La domenica del Corriere

Il caso Hospita e i dubbi dei partiti: «La situazione è molto grave»

Scintille nella prima puntata della stagione su uno dei dossier più caldi del momento – Piccaluga (Lega) prova a difendersi – Gendotti (Centro): «Inconcepibile» – Durisch (PS): «Inaccettabile» – Pronzini (MpS): «Solo l’inizio» – Käppeli (PLR): «Lasciamo lavorare la Magistratura»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Giona Carcano
24.08.2025 20:32

Debutto stagionale ricco di spunti per «La domenica del Corriere» andata in onda questa sera su Teleticino. Dopo l’intervista a Norman Gobbi e il dibattito sulla seduta straordinaria del Gran Consiglio in programma domani, il vicedirettore del CdT Gianni Righinetti e i suoi ospiti si sono concentrati sul cosiddetto «caso Hospita» e sul rapporto segreto confezionato in casa Lega e la cui esistenza è stata a lungo negata. Sul caso, la Commissione della gestione ha istituito una sottocommissione speciale incaricata di far luce esercitando l’alta vigilanza. Gobbi, nell’intervista, ha spiegato che «la verifica da parte della Lega era doverosa», «si dovevano adottare modalità diverse» ma che «era giustificato prendere informazioni».

Il rapporto segreto

Un rapporto segreto, infine, è stato divulgato dall’MpS. «Con i se e con i ma si potrebbe fare tutto in modo diverso», chiosa a questo proposito il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga, scatenando le risate ironiche di Matteo Pronzini (MpS) e un po’ di tensione. «Cosa devo aggiungere a quanto detto da Gobbi? Sì, qualcosa di diverso si poteva fare, è stato commesso un errore». Righinetti incalza: la mette via in maniera facile? «Quel rapporto era una bozza per avere più chiarezza. Noi non rinneghiamo quanto fatto». «A parte che è stata prima negata, poi ammessa l’esistenza» del rapporto, rimarca Sabrina Gendotti (Centro). «È inconcepibile che qualsiasi privato cittadino possa recarsi in una società, senza il consenso degli azionisti, far passare documenti, fatture, conteggi di stipendio, fare un rapporto in cui emergevano possibili reati. E fare finta di nulla. Quindi non denunciare, specie nel ruolo di Gobbi e mi sembra anche di Claudio Zali». Ma oltre a ciò, attacca Gendotti, «il parere giuridico dei giuristi del Parlamento dice di valutare l’aspetto di opportunità e di credibilità delle istituzioni» nell’ambito dell’alta vigilanza. Un privato cittadino, a maggior ragione se si tratta di un consigliere di Stato, «non può indagare, fare un rapporto e poi imboscare tutto», sottolinea Gendotti. L’MpS, ricorda Righinetti, ha chiesto alla Gestione di essere sentito in audizione. Ma il movimento potrebbe anche non venir convocato. «L’MpS anche quando non c’è, c’è sempre», rilancia Pronzini. «L’MpS, facendo il suo lavoro di opposizione, ha fatto uscire la combine. Ci sono le commissioni che stanno attivando l’alta vigilanza. Noi ci siamo sempre, siamo un elemento di questo cantone. E non è finita: la gravità di questo dossier è tale per cui la valanga sta solo iniziando. La situazione è incancrenita in più ambiti, anche in quello della Magistratura». Pronzini spiega di aver analizzato per molte ore il caso, «spesso con la pelle d’oca. E siamo in una situazione grave. Vediamo cosa deciderà il procuratore generale».

Una via di mezzo

La Gestione, però, ha scelto una via di mezzo per indagare sul caso. Non ha infatti istituito una Commissione parlamentare d’inchiesta, bensì una sottocommissione speciale. «Si può fare tutto anche tramite l’alta vigilanza», spiega Ivo Durisch (PS). «Il tutto potrebbe sfociare in un mandato esterno per degli approfondimenti, cosa già accaduta. Una delle domande principali è perché Gobbi non ha fatto una segnalazione alla Procura. Cosa che è stata successivamente fatta, ma non si sa da chi». Per Durisch, «questo agire non è accettabile da parte di un consigliere di Stato. Non ha messo in campo gli strumenti pubblici che lui dirige e non ha informato il Governo» di quanto emerso dal rapporto segreto.

