Un architetto di Lugano tra gli indagati a Milano

Consulenze e viaggi in Azerbaijan, Emirati e altri paesi, incontri a Lugano e un progetto sotto la Madonnina finito sotto la lente degli inquirenti. Che ci fosse anche una connessione ticinese, nell'inchiesta sull'urbanistica che sta scuotendo il comune di Milano, lo avevamo anticipato all'indomani delle richieste d'arresto presentate dalla Procura meneghina, che hanno portato oggi agli arresti dell'ex assessore Giancarlo Tancredi e del re del mattone Manfredi Catella, tra gli altri.
Lo scandalo si allarga e si concretizza, con l'ordinanza emessa oggi dal Giudice per le indagini preliminari, e c'è di più. Nella lista degli indagati - a cui il Corriere del Ticino ha avuto accesso - figura nero su bianco, per la prima volta, il nome dell'architetto e imprenditore luganese che avrebbe collaborato negli anni con il personaggio-chiave dell'inchiesta, l'ex presidente della Commissione Paesaggio del Comune Giuseppe Marinoni.
Si tratta di Paolo Colombo, titolare dello studio A++ di Massagno e protagonista di alcune importanti operazioni immobiliari realizzate in Ticino negli ultimi anni. L'ipotesi di reato è di corruzione, in relazione al rapporto di affari che legava Marinoni - oggi agli arresti domiciliari a Milano - allo studio luganese. Tra i legali di Colombo e la Procura sono in corso chiarimenti e l'architetto non è, al momento, destinatario di misure di custodia cautelare, a quanto risulta.
Contattato telefonicamente, Colombo ribadisce la sua «totale estraneità alle contestazioni» e la «piena fiducia nella magistratura milanese».
Tuttavia dalle carte escono accuse gravi. L'ex presidente della Commissione Paesaggio avrebbe «stretto un accordo di corruzione» con la società di Massagno, finalizzato «a piegare il corretto e libero esercizio della funzione valutativa della Commissione» per «favorire gli interventi proposti dalla medesima società o da terzi per cui Colombo faceva da intermediario».
Nella sentenza sono riportate anche le chat estrapolate dal cellulare di Marinoni, con cui gli inquirenti hanno ricostruito anni di rapporti professionali tra il funzionario pubblico e lo studio di Lugano, concretizzatisi in viaggi all'estero - in particolare in Azerbaijan e negli Emirati - e consulenze su progetti internazionali di urbanistica. Un rapporto di cui, per altro, lo stesso Colombo non ha mai negato l'esistenza.
Contattato dal Cdt, l'architetto parla di «una lunga amicizia costruita attraverso tante collaborazioni, per progetti che abbiamo realizzato però all'estero, non in Italia» e si ribadisce «totalmente estraneo» a qualsiasi tipo di reato.