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L'aperitivo digitale del 17 maggio 2023

L'incubo dell'Emilia Romagna, il dumping alla Alcar Ruote, gli interisti del Ticino a Istanbul: ecco le notizie che potresti esserti perso su CdT.ch
© AP
Marcello Pelizzari
17.05.2023 18:00

Care lettrici e cari lettori, bentornati con l'appuntamento dell'Aperitivo Digitale.

Morti, dispersi, strade come fiumi e un ponte crollato in Emilia Romagna

Morti, dispersi, strade come fiumi e pure un ponte crollato: non c'è tregua per l'Emilia Romagna. L'incubo vissuto solamente due settimane fa è tornato. La Regione, ancora una volta, è stata travolta da nubifragi ed esondazioni. Solo a inizio maggio, diverse città e zone delle province di Bologna e Ravenna erano state colpite dal forte maltempo. Fino a 900 persone erano state evacuate e nonostante l'allerta rossa fosse stata diramata per tempo, non sono mancate le vittime. Ora, a distanza di due settimane, la Regione è tornata a rivivere l'incubo e oggi si contano i primi 8 morti: tre persone sono decedute a Forlì, una nel Cesenate, due a Ronta di Cesena e altre due a Cesenatico. Si teme che il bilancio possa aumentare, mentre il presidente di Regione Stefano Bonaccini ha riferito anche di alcuni dispersi. L'articolo completo di Federica Serrao e Michele Montanari.

Interisti e ticinesi, come la mettiamo con Istanbul?

L’Inter ha vinto il derby e, a tredici anni dal triplete, torna in finale di Champions League. San Siro, ieri, ha tremato. Come pure Piazza Duomo, invasa dai tifosi nerazzurri per i festeggiamenti. Come fosse la finale, come se la coppa fosse già in cassaforte. Perché, si sa, il derby di Milano è sempre il derby di Milano. Questa mattina, con poche ore di sonno e ancora meno voce, i tifosi sono ancora increduli. Tra questi Leo Vinelli, presidente dell'Inter Club JZ4 Non mollare mai, con sede a Cadenazzo. «Il derby non si gioca, si vince e basta», è il suo primo commento. L'ansia, in realtà, c'era eccome. Per una partita «dalle grandi emozioni e grandi aspettative». Un match che «per noi valeva più della finale», ammette nell'articolo di Jenny Covelli, «è la nostra vendetta per il 2003, quando siamo usciti ingiustamente dalla Champions senza subire una sconfitta». Detto dei ticinesi presenti allo stadio, come si organizzerà il tifo nerazzurro nel nostro Cantone in vista della finale di Istanbul? Soprattutto, quanto costeranno i biglietti? Come muoversi? Sempre Jenny Covelli ne ha parlato con Davide Santini, titolare dell'agenzia di viaggi dedicati ai grandi eventi sportivi PSsport.

«Alla Alcar Ruote di Manno un'operazione di dumping salariale»

«ALCAR RUOTE SA informa che, a causa del perdurare della crisi del settore automobilistico e la conseguente perdita di fatturato, l’Azienda è costretta a ricostruire un quadro economico generale che consenta il mantenimento delle proprie attività produttive in Svizzera; pertanto, in data odierna ha aperto una procedura di consultazione con la propria Rappresentanza del personale nell’ambito di una pratica di licenziamento collettivo». È la comunicazione con cui la ditta con sede in via Violino 4 a Manno, attiva nella fabbricazione, il commercio e la progettazione di ruote per autoveicoli civili e industriali, ha annunciato questa mattina le sue intenzioni. Il Gruppo ALCAR è una multinazionale leader in Europa nel settore cerchi aftermarket. Gruppo che, solo una settimana fa (con effetto dal 21 aprile), ha completato l’acquisizione di Willy Erny AG, il suo importatore svizzero di lunga data. L’azienda Erny – facevano sapere appunto il 10 maggio – ora opera come Alcar Erny AG e commercializza tutti i principali gruppi di prodotto di Alcar: ruote in alluminio e acciaio, sistemi di monitoraggio della pressione dei pneumatici, prodotti per camion e veicoli commerciali, cura del veicolo, catene da neve e sedili Recaro, nonché altri accessori. Segno che le cose, in casa ALCAR, non vanno poi così male. Ma andiamo con ordine. Perché l'azienda, a Manno dal 1995 stando al registro di commercio, è finita del mirino dei sindacati esattamente cinque anni fa. E c'è un perché. L'articolo completo di Jenny Covelli.

Le deduzioni per i premi di cassa malati? «Una fregatura»

«Le deduzioni fiscali per i premi di cassa malati sono un fregatura». È con questo motto che questa mattina il PS ha voluto lanciare la campagna in vista della votazione cantonale, in agenda il prossimo 18 giugno, sulla modifica della legge tributaria volta a introdurre una deduzione fiscale dei premi di cassa malati di 1.200 franchi per ogni figlio o persona bisognosa a carico. Una misura, approvata lo scorso dicembre dal Gran Consiglio, contro cui lo stesso PS ha promosso un referendum, raccogliendo oltre 8 mila firme. E una misura, come detto, che i socialisti considerano da più punti di vista «lo strumento sbagliato» per aiutare chi fatica a pagare i premi di cassa malati. Qui l'approfondimento di Paolo Gianinazzi.

«Esperto di blockchain» condannato ed espulso

Si presentava come «dottore in investimenti» e «massimo esperto nel ramo Blockchain con esperienza pluriennale». Pubblicizzava come «stable coin», attraverso corsi e webinar, un token appositamente coniato e adescava clienti incuriositi dai promettenti interessi della moneta virtuale. Questi sottoscrivevano diverse tipologie di contratti, e facendo leva sulla sua «millantata esperienza», oltre che sull’esistenza di una società svizzera (costituita da lui), ha condotto vari investitori a versare sui conti dell’azienda oltre quattrocentomila franchi. In un episodio, ha anche sfruttato l’immagine del Lugano Plan B per dare credito al suo operato. Ecco, era tutto una truffa. L’autore, un 47.enne imprenditore italiano, ha ammesso in aula l’intero contenuto dell’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli. È stato così condannato questa mattina dalla Corte delle assise criminali per truffa per mestiere, ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale, falsità in documento e sviamento della giustizia a 28 mesi sospesi, di cui 6 da espiare (dedotto il carcere già sofferto). In aggiunta, non potrà mettere piede sul territorio elvetico per i prossimi cinque anni. Il resoconto di Valentina Coda.

Propagandisti russi uccisi: c'è la mano dei servizi segreti ucraini?

Un'ammissione, neanche troppo velata, o solo propaganda? In un'intervista rilasciata al canale YouTube ucraino Rizni Lyudi («Gente diversa»), il maggiore generale Kyrylo Budanov, capo della Direzione principale dell'intelligence del Ministero della difesa ucraino, sembra aver confermato la responsabilità dei servizi segreti di Kiev nell’uccisione di alcuni noti personaggi russi favorevoli alla guerra di Putin. Non è stato fatto alcun nome, ma il collegamento con la morte del blogger Vladlen Tatarsky, ucciso il 2 aprile in un caffè di San Pietroburgo, o quella, lo scorso 20 agosto, di Darya Dugina, figlia del politologo Alexander Dugin, è stato immediato. L'approfondimento di Michele Montanari.