Le tempistiche

Già. Ma dove ci porterà tutta questa vicenda? ha rilanciato Righinetti: «Si deve lasciare lavorare la Magistratura e le commissioni», spiega Fabio Käppeli (vicepresidente PLR). E si spera che il tutto finisca prima delle elezioni. «Di questo rapporto, i temi sono due: modalità e limiti. Di principio, che un coordinamento di un partito faccia degli accertamenti e poi passi la palla a qualcun altro» è prassi. «È quello che fanno i partiti quando candidano qualcuno per il consiglio federale». «Vorrei essere speranzoso come lo è Käppeli sulle tempistiche», rileva da parte sua Alain Bühler (UDC). «Dubito che si troverà la luce in fondo al tunnel così presto. Ci sono due commissioni che devono esaminare tante cose. Ciò che è stato messo sul tavolo nelle interpellanze è tanta roba». Da lì, poi, «vanno trovate le questioni di opportunità politiche. L’unica cosa che mi chiedo è perché un’inchiesta così importante con attori pubblici, non l’ha presa in mano il procuratore generale. Ci sono questioni che vanno chiarite».

Ve lo avevamo detto

Chiusura ancora con Gendotti e Pronzini. «Bisognerà capire le ripercussioni di determinate azioni», spiega la deputata del Centro. «Ma è la credibilità delle istituzioni a essere fortemente compromessa». «Quando si è trattato di nominare quel magistrato imparentato con persone legate a questa vicenda, l’MpS ha chiesto lumi. Ma il Parlamento ha detto di no. Gli stessi colleghi che sono qui a discutere, hanno voltato la faccia dall’altra parte. Secondo voi è logico che debba essere sempre l’MpS a tirare fuori queste magagne?».

Domani la seduta straordinaria del Gran Consiglio sull'«arrocchino»

L’arrocchino fra Gobbi e Zali non s’ha da fare. O meglio, così è un pasticcio. Nella seconda parte de La domenica del Corriere, è stato lo scambio fra «ministri» leghisti a farla da padrone. E le critiche sono state moltissime. «Nessuna mozione d’ordine, in quanto proponenti della seduta straordinaria interverremo nel merito della questione», spiega Matteo Pronzini (MpS). «Dirò che questo Governo, invece di guardare al proprio ombelico, dovrebbe affrontare le problematiche dei ticinesi. Non scambiarsi le figurine». Pronzini propone inoltre di «annullare tutto». In difesa, evidentemente, il coordinatore leghista Daniele Piccaluga. «No, non mi pento di niente. L’arrocco era una cosa concreta, non uno scambio di figurine. Se c’è stato un errore di comunicazione? Sì. Ma si è fatto un dibattito sulla scatola, non sul contenuto. La seduta di domani è inutile, uno sperpero di denaro. Noi comunque parteciperemo. L’assenza di Zali? Ho una notte ancora per discutere con lui».

Molto critico fin dall’inizio l’UDC: «Non è una questione di guerra con la Lega», chiosa Alain Bühler. «Io vedo solo fumo e non arrosto. Il Governo non si è soffermato a dare spiegazioni ai cittadini. La seduta straordinaria serve quindi a informare». In casa PS, invece, l’arrocchino ha lasciato qualche scoria. «Abbiamo preso atto in maniera costruttiva», spiega Ivo Durisch. Sullo scambio dipartimentale, il deputato dice che «il motivo scatenante è che Gobbi in 14 anni di direzione della Magistratura non è riuscito a risolvere problemi e a fare riforme. Doveva pensarci prima, non a metà legislatura».

Per Fabio Käppeli, vicepresidente PLR, il suo partito «ha avuto una reazione cauta, volta a riflettere» sul tema dell’arrocco. Ma riconosce: «Ora è uno scarabocchio, e molte rimangono le domande. La seduta straordinaria è frutto della scelta comunicativa del Governo. Non ha spiegato quanto cucinato». Molto critico anche il Centro: «Non abbiamo fomentato nulla, è la Lega che ha deciso di proporre un arrocco a un anno e mezzo delle elezioni. Tempistica inopportuna, il cambio poteva avvenire a inizio legislatura. Anche la comunicazione non ha funzionato».