti l'asilo in Baviera, nel febbraio 2023, ma anche quattro settimane fa a Vienna durante una manifestazione «identitaria».
Finora, Junge Tat si è sempre rifiutata di «accettare la repressione», in riferimento ai decreti d'accusa emessi nei confronti dei suoi membri, percepiti come «una limitazione della libertà di espressione